Immigration in Usa, attenti ai morosi
Le questioni di immigrazione sono proprio una bestia nera per chi viaggia. In certi paesi lo sono più che in altri, quasi a dire che alcuni stati provano un gusto sadico e perverso nel tormentare le anime dei turisti appena sbarcati dalla carlinga di un aereo dopo interminabili ore passate sospesi a svariati chilometri di altezza.
Uno di questi stati, che per comodità definisco “difficilmente paranoici”, sono gli Stati Uniti D’America.
Un paio di giorni fa sono entrato negli Usa per la sesta volta nella mia vita e, a differenza di tutte le altre, non è andato tutto liscio come l’olio.
Innanzitutto fa sorridere il fatto che all’immigrazione si trovino cartelli a caratteri cubitali con su scritto che gli ufficiali dell’immigration sono il volto e l’immagine della nazione. Complimenti per l’immagine, lor signori. Si vede che di marketing promozionale ne capite assai! Questo fiero e patriottico volto della nazione è rappresentato da uomini e donne seri, corrucciati e, diciamolo pure, nervosi, che pare siano stati appena picchiati o scaricati dai rispettivi compagni sull’altare, perché facce così brutte da tagliagole si fa fatica a ritrovarle altrove. Certo che se loro sono l’immagine della nazione, così come è scritto, c’è da stare tranquilli. E’ come se in Italia mettessimo Totò Riina o Fabrizio Corona all’ufficio immigrazione, chiedendo loro di diventare l’immagine e il volto del paese per gli stranieri. Una figura meravigliosa, direi.
Passando sotto le grinfie di uno di questi simpatici personaggi, rispondo alla domanda su che cosa ci faccio negli Stati Uniti in modo molto tranquillo: sono in vacanza con la mia morosa.
La tizia mi guarda allibita per cinque secondi, più o meno come se le avessi detto: “adesso ti annaffio la faccia di sputi”, poi consegna il mio passaporto ad una collega che mi conduce in uno stanzino separato, le cui pareti sono letteralmente tappezzate da ritratti sorridenti di Obama (manco fossimo nella Cina di Mao Tse Tung!). Mi sa tanto che anche i nostri amici americani siano un poco affetti dal culto della personalità del loro “Grande Leader”, ma andiamo oltre.
Una donna bruttissima e dalle maniere così sgarbate che al confronto un uomo delle caverne sarebbe stato un campione di galateo, comincia a farmi domande a ripetizione, come un fucile automatico, cercando di farmi entrare in contraddizione ad ogni passo, e quasi incazzandosi per il fatto che questo giochetto con me non attacca. Non contenta, decide di passare alla perquisizione dei miei bagagli.
Ecco una breve lista di alcune delle domande rivoltemi: se sei iscritto all’Università di Bologna perché il tuo aereo viene da Amsterdam e non dall’Italia? Hai mai lavorato nella tua vita? Che lavoro fanno i tuoi genitori? Perché sei ancora disoccupato? Perché nella tua valigia hai vestiti sia invernali che estivi? Perché ti porti dietro dei fogli scritti in italiano? Perché hai una fotografia dove ci sei tu e una ragazza bionda? Dove è stata scattata la fotografia?
Vedendo che le mie risposte sono del tutto rilassate e convincenti – in quanto riporto semplicemente la verità – con un gesto di stizza mi ridà indietro il passaporto dopo averlo timbrato e avermi detto con tono intimidatorio: non azzardarti a lavorare o a fare niente di stupido; noi ti osserviamo. Ancora complimenti! Con questa frase dai sapori orwelliani hai proprio fatto Bingo, come dite voi dalle parti vostre tra un hamburger e l’altro.
Esco dallo stanzino e dopo aver recuperato la mia morosa, e mi avvio verso l’uscita immerso in alcune considerazioni. Sicuro la poliziotta non è pagata per usare la testa (e magari neanche per avercene una), altrimenti non avrebbe perso tempo con domande stupide e ignoranti, ma mi avrebbe chiesto di rendere conto di particolari che saltavano molto di più all’occhio, come il fatto che avessi un biglietto aereo in partenza per Anchorage in Alaska, tra pochi giorni. Che cosa vado a fare in Alaska, che non è di sicuro la meta turistica più gettonata d’America, non è rilevante, ma il fatto di avere con me vestiti sia invernali che estivi è qualcosa di veramente sospetto e potenzialmente pericoloso.
Povera stella, la posso pure capire: esiste sempre l’eventualità che decida di assaltarla con un bazooka artigianale che il mio genio criminale potrebbe ricavare da una famelica T-Shirt o da una sciarpa mangiatrice di uomini.