Storia di una giornata
E’ un estate di diaspore interiori e non, di smarrimenti e ritorni, di traslochi nuove case vecchie case compravendite e aurevoir. Un estate di contromigrazioni. Mi guardo: ho messo uno specchio tra volto e memoria, mi cerco. Sono invecchiata, si è rinforzato il fianco, non entro negli shorts e mi ci rassegno. Sono un’altra. Non ho nome, non ho posto. Forse sono tutta contenuta tra alba e tramonto. Come il sole, come la coscienza umana, come la civiltà, come una giornata.
Matt
Si sveglia quando è pronta l’alba, quando il sole sguscia fuori dal corpo della notte. Allora sente che è giusto essere Matt. E’ giovane sempre, qualsiasi cosa faccia, non riesce a nascondersi.
Matt; i capelli le vanno spesso in bocca e lei li soffia fuori, li porta lunghi perché le coprano la nuca, altrimenti rivelerebbe i suoi pensieri.
Lei cerca così di tacere, perché non le facciano male. Fa la doccia a lungo e poi esce.
Porta scarpe basse per correre sui marciapiedi, è sempre impegnata a inseguire le sue idee; qualche volta cade ma si rialza. Fa colazione in un bar accogliente, prende il caffè e lo sente percorrere i nervi. Gli uomini la guardano perché è solare ma lei non se ne accorge; non ha tempo, mancano sempre poche ore.
Matt vuole bene a chi passa, guarda le facce e sente crampi di vita: tutto è talmente bello o talmente brutto da valere la pena. Vorrebbe avere una parola per dire tutto, e dirlo con una parola sola.
Giò
A mezzogiorno non ha appetito, diventa Giò.
Giò è spesso assalita dal dubbio, non vuole che le si chieda una risposta, non vuole possederla. Qualsiasi cosa faccia rimane perplessa, e tutto un po’ le sfugge: le idee diventano piene di contraddizioni, soffre anche per chi le ha fatto del male, non si sa difendere. Mette un po’ di tacco per sembrare più sicura, beve un aperitivo per sentirsi leggera; gli uomini non la guardano perché è insoddisfatta, e restano i capelli a sfiorarle le spalle, una carezza che vorrebbe essere di mani.
E’ scesa la sera quando sale la strada dei colli; le piacciono gli odori, i sapori, gli aromi. Si nutre con i sensi quanto basta ad avere energia per il buio. Allora si cambia d’abito, non importa dove, anche tra gli alberi nel bosco. L’oscurità le da coraggio, comincia a sentirne il piacere, le paure si fanno leggere come canti, le idee lasciano il posto ai sogni, e lei vive in piena come un’onda. Si chiama Not.
Not
Not ha capelli corti; gli uomini la guardano e lei risponde, con lo sguardo fermo affronta i loro occhi. Mette il profumo e abiti fruscianti, la sua ombra sottile si muove nelle ore danzando e volteggiando scivola nella vellutata coltre della notte. Il tempo è breve e intenso come il suo pensiero e lei sembra inafferrabile mentre si confonde con le scie della luna, pronta per infilarsi nello squarcio dove si schiarisce la notte. In quello spazio protetto si abbandona al sonno; per risvegliarsi Matt alla prossima alba.