Pettirossi e cucarachas
Cani randagi, piccioni senza una zampa, famigliole di gattini, passeri, gabbiani, pipistrellini curiosi e svolazzanti intorno ai lampioni; ah, anche qualche pantegana ogni tanto.
Questa la fauna urbana alla quale sono stata abituata per la maggior parte della mia vita.
Poi a Londra ho conosciuto le volpi e gli scoiattoli, dolcissimi personaggi Disney per me, simil-gatti e simil-topi per i londinesi. Lì ho anche dovuto convivere con stick insect da compagnia e ragnoni da backyard (sì, esatto, quello che nell’immaginario collettivo è l’idilliaco giardinetto posteriore delle villette inglesi con sentieri di ciottoli e prati falciati color verde pubblicità, spesso è più simile a un umido sgabuzzino all’aperto tenuto insieme da chilometriche ragnatele che sbrilluccicano ai rari raggi di un intrepido sole).
Conoscete già la mia aracnofobia, sto imparando a conviverci, ma penso ancora molto dipenda dalla peluria e la grandezza del ragno in questione. E dal diametro delle sue zampe. Ebbene nel sud est d’Inghilterra conobbi il ragno più mostruoso della mia vita; indossavo infradito ed ero sola, fumando una sigaretta alle due di notte. La cenere cadde a terra da sola: rimasi paralizzata dalla paura come succede negli incubi che odio di più.
Da quando vivo a Barcellona ho imparato ad amare il canto dei gabbiani in parti della città che non ti aspetteresti, quando è troppo presto per essere già in giro, o è troppo tardi per star tornando a casa.
I gabbiani mi ricordano la possibilità di salpare verso un blu pieno di scoperte, di possibilità non scritte. Sono come dei pop-up che non vorremmo bloccare.
Guarda come volo! Ricordati del mare. Della leggerezza.
Di cani randagi non ne ho visto nessuno, o forse uno. In compenso va di moda portare al guinzaglio un Bull Terrier o un Bouledogue Français. All’università ho conosciuto una ragazza italiana così affezionata al suo Cocker Spaniel Inglese da decidere di portarselo in Spagna. In Erasmus. One dog one trip, le avventure del cane che trangugiava chupitos.
Di gatti ne ho visti pochi, immagino trascorrano le loro giornate nei pisos. Si chiamano Boris, Electra, Gatito, Diego, Pedro, Don Bigote e hanno l’aria più francese che spagnola. Ad eccezione di quelli selvatici che ho scovato un paio di volte nei giardini della facoltà di filologia. Quelli mi son sembrati proprio gatti avventurieri e coraggiosi, con qualche cicatrice da zuffa che li rende più interessanti.
Saranno ottimi cacciatori di Speedy Gonzales e di quel gruppetto facinoroso che il martedì sera si riunisce a Plaça de Catalunya per una cerveza fra le due fontane.
L’immenso campus universitario è invece popolato da eleganti gazze ladre con piumaggio ricco di riflessi verde metallo. Sorvolano la caffetteria e si poggiano sulle panchine di legno fuori le aule. Poi volano via al frastuono di ogni fine lezione. Considerando il loro famoso interesse per gli oggetti luccicanti, mi chiedo cosa ci vengano a fare alla UAB: il dress code è giusto una tacchetta più avanti di “pigiama” e non ho mai visto una studentessa emanare uno scintillio di Swarovski.
A Plaça de Vicenç Martorell ho invece incontrato dei simpaticissimi pettirossi. Abbiamo condiviso un bocadillo un pomeriggio di fine inverno e si son perfino messi in posa per uno scatto.
Sembravano veterani dell’obiettivo, estrellas. Forse sanno di essere in assoluto gli uccelli con più personalità al mondo e se ne compiacciono, ma in modo amabile. E che arancione soffice e meraviglioso. Adoro i pettirossi, gli attribuisco il carattere di un ragazzino schietto e sportivo col cappello messo di traverso, i jeans strappati e lo skateboard fra le dita; un po’ come Qui, Quo e Qua.
Poi c’è lei, la famigerata cucaracha!
(ES) « La cucaracha, la cucarachaYa no puede caminar Porque no tiene, porque le falta Marihuana que fumar. » |
(IT) « Lo scarafaggio, lo scarafaggioNon riesce a camminar Perché non ha, perché gli manca Marijuana da fumar » |
Questa settimana inizia con le tradizionali note folk della rivoluzione messicana!
Guarda il video cliccando sull’immagine della cucaracha!