Tempora et mores
Luca ricorda bene le sue marachelle, le chiama così, da ragazzo. Soprattutto, l’avvocato Fadda è uno di quelli che ha sempre trovato divertente raccontare le grandi fumate di canne fatte all’università, proprio mentre cercava di apprendere gli elementi base del diritto, della legge e della giustizia (le tre cose si studiano sempre insieme anche se poi raramente stanno insieme). Ne parla più divertito e contento che dei primi amori.
C’è in lui la memoria festosa di quegli anni, quasi leggendaria quanto a allegria e divertimento. Erano tutti progressisti, ricorda Luca, e lui stesso ammette di esserlo stato perché a sinistra, diciamo così, c’erano più ragazze, erano più belle e principalmente meno legate a vecchi principi educativi. Il libero amore, sostiene l’avvocato, è una stupidaggine ma se non ci credi ti offre grandi opportunità con chi ci crede, o mostra di crederci. Di quella specie di mentalità aperta all’avvocato Fadda non rimasto molto. Tanto più che ha due figlie, che non può educare in stile presessantotto, ma che comunque cerca di controllare. Ma loro sanno come fare per guadagnarsi e conservare invisibili spazi di libertà.
Le canne erano proprio un piacere, spesso fumate insieme alle americane che venivano in Italia a studiare inutilmente la nostra lingua e l’arte
Poi il padre strinse i freni e lui accelerò con gli esami, fine delle ragazze e avvio di un fidanzamento, di quelli con i quali si mette la testa a posto. Tanto più che il suocero aveva proprio un bello studio molto affermato e con clientela di notevole pregio finanziario. L’onda della vita lo ha cullato, lui lo sa, ma sa anche che non sempre la vita facile è anche la più sentita, la più desiderata. Qualche volta gli pare di volere scendere dalla cresta dell’onda come un surfista, per approdare a una spiaggia diversa da quella dalla quale si è partiti. Ma ormai si è impigrito, la moglie non è male, molti uomini gliela invidiano, le figlie a parte qualche discussione non danno problemi, la casa è bella e anche il villino al mare, che i suoceri non usano mai, è comodo per fuggire nei week end.
Eppure qualcosa manca, c’è una nostalgia infantile. Mancano le canne? Le ragazze americane? L’eskimo con tascapane? I capelli lunghi? O le stagioni senza ritorno? Per di più stasera cena dai suoceri insieme al notaio amico di famiglia, uno che adora fare umorismo sui testamenti. Sua moglie è così contenta quando si va dai suoi, ne è così orgogliosa che non è possibile sottolineare la noia epocale che sta per calare sulla serata come una cappa di fuliggine. Bisogna farsi forza.
L’avvocato abbassa la testa sulla scrivania, si tappa una narice e aspira profondamente. Tira su la testa, si stropiccia il naso. Beh, ora andiamo a casa. Che tempi quelle delle canne…