Intervista alla Judgmental Bitch, la stronza criticona
La puntata di C’erO una volta di oggi offre un’intervista fatta da Lora ad una persona “speciale”. Pronti? Via con l’episodio!
Immaginate l’intervista fra tre due uno… Azione! La maggior parte del mondo forse non la conosce, ma alcuni hanno avuto il piacere o il dispiacere di incontrarla. E’ la Judgmental Bitch, nella nostra lingua “la stronza criticona” che, incontrandola ogni giorno, almeno un paio di volte davanti ai miei occhi, non ho potuto fare a meno di fermare e infastidire per poterla intervistare in esclusiva per facciunsalto.
Ferma! Ferma! Ferma! Stronza Criticona, un attimo solo, se puoi concedermelo, avrei una cosa da chiederti.
Allora bella, cominciamo subito con il farmi girare le scatole? Judgmental Bitch non puoi tradurmelo con Stronza Criticona, perché per quanto sottile sia la differenza, la parte judgmental significa “che giudica” e non “criticona” che magari possono quasi voler dire la stessa cosa, ma ci tengo al mio trademark. In fin dei conti, se ti chiamassero Impavidi invece che Gagliardi a te non girerebbero un secondo gli zebedei? Eh, parliamone…
Sì, scusa, hai ragione! Ti dispiace se ti spillo due informazioni in velocità?
Basta che siano due minuti…
Certo. Com’è nata la Judgemental Bitch? E perché il nome in inglese se sei italianissima?
Italianissima lo sarai tu! Io sinceramente non ne andrei proprio fierissima visti gli sviluppi degli ultimi vent’anni, ad ogni modo vedrò di essere sintetica. Io personalmente sono nata una trentina di anni fa mentre la mia figura di Judgmental Bitch è relativamente giovane: mi è stato dato questo appellativo nel 2011.
Ah!E come è successo?
Ero studentessa all’estero. Ero in viaggio con un’altra ragazza più giovane, più spensierata, più… Vabbè! Le interessava un viaggio easy, fumava canne, non aveva nemmeno l’età per bere una birra nel Paese in cui si viaggiava, quindi pesava su di me un po’ tutta la situazione da mammina responsabile colei che, se dovesse succedere qualcosa, finirebbe nei guai. Un giorno usciamo dall’area campeggio per visitare una riserva e fare un giro. Al rientro nel pomeriggio, arriviamo ai cancelli del parco naturale dove si campeggiava, e la guardia ci chiede di mostrare il pass consegnatoci un paio di giorni prima e che sarebbe servito per entrare ed uscire dal parco senza dover ripagare quel centinaio di dollari di tassa. Lo teneva lei. Cerca, cerca non lo trova. Per mia fortuna cerco di spiegare alla guardia la situazione, punto sul fattore “ragazze sole, una italiana, l’altra mezza italiana per genetica”, e alla fine faccio centro. “Per questa volta vada, ma trovatelo altrimenti sono guai” Per tutto il tragitto dai cancelli al camp site, l’ho riempita di insulti. Attenzione! Sarò pure stronza, ma non sbotto dal nulla. Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Avevo organizzato tutto io: il viaggio, l’auto noleggiata, gli spostamenti, la guida, la RESPONSABILITA’. In cambio doveva solo non creare problemi. E’ stato un viaggio un po’ disturbato. Si era partite con l’idea del viaggio “spirituale” alla ricerca di noi stesse, e si era arrivate la prima sera a cercare erba per le strade di Sin City per la piccola drogatella, mentre io da madre responsabile cercavo di tenere lontani i mezzi drogati e ubriachi per la strada. I giorni seguenti io guidavo, lei si rollava le canne. Se ci avessero fermate, avrebbero calato i calzoni alla sottoscritta e non a lei, non ancora ventunenne, intoccabile. Una sera, mentre andavo a comprare del legno nel minimarket del parco naturale per accendere il fuoco al sito campeggio, la polizia mi ferma – ero in macchina perché la distanza non era poca – “signorina dove va a quest’ora della notte e poi non vede che ci sono degli stop a cui non si è fermata?” Guardo il poliziotto mezza interdetta e dico “NO!Non li ho visti perché quelli sono dei dare precedenza e a casa mia, se non arrivano auto a destra o sinistra, basta rallentare ed eventualmente ripartire senza fermare il veicolo completamente! E poi, mi sono persa mentre cerco il minimarket, sono in mezzo al nulla, veda un po’ Lei” Il poliziotto si spazientisce, con la pila inizia a perlustrare l’interno dell’abitacolo perché pensa stessi dando di matto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Mi sovviene che all’interno del cruscotto c’è l’erba della tipa. Ho un fremito per un istante: penso e agisco. Sorrido e cambio tono di voce: “signora guardia, sa? Sono italiana, da noi funziona diversamente, ma Le garantisco che non succederà più, mi fermerò ovunque da adesso in avanti!” “Signorina, ha bevuto?” “ma… veramente no!” “Veramente no, o no?” “Ma… no ovviamente!” pensando tra me e me se magari non fosse lui suonato, dato che mi fa ripetere le cose due volte. “Per questa volta può andare. E per tornare al camp site vada dritta qualche incrocio e poi sempre a destra, buona notte”; “buona notte a Lei”. Giungo al sito e trovo lei tranquillamente accampata, addormentata comodamente nella tenda che avremmo dovuto condividere, lasciando zero spazio per la sottoscritta ed ignara del pericolo che avevo appena corso rischiando di essere messa in gattabuia con un carico di erba che non mi apparteneva. Prendo la mia roba e mi metto a dormire in macchina. Il mattino seguente racconto l’accaduto, nessuna reazione. Il pomeriggio succede il misfatto del pass. Le dico che è un’irresponsabile, che non posso “passare io i guai” per colpa sua, che deve crescere, pensare a come agisce e a chi viaggia con lei portando rispetto per cose e persone, che se fosse successo qualcosa come avremmo risolto la situazione, eccetera eccetera. Parlava la bocca prima del cervello, ma le parole uscivano a ruota. Ne avevo, come si suol dire, le sacche piene. Al termine del sermone… questo: “Ok, I see, you are a fucking Judgmental Bitch!” – Ok, capisco, sei una fottuta Stronza che giudica!” Le parole mi si stampano in fronte, e lì nasce il mito. Lo scrivo a tutti, amici, familiari, dopo aver descritto i misfatti per filo e per segno. Ora posso fare la stronza quanto mi pare, tanto, sono trademarcata! Capisci?
Decisamente, quindi il fatto che non ti vada mai bene niente è sempre parte del tuo personaggio!Faccio riferimento a quando ti è stato detto: “si vede che sei parente di tizio e caio, non vi va mai bene niente!!!”
Eh certo! Ah ah, che forte quella volta! Che personaggi! Solo perché abbiamo idee diverse io passo per cattiva! Prendi i ritardatari. Odio i ritardatari, e vuoi che non mandi ogni tanto una frecciatina a ‘sti personaggi che ogni volta si presentano a casa tua con dieci, quindici, venti anche più minuti di ritardo, o ancora peggio quando devi aspettarli fuori in un luogo d’incontro ics, tu sempre in orario per nulla? Scusa se te lo dico ma, a mio avviso, l’essere in ritardo è una mancanza di rispetto, e se anche tu fai parte del gruppo sopra citato mi spiace, ma è così.
No tranquilla, io solitamente sono in orario, a parte quando ci sono cause di forza maggiore che me lo impediscono.
E per fortuna! Dicevo, se questi non tengono in considerazione che qualcuno li sta aspettando, che ha calcolato i tempi in modo tale che all’ora prestabilita ci si trovi e si vada dove si è deciso di andare, non è come dire “io mi faccio gli affari miei e quando arrivo arrivo?” eh? Mancanza di rispetto. Appunto.
Taci! Te lo dico io! E’ così. E poi dai, se hai davanti agli occhi uno che è palesemente poco informato e poco acculturato, non per sbaglio, ma per scelta… perché dovrei starmene zitta ad ascoltare i suoi sproloqui su aria fritta e parole al vento? Che poi, se dici che è ignorante, mica lo stai giudicando? Stai affermando una verità incontestabile! Perché se la prendono con me? Va’ a capire.
Ma, JudgyB (letto GiaggiBi), non è proprio carino però comportarsi così!
Sarò stronza per qualcosa? Perfino le forze dell’ordine del mio paese mi conoscono in quanto tale. Quando sostano per un week-end durante il periodo elettorale fuori dalla porta del seggio, nessuno si permette di guardarmi storto. Sanno che io peli sulla lingua non ne ho, e se devo dire qualcosa la dico. La parte più fica poi, è che spesso e volentieri ho ragione, ma la maggior parte delle persone, per quieto vivere, non me la accorda comunque, quindi passo nuovamente per la stronza che non sa tacere. Vedi un po’ tu!
Addirittura? E con chi non ti conosce come ti comporti? Cosa fai?
Nulla! Questa è la parte ironica della mia storia. Chi non ha mai visto il mio lato, diciamo, stronzo, mi giudica! Parla senza conoscere, e dice che sono sfigata. La parte più bella arriva quando senti parlare di te tra persone che hanno avuto il piacere di avere a che fare con le mie frecciatine, e quelle che invece non hanno mai provocato la mia ira vedendomi sempre come colei che sorride sempre, brava, simpatica e quasi quai un po’ scialba per questa caratteristica un po’ insolita, come se una sorridente non avesse mai problemi a cui pensare!Mah! Quello che ne consegue è un “ma dai? Davvero? E io che pensavo…” con il primo passo dei componenti della squadra pro verso la conversione alla squadra dei contro! Buahahah (risata malefica in stile Sheldon Cooper di The Big Bag Theory quando dispensa perle di saggezza)… conquisterò il mondo!
Adesso non esageriamo!
Ma si scherza! Suvvia! Senti, devo andare, hai finito?
Scritto tutto, grazie per la disponibilità!
Figurati!Non cambiare una virgola. Mi piace essere stronza così come sono. Non indorare la pillola!
Tranquilla. Grazie ancora, al prossimo incontro.
Eufemisticamente parlando, carina come sempre. A voi sembra così stronza? O è solo una tipa con un carattere forte e deciso? Chissà! Magari come Doctor Jekyll e Mister Hyde ha anche lei una parte buona; in fin dei conti, come Jessica Rabbit, anche la Trademarked Judgmental Bitch è stata disegnata così dagli eventi, dagli incontri e dalle esperienze della vita. Intanto l’autografo me lo sono fatto fare! Grazie JudgyB! Fine episodio.