Cent’anni di Nervosismo – tra giornalisti cani e lettori perdigiorno
Quest’articolo non sarebbe dovuto esistere. Stamattina, quando mi sono svegliato e diretto verso la tastiera con la quale scrivo, avevo in mente tutt’altra idea per la prossima uscita di Approdi. Pensavo di parlare di qualche luogo esotico e di cibo, visto che quando si parla di magnà e di riempire la panza siamo sempre tutti più contenti.
Magari posticipiamo la conversazione gastronomica ad un’altra uscita perché oggi, come di solito faccio prima di mettermi a lavorare, ho aperto, per i miei canonici quindici minuti, le pagine web dei maggiori quotidiani italiani e non ce l’ho fatta più a trattenermi.
E’ mai possibile che testate importanti come il Corriere o Repubblica siano in grado di proporre notizie come “Che fine hanno fatto i protagonisti delle Edizioni Passate del Grande Fratello”, oppure “Cosa significano le lettere piene di amore e approvazione che le teenager allupate spediscono in carcere ad assassini e ergastolani famosi”? E’ accettabile che il livello di informazioni sia sceso a livelli così infimi? Tutto questo fa davvero passare la voglia di perdere quei quindici insignificanti minuti che, da italiano all’estero, impiego per cercare di tenermi un po’ informato su quanto accade nel mio paese.
C’è da dire che accanto ad esse vi sono anche notizie più rilevanti, come l’ennesimo bollettino sul tasso di disoccupazione in crescita, (ormai il modo di presentare la notizia è uguale a quello con cui si annunciavano i bollettini di guerra con i nomi dei caduti nel lontano ’44, per esempio: il tasso di disoccupazione giovanile sale al 40%, ecatombe tra i lavoratori), oppure la storica riforma del Senato che questo nuovo governo sembra voler attuare a tutti i costi. Tuttavia leggendo ciascuna di queste notizie il mio animo si inquieta e si interroga di continuo: come mai con questi articoli, pieni di belle parole e di aggettivi azzeccati, ho sempre la sensazione di non riuscire mai ad arrivare al nocciolo della vicenda? Perché quando mi ritrovo davanti queste belle paginette, sono sempre più convinto che in esse non riuscirò a trovare le risposte e le informazioni che cerco? Forse è un questione di stile giornalistico, oppure di manipolazione delle informazioni, oppure di entrambe le cose, questo non è dato saperlo.
Fatto sta che leggendo quotidiani del genere, ormai avverto una tendenza dilagante alla superficialità e l’appiattimento di qualsiasi spirito critico nonché di gusto. Davanti a queste notizie provo spesso disagio e disappunto, mi sento come se l’intero contenuto del pezzo sia stato edulcorato, adattato, semplificato e dato in pasto alla gente, credendo che questa sia un facile bersaglio da ingannare e raggirare. Non sto accusando i giornali di non riportare più la verità, ma semplicemente del fatto che leggendo una notizia viene sempre il dubbio di essersi confusi, di non riuscire a penetrare fino in fondo alla radice del problema, di avere precluso l’accesso al vero significato dei contenuti espressi.
Questa confusione viene aumentata dai chilometri e chilometri di commenti che la gente lascia, e a questo proposito avrei alcune domande irrisolte:
1. Come mai tutti questi commenti? La gente non lavora più? Io mi alzo verso le otto di mattina e per quello che vorrei fare è come se fossero già le otto di sera. Se le mie giornate sono così piene e impegnate e la mia mancanza di tempo ha raggiunto livelli cronici, come possono queste persone avere così tante ore da passare al computer, partecipando a discussioni varie in fondo agli articoli e postando messaggi che spesso sono più lunghi e approfonditi degli articoli stessi?
2. E’ normale che le notizie più commentate e seguite siano solo quelle dai risvolti negativi o pessimistici? Mai visto commenti a messaggi positivi come quelli pubblicati a volte sulle pagine culturali, ma solo attacchi, insulti, bieca ironia da presa per i fondelli sulle peggiori notizie date quel giorno. In poche parole, se viene trovata una soluzione per portare l’acqua potabile in tutto il mondo la notizia passa inosservata, ma se fra le due Coree scoppia una guerra sanguinaria con migliaia di morti tutti a scrivere e a commentare, propendendo per una parte o per l’altra, e dando dell’idiota a chi commenta con opinioni diverse dalla propria.
D’accordo che esiste una legge umana per cui la moneta cattiva scaccia quella buona, ma qui mi sembra si stia oltrepassando il limite.
Mi piacerebbe ottenere una risposta sia dai giornalisti, autori di articoli quanto meno imbarazzanti, e anche dai milioni di lettori che a quanto pare passano le loro giornate a scannarsi di commenti.
So bene che questo mio desiderio è poco più che un’utopia: i primi, i giornalisti, risponderebbero che il mio è solo l’ennesimo tentativo di sputare sui media e di strumentalizzare la cosa per avere più visibilità. I secondi, i lettori, direbbero che la vera democrazia, l’autentica voce di popolo, ormai si fa sentire solo tramite internet, e solo chi sa urlare in modo più forte e feroce rispetto agli altri ha il diritto di avere ragione e di imporla a livelli universali.
Contenti loro, contenti tutti. Io torno a pensare alle mie cose che, punto primo, non è che abbia poi tutto sto tempo da perdere a leggere articoli e commenti, e punto secondo, non ho decisamente voglia di farmi il sangue amaro tutte le mattine per ragioni così futili e assurde.