Pordenone-Venezia-Madrid-Boston a/r (parte prima)
Prima di tutto, per poter cominciare al meglio il nostro nuovo episodio dobbiamo ascoltare la sigla d’entrata quasi in meditazione. La cosa migliore sarebbe chiudere gli occhi o spegnere la luce mentre si sta in posizione supina in una stanza vuota con solo la musica ad occupare l’etere: questa è la pratica che a Lora piace di più. Il buio nasconde ogni possibilità di concentrazione o distrazione visiva e il cervello può concentrarsi sul senso che lo interessa maggiormente in questa occasione: l’udito.
La tele-racconto camera è pronta a registrare la giornata di Lora che comincia apparentemente come una delle sue solite. Lezione, camminata per il campus, pranzo, lezione, forze Zumba, forse post-cena in studio di arte con Silvia. Invece no. Si sveglia e non trova il messaggio del buongiorno come di routine e ricorda che dalla lontana Italia le era giunta l’avvertenza che per qualche giorno non ci sarebbero state comunicazioni a causa dell’intervento dei tecnici telefonici sulla rete di CasaCovre.
Strano! Per starci tre giorni a sistemare un cavo deve come minimo esserci qualcosa che non va. Il sesto senso di Lora cerca di dare indizi alla Foreign Fellow che ancora sembra non capire nonostante le iperstimolazioni: flash di un post su Facebook di Valentina che si lamenta del disagio causato dall’assenza di connessione, suo fratello che non si fa sentire dopo messaggio anonimo nel mezzo della notte che diceva “Ecco da adesso non potrò più essere on-line” o qualcosa di simile, e soprattutto un messaggio criptico di Marco, un amico comune. “Ah Ah Ah Ah Ah Ah Ah“.
Julie, amica e collega francese, incontra Lora durante la mattinata e nel mezzo di un discorso ics se ne esce con un “Eh sì, si deve essere sempre pronti a tutti perché non si sa mai cosa può accadere“, frase che come una bomba ad orologeria le si piazza da qualche parte nell’anticamera del cervello, iniziando a trapanare la sua presa di coscienza in attesa del botto.
C’è qualcosa di strano. I cambiamenti Lora li avverte subito. Per certe cose si sente quasi privilegiata ad avere un certo contatto con l’universo. Quando arrivava qualcuno a casa, ne avvertiva la presenza a centinaia di metri di distanza, spaventando i genitori con previsioni in stile “sta arrivando mio fratello, butta la pasta” e se poi non arriva? “Tranquilla, sento le vibrazioni”. Così anche a Mount Holyoke. Ci sono cose che si sentono e non sai spiegare come o perché.
La scena si sposta nello studio di arte. I conti tornano. Lora ha scoperto che sta arrivando qualcuno dopo aver torturato psicologicamente amici e conoscenti per chiedere cosa stesse succedendo. Ha capito che qualcuno sta cercando di farle una sorpresa, ma i pensieri che la affliggono sono: dove arriva? Come giunge fino a qui? Sono nel mezzo del nulla, non ci sono autobus dalla city se non uno la mattina e uno la sera! E se dovesse attendere da qualche parte da solo? Cosa posso fare? Dovrei forse andare a prenderlo? Chi è d’accordo con questo piano diabolico? Perché nessuno mi dice nulla anche se ormai ho capito?
Decide di inviare un messaggio minatorio sulla falsa riga di: Sei qui? Dove sei? Quando arrivi? e la tele-racconto camera ci mostra i caratteri digitati sullo schermo del telefonino.
Ormai colto sul fallo, il pensatore della sorpresa cede e risponde a Lora con un “Sono a Boston. Fra due ore arrivo” Ma come? L’idea che avesse noleggiato un’auto non era balenata nemmeno come recondita possibilità. Lora sa che il costo del noleggio è abbastanza alto. E comunque, ha un via-vai di emozioni, percezioni, amplificazione di suoni, voci e distorsioni visive da sovraccarico emozionale. L’unica cosa che può fare è dirigersi verso Silvia mentre dipinge dietro di lei e dirle: Rigoz, sta arrivando Ale!
Il “Ma sei fuori?” con la simpatica cadenza milanese la scioglie, si sente il cuore in gola e decide di lasciare il compito d’arte a metà per correre in camera “devo sistemare, è un casino! E devo prepararmi!” A gambe levate, dopo aver salutato l’amica con un “ti faccio sapere quando arriva“, corre al dormitorio. Due ore passano in cinque minuti, la stanza è in ordine e la teleraccontocamera inquadra la T.A. mentre finisce di asciugarsi i capelli. Madhu bussa alla porta, Lora apre ma non le dice niente. “Dove vai così bella?” chiede Madhu in tono scherzoso “aspetta qualche minuto e capirai” risponde lei.
Squilla il cellulare. “Sono qui“; Lora chiede a Madhu di seguirla e scende le scale secondarie del dormitorio. Apre la porta, si guarda intorno e non vede nulla. Per un secondo pensa sia uno scherzo. Dopo mesi e mesi di volti nuovi, carichi emozionali di ogni tipo, full immersion in una cultura nuova e in compiti e doveri lontani anni luce da quelli a cui era abituata in Italia, avverte le gambe più leggere del solito. Si volta a destra e sinistra un paio di volte mentre Madhu chiede “Ma Lora, che succede?” Poi vede una sagoma diversa da quella che ricordava. A fine agosto dell’anno prima lo aveva lasciato più in carne, ora sembra magrissimo; “lo conosci quello lì?” Un po’ intontita Madhu capisce “Ale???” e si commuove lei per loro.
Lora corre tra le braccia del malefico pianificatore di sorprese mal riuscite con le gambe tremanti.
La missione Pordenone-Venezia-Madrid-Boston è compiuta. Ora, è il turno di South Hadley.
Lo schermo si scurisce e finisce anche questo episodio. Alla prossima puntata per il proseguo di questa avventura.