Italia al voto, tenete gli imbecilli lontani dalle urne
Presto ci saranno le elezioni europee, e gli italiani saranno chiamati un’altra volta al voto. Non che ci facciano votare spesso, per la verità, ma ogni volta è davvero uno spasso e se ne vedono delle belle.
Il luogo deputato allo scambio di opinioni politiche nel Belpaese è istituzionalmente il bar. La lingua ufficiale del dibattito pubblico che ne grugnisce, il dialetto locale. Palermo: “Vidisti a Renzi? Nni dugna ottanta euro supra u stipendiu, io u votu!”. Napoli: “Jamm, vutamm’ a Berlusconi, chill toglie ‘e cartell’ ‘e l’Equitalia”. Roma: “aho, votamo Grillo che dice che ce fa tornà la lira”. Venezia: “Mi voto Lega, basta coi negri e coi teroni!”. Poi, tra un insulto, un rutto e una bestemmia, si torna a parlar di calcio, e ognuno rimane con le idee sue.
Dovunque ci si giri, il discorso non cambia. Troppa ignoranza in Italia, troppa superficialità nel dibattito politico, specie adesso che le ideologie son tramontate cedendo il passo ai populismi più selvaggi. Si vede gente vendersi il voto per un pacco di pasta o anche per venti euro, si assiste ad ogni consultazione al trionfo del voto di scambio, si scopre che la fonte primaria d’ispirazione nella scelta del politico da crocettare sulla scheda è l’interesse personale, e la soddisfazione dei bisogni più infimi, e il prima possibile, prima che sia tardi, prima che ci ripensi, prima che scelga un altro, che – vedi? – c’è la fila.
L’Italia, allora come oggi, non era pronta per il suffragio universale
Il ragionamento era così semplice da sembrare oggi disarmante.
Sei una persona colta, in grado di fare ragionamenti critici e comparativi, capace quindi di capire la politica, ma non hai un soldo o vivi di un magro stipendio? Vota, la nazione ha bisogno delle tue idee.
Sei ignorante come una capra e firmi con la ics ma hai tirato su una fabbrica che dà da mangiare a centinaia di famiglie, e quando si tratta di pagar le tasse non ti tiri mai indietro? Vota, contribuisci al progresso della nazione, ed è sacrosanto che tu possa dire la tua.
Sei un miserabile morto di fame, ignorante come una scarpa, non capisci un cazzo di politica e saresti capace di venderti il voto per un tozzo di pane, perché tanto del voto stesso non capisci neanche l’alto valore, e la democrazia per te è una parola oscura che comunque non si mangia? Stattene a casa o vai a lavorare il giorno delle elezioni, e non rompere i coglioni: le urne sono per chi almeno faccia o almeno capisca, e il non saper né fare né capire ti tolgono il diritto di parola, così come i bambini non l’hanno nel consesso degli adulti. E la politica è il fatto più d’adulti che ci sia.
Non si può mettere le sorti d’un paese nelle mani d’un pecorone ignorante e morto di fame.
Non si può accettare che un vecchio repubblichino ottuagenario, pensionato al minimo e che nella vita non ha mai concluso un accidente né capito mai un diavolo di niente abbia pari dignità davanti alle urne, che so, di Dario Fo.
Per questo ogni volta che si avvicinano le elezioni e sento questi discorsi da bar dello sport, dove per una domenica Renzi prende il posto di Messi e Civati entra in formazione con Tévez, rimpiango il suffragio ristretto dell’Italia postunitaria, dove al posto di ‘una testa, un voto’ valeva la regola che, per votare, bisogna avere una testa. Essere persone, insomma, con qualcosa in tasca: se non una laurea, almeno un portafogli a mantice.
Il suffragio universale venne col referendum istituzionale del 1948. Le donne uscirono di casa per andare a votare, quel dì, inaugurando i tempi odierni in cui a far le mamme ci pensano le nonne. L’Italia, allora come oggi, non era pronta per il suffragio universale. Senza, ci saremmo risparmiati quarant’anni di dittatura democristiana, il ventennio berlusconiano e forse persino una guerra mondiale.
Altro che euro sì, euro no, Renzi sì e Grillo no.
Tenete gli imbecilli lontani dalle urne, e vedrete come le cose cambiano in meglio.
Ti sembro stronzo? Scusa, sto provando solo a mettermi in un punto di vista diverso dal mio, magari mi convinco. Non ti sembro stronzo?Spiegami perché nei commenti. E se vuoi approfondire, vai a leggere quaggiù la presentazione di questa mia rubrica.