Riviste italiane: fra gialli, misteri e Papa Francesco
L’altro giorno ho sorpreso una signora sui sessanta con sguardo attonito fisso sulle righe di “Giallo – Storie, delitti, misteri”. Non sapevo esistesse un giornale simile: mentre lei non si lascia sfuggire una parola, io mi concentro sui titoli in copertina, degni della migliore Jessica Fletcher in pensione. È tutto un susseguirsi di nomi come Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Alberto Stasi, Melania Rea, legati a parole come crimine, mistero, mare di sangue, scomparsa, ritrovamento, pistola, polizia, giudice, avvocato, tracce, delitto, prigione, morte. Parole oggi vuote, persone a cui i media hanno sottratto l’identità per farne icone del mistero, generatori di ansie subconscie. Incerta se sorriderne o prendere spunto dalla mia scoperta per riflettere sulla media culturale delle riviste italiane, conclusi che in mezzo a tante Novelle 2000 non c’era da stupirsi.
Non sapevo che la sorprese, come si dice, non finiscono mai. Ieri infatti sono stata nuovamente colta di sorpresa di fronte alle assurdità inaspettate dell’editoria periodica italiana: “Il mio papa”. Il mio Papa: ebbene sì, una rivista su Papa Francesco. Con il suo bel visino sbarazzino in copertina e tutta l’aria di una fanzine da adolescenti. Quello che mi piace porre in evidenza è che il settimanale è lanciato da Mondadori.
Con rammarico, inoltre, sottolineo che in entrambi i casi si tratta di settimanali: decine di persone che si mettono duramente al lavoro per mettere insieme ogni sette giorni un fascicoletto di storie del mistero portate all’esagerazione e uno sulle vicende papali. Perché non uno sulla vita quotidiana di qualsiasi altro governante di qualsiasi altro stato? Che so io, İlham Əliyev, governante dell’Azerbaijan.
Fatto sta che ogni mercoledì, dopo l’udienza generale, ognuno potrà tornarsene a casa con il nuovo numero de “Il mio papa”. Non senza aver prima provveduto a stringere, sotto l’altro braccio, il settimanale di Cairo Editore sui gialli.
Sì, perché immagino e temo che spesso il target sia lo stesso. Che le vecchiette che leggono delle peripezie del “loro papa” Francesco siano le stesse che poi sbiancano calandosi nelle vicende che Andrea Bivardi, direttore di Gialli ma noto giornalista di Men’s Health – a insaputa delle vecchine – ha sviscerato con discutibile maestria per loro.
Tutto ad un tratto, ho come un’epifania che mi rivela il carattere intrinsecamente e grottescamente medievale di tutto ciò: da un lato il terrore, la violenza, le urla di poveri cristi ammazzati, feriti, l’orrore e l’ingiustizia, gli zampilli di sangue, i silenzi degli interrogati, l’angoscia di fronte alle scomparse; dall’altra il Mio Papa, la Redenzione, la Buona Novella, la Luce.
Il tutto, in entrambi i casi, degradato, calato ad un livello che si pone sotto ogni standard immaginabile, in maniera tale da omologarsi alla dimensione di un gossip dozzinale, da affiancare alle riviste patinate e di pettegolezzi. Perché in fondo di chi si parla importa poco – Aida Yespica, il Papa, Sarah Scazzi, la Parodi – l’importante è che si parli. No?
Buone letture, cari compatrioti!