Kairòs, sussurri del tempo. Quando il dolore incontra la speranza
Certi luoghi hanno un’anima. E’ come se le vicende, le storie, le passioni, le gioie, i dolori umani che ospitano vi si appiccicassero sopra e lì si sedimentassero, conferendo alle mute pietre e alle sorde mura il ruolo di testimoni in sordina, custodi degli accadimenti e dei loro tempi, del loro farsi storia, ed insieme il compito di tramandarne le memorie a chi vien dopo, dotandosi di quell’atmosfera sottile, di quello spirito appunto, che i più sensibili tra noi riescono distintamente a percepire.
E’ il caso dei luoghi del grande dolore, dei cimiteri, dei teatri di guerra, dei campi di concentramento; e chi v’è stato può capire quanto quegli spazi si riempiano di sacralità, quanto sembri davvero di sentire ancora i lamenti degli oppressi, le grida dei feriti. E’ il caso anche degli ospedali e dei luoghi di cura, luoghi di anime sospese tra la morte e la vita, luoghi di dolore ma anche di speranza, dove la vita freme e si rinnova, dove nelle difficoltà ciò che di più vivo c’è in noi s’aggrappa a ogni speranza residua di proseguire nel cammino.
Quante volte, peraltro, ci siam chiesti cosa avrebbero da raccontare queste o quelle mura, se solo potessero parlare. Ebbene, esse parlano davvero, tutto sta a saperle ascoltare, andare oltre la sottile linea del senziente, lasciarsi cullare dai sospiri sottili dell’anima di ciò che ci circonda.
il tempo, che sa trascorrere frenetico come lento adeguandosi agli stati dei nostri umori, ai percorsi lineari o accidentati delle nostre vite; ecco, forse è il tempo la chiave di tutto
Il tempo ci parla, e nel complesso monumentale dell’Ospedale degli Incurabili in Napoli, lo si può trovare lì, in carne ed ossa, nelle fattezze d’una giovane donna, assiso sulle scale, ad aspettarci.
Il tempo tesserà tra noi le proprie fila, e ci condurrà nei luoghi della memoria del complesso, nella Chiesa di Santa Maria del Popolo voluta da Maria Lorenza Longo, fondatrice dell’Opera, nello studio di San Giuseppe Moscati, ‘o miedeco santo, che lì operò professionalmente, negli incantevoli saloni della farmacia spedaliera, intatta nel suo splendore allegorico sospeso tra illuminismo e massoneria, dove gli speziali approfondivano e tramandavano le proprie arti, in un tempo in cui la chimica non aveva ancora preso le distanze dall’alchimia, e in cui sacro e profano, laico e religioso erano ancora profondamente intrecciati e convivevano in grande armonia.
Certi luoghi hanno un’anima. E’ come se le vicende, le storie, le passioni, le gioie, i dolori umani che ospitano vi si appiccicassero sopra
Per conoscere una Napoli della quale non si sospetta l’esistenza, e sentire sulla pelle il sospiro del tempo, con la consapevolezza di contribuire col prezzo del biglietto ai progetti di restauro del Museo delle Arti Sanitarie.
Fateci un salto, info sul sito www.nartea.com