Camaleonti da crociera
Che una nave da crociera possa sembrare un allevamento di galline in batteria -cibo cinque volte al giorno, intermezzi animativi con spettacolini a QI zero-, già l’ha pensato e scritto D.F.Wallace in quella cosa bellissima che non farei mai più.
La Costa Luminosa che naviga tra le isole dei Caraibi -oltre che su Sky NatGeo People- tra una colazione all’americana e un cameriere vietnamita che canta ‘O sole mio mentre i commensali agitano il tovagliolo, attracca anche alla Martinica; escursione tra le canne da zucchero e una fabbrichetta di rhum. Se io mi dovessi trovare da quelle parti piuttosto andrei in cerca di una signora settantenne che vive a Fort de France. Sono sicuro che mi offrirebbe del tè di menta ghiacciato, lievemente profumato di absinthe. Staremmo in terrazza mentre tre piccoli camaleonti giocherebbero a rincorrersi e intanto mi parlerebbe delle farfalle notturne che invadono il suo giardino, del suo autista -lo stesso mi riaccompagnerebbe alla nave- che ha avvelenato sua moglie ed è evaso dall’Isola del Diavolo.
Guardi, tra le montagne, a nord, c’è un villaggio interamente abitato da albini, sono piccoletti con occhi rosa e pelle bianca come gesso. Poi si alzerebbe per andare a sedere al pianoforte, eseguirebbe una sonata di Mozart e tanti camaleonti si affollerebbero nella stanza, per lo più verdi ma anche scarlatti, lavanda, tutti assorti e sensibili alle note aleggianti.
Non è fantastico? Fantastico e strano, l’isola intera galleggia sul fantastico, la casa è abitata da spiriti che però non si rivelano mai al buio. Sono spiriti impertinenti, compaiono nella luce vivida del mezzogiorno – ad Haiti a volte ce ne sono sciami che puoi vedere strappare i parassiti dalle piante di caffè, qui in Martinica non li facciamo lavorare. Mentre parleremmo un coro di ragazzi ci giungerebbe insieme al battere di un tamburo, stasera balleremo senza camicie, stasera balleremo senza calzoni. E’ Carnevale, gli uomini si travestono con l’abito da sposa delle loro mogli, e le vecchie indossano parrucche dorate e si coprono il viso di lustrini. Ci sono ragazzi che vestono di rosso e vanno in giro con i forconi.
La signora che vive a Fort de France mi racconterebbe della fine tragica di suo marito, dei due marinai portoghesi assassini, nella mestizia tornerebbe a suonare mentre tanti camaleonti -per lo più verdi ma anche scarlatti e lavanda-, come note trascritte sul pavimento la ascolterebbero incantati. Un mosaico mozartiano, scrive Truman Capote nel suo “Musica per camaleonti”.
Dopo la mia visita tornerei sulla Costa Luminosa a mangiare bacon arrostito servito tra sculture scavate nelle angurie.