L’altra metà del sogno
Anche io ho tanti sogni Laura. Alcuni dei quali spero non si realizzino mai, sebbene mi muovano l’emozione e il desiderio di vederli concretizzati lì di fronte a me.
Ma sperare che non si realizzino non equivale a vederli sfumare, tutt’altro. È non vederli morire mai. Perché anche i sogni muoiono. Muoiono se smetti di dargli la caccia. E in questo caso la lente adulta che ti viene offerta per guardare all’universo dei sogni infranti è quella, distorta, che amplifica il dolore o, se va bene, semplicemente la malinconia. Quando si è molto lontani dai violenti spigoli della delusione, le punte smorzano la loro ferocia in blandi e inoffensivi petali sempreverdi, che ti ricordano sì la tua audacia, ma anche l’inevitabile sottomissione al volere della corrente.
Però è incredibilmente vero, amica mia, che i sogni muoiono anche se li realizzi. E non sorprendertene. È inevitabile che sia così. Rifletti: il punto del presente nel quale ci si trova, rappresenta sempre un punto scomodo, come di transizione, come se non dovesse durare, un punto di ansie e recriminazione, ma non perché non sia un buon punto; semplicemente perché è il luogo ottenuto in seguito ad un sogno prima inseguito, poi raggiunto e poi, maledettamente, superato. Sicché la perpetua necessità che si ripropone, senza soluzione di continuità, è quella di un nuovo, dannato, obiettivo da inseguire. Sempre. Di corsa verso qualcos’altro che non abbiamo ancora, ma che certamente ci meritiamo. Sogni da realizzare. Niente di romantico dietro a un sogno, nessuna carezza dietro le parole che corteggiano l’avvenire e fantasticano di successi ottenuti; solo fatica e impegno e sudore e notti insonni. Non si deve mai realizzare un sogno. Non quello più importante. Non quello che ti costringe a restare sola e in silenzio, a piangere e a pregare. Il sogno è la nostra tensione verso il futuro, è il foraggio della nostra azione, il motivo che seguiamo inseguendo ciò che stupidamente crediamo ci renderà felici.
Perché altrimenti tutti quelli che si trovano dentro un sogno realizzato hanno bisogno di altro ancora? Perché ci deve essere sempre una meta da raggiungere come fosse la chimera di un orizzonte possibile? Non è forse più verosimile che i sogni siano degli impostori? Perché continuiamo a credere che realizzare un’ambizione sia la soluzione felice della nostra vita? È forse così Laura? Hai mai sentito di un uomo che non guardi al suo passato come una rosa mai colta? Ognuno di noi sarebbe potuto diventare o avrebbe potuto essere ciò che di fatto non è. E ciò che “è” non è importante. Perché non lo rimarrà a lungo. È solo il breve passaggio che conduce ad un sempre più prossimo “sarà”. Una vita senza presente, la nostra. Una vita dove conta solo ciò che ancora non c’è.