Stream of Sconsciousness
Sapevo che c’era la sua mostra a Roma e siccome mancavo da un po’ alla frequentazione con lei, ho pensato:
“Frida, quasi quasi vengo a vederla! Ho motivo di venire da quelle parti.”
A dire il vero ero a Roma in primis per un compleanno di ragazzine. Questo mio mettere i doveri di madre davanti agli interessi della donna, è nuovo nella vita. E’ una fase che viene tardiva ma non sgradita. Che ho scelto. E che mi pare così lontana da Frida, ora. Dal suo mondo. Lei, così esplicita sul tema della maternità mancata, che si ritrae sempre con il ventre straziato, con quei colori forti e sanguigni. Lei in prima linea tra rivoluzioni e ideologie, tra scandali e prese di coscienza. In passato non mi sarei accostata a una mostra di questa importanza solo perché coincide col compleanno della migliore amica di mia figlia; i miei interessi personali sono stati per tanti anni dominanti e su quelli, ho disegnato percorsi.
Frida lo sai, che già da ragazzina ho subito il tuo fascino. Cosa forse non ti ho detto chiaramente, e’ che non sono mai riuscita ad apprezzare le tue opere dal punto di vista prettamente estetico: insomma devo confessare che, con tutto il rispetto per l’artista, io quei tuoi quadri – fatta eccezione per pochi – non me li appenderei in casa. Non prendertela.
Mi viene improvvisamente da chiedermi, se invece fosse divenuta madre, Frida, come si sarebbe comportata? Se avesse concepito il tanto sospirato figlio di Diego Rivera, si sarebbe poi seduta al parco giochi, magari vestita da Tehuana, con tanto di copricapo di pizzo, a fare l’equivalente, per quei tempi, di quello che facciamo noi mamme oggi? Stare lì un po’ annoiate a parlare del più e del meno in preda a un’ anestesia intellettuale, mentre i figli si scatenano in giochi? Non credo.
Avrebbe tenuto il figlio a convegno con i grandi: Lev Trotsky, Peggy Guggenheim, Tina Modotti. Lo avrebbe immediatamente iniziato agli ideali, alle visioni che portano i cambiamenti epocali. Il bimbo avrebbe dipinto il suo primo murales già a sei anni, rappresentando il proletariato rurale in rivolta, le grandi multinazionali americane che creano imperi economici, e a 14 anni avrebbe dato ai tipi del ciclostile la sua prima opera divulgativa indicando percorsi di riscatto sociale.
Che fatica. D’altronde, anche la madre, non ne aveva saputo granché di infanzia, di spensieratezza. Il dolore aveva segnato la sua esistenza, prima a causa di una malformazione, poi di terribili incidenti: di fatto era stata costretta a trascorrere gran parte della propria vita nell’ immobilità. La sua capacita’ di introspezione e ribellione, il suo modo di guardare il mondo, la scoperta della pittura erano state la sua salvezza, ma anche la condanna ad una vita fatta di cose troppo grandi e pesanti. E poi quel sentimento totalizzante per Diego Rivera, un artista, un uomo coinvolgente, ma anche il tipico macho donnaiolo ed egocentrico, dei tanti a cui donne forti e fiere come lei inspiegabilmente sacrificano la propria vita. Lei di una bellezza particolare, lui fisicamente sgraziato, un amore scomodo.
Che madre saresti stata Frida? Io credo che saresti stata una madre non convenzionale, ma avresti avuto molto da dare a un figlio. Chissà se i tuoi pensieri, le tue scelte, come le mie, con la maternità, avrebbero preso altre strade. Mi sei sempre cara, anche se ti preferivo quando eri meno nota, quando molti non avevano mai visto un tuo quadro, o sentito il tuo nome. Quando non eri di moda. Perché ora, indubbiamente lo sei.
Sono poi andata alla sua mostra. Ho portato anche mia figlia e le amiche. Volevo che capissero cosa avevo imparato frequentandola da giovane, cosa aveva significato immergermi nel suo mondo, nel suo colore. Mi ero anche messa degli abiti e dei gioielli ispirati a lei, per testimoniare l’influenza estetica che ha avuto su di me (pur avendo preso coscienza del fatto che non mi appenderei i suoi quadri, questa influenza non posso rinnegarla).
Comunque sono andata alla mostra sapendo che l’avrei incontrata di persona. Quell’evento non era ideato solo per portare in Europa una ventina dei suoi quadri, ma anche per far sentire la sua presenza in un luogo e dimostrare come certi spiriti oltrepassino i confini. Non importano le epoche e lo spazio, dove li metti loro prendono vita. Il suo abito colorato frusciava mentre ci accompagnava tra le immagini esposte, i dipinti ma anche le fotografie che la ritraevano sia nei momenti intimi, che nel suo ruolo di icona messicana. E poi c’erano schizzi, diari, cose meno note.
Frida sei riuscita ancora a sorprendermi in quegli schizzi nei quali davi libero sfogo alle tue pulsioni erotiche. Li definirei “Stream of Sconsciousness” perché sono fluidi e coraggiosi, capaci di esprimere un flusso interiore. E poi ancora dal tuo diario ho amato le pagine in cui cercavi l’anima esoterica dell’esistere, qualcosa di pacificante che rivelasse la natura della vita; il disegno di quel vortice scuro che risucchiava le fatiche della tua esistenza di “pasionaria”. Verso la fine, potevi finalmente smettere di lottare col destino. Ho scoperto anche una parte di sconosciuta tenerezza: posso guardarti con occhi diversi, eppure ti frequento da anni e ti credevo così rivelata al mondo. Come e’ lungo il cammino degli incontri.
Sono andata a trovare Frida Kahlo alla sua mostra. Era un po’ che non passavo del tempo nella sua orbita. Ci sono sempre tracce nuove da scoprire. Al di là degli eventi e delle mode, è stato bene rimanerle fedele. Sono contenta di aver portato le bambine con me, e non mi è sembrato proprio che i contenuti del quadri le turbassero.Loro, le bambine, hanno un modo leggero e intuitivo di porsi davanti ai grandi temi oscuri della vita.
Concludo con il titolo del tuo quadro, che forse capisco solo ora fino in fondo: Viva la vida, Frida. Ora lo capisco, ora ci sta bene, Viva la vida.