Figli maschi o figlie femmine?
C’è chi sostiene che il mondo si divida in due parti nette e separate: quelli che hanno avuto figli e quelli che invece no.
Tale assunto, di per sé esaustivo, è però solo la punta di un iceberg ben più maestoso. Ci sono, direi, alcune sottocategorie che permettono di definire ancor meglio la questione: la più importante, per ciò che almeno mi riguarda, è la distinzione tra chi ha avuto solo figli maschi e chi solo femmine.
Per quanto sia assodato che l’unica cosa che realmente conta (e che fa la differenza) è la fortuna di avere un figlio sano, è inutile negare che, quando ho cominciato a sentire il bisogno di contribuire alla sopravvivenza della specie, sognavo di avere un bambino. Un bel maschietto da portare alle partite di calcio, con cui giocare alla play-station o a cui trasmettere il mio know-how sul come si rimorchia una donna.
Ero già pronto e carico come una molla per ricominciare a fare l’album delle figurine Panini, o a giocare a chi fa più palleggi su un campo di calcio, ma non ho fatto i conti con i capricci del signor Universo. Un vero simpaticone che passa il tempo a inventare modi esilaranti per fregare chiunque decida di appartenere alla sua setta e che ha un appetito insaziabile nel mettere alla prova con piani di una complessità sbalorditiva. Con me, poi, ha espresso il suo meglio.
è inutile negare che, quando ho cominciato a sentire il bisogno di contribuire alla sopravvivenza della specie, sognavo di avere un bambino
Ero davvero convinto che mi avrebbe ascoltato. Tuttavia, anche se i preti non ne parlano per paura di scatenare il panico tra i fedeli che continuano a oblare per ottenere grazie, pare che nei secoli l’Onnipotente sia diventato incorruttibile. E per mostrarmi che non aveva abboccato all’amo mi ha mandato Virginia. La seconda.
Illudendomi di essere più furbo ho tentato di gabbarlo tenendo una mossa di psicologia al contrario: ho pregato per averne una terza.
Che stolto fui!
Come ha risposto quel furbino? Me ne ha mandate altre due: gemelle. Viola e Caterina. Così, tanto per fregarmi.
E’ per questo suo modo di fare che dalle mie parti, in Toscana, molto spesso santifichiamo il nome suo associandolo a gustose specialità gastronomiche locali a base di suino.
Però, come ci hanno insegnato al catechismo, se Lui muore è solo per tre giorni. Poi risorge.
E lo amiamo, anche se lo bestemmiamo. Perché è sempre capace di stupirci con quell’effetto speciale che rimane ineguagliato a distanza di due millenni. E anche con me non ha smentito la sua proverbiale capacità di tramutare l’acqua in vino. Adesso, infatti, e giuro non lo avrei mai detto, non potrei pensare di poter avere a che fare con un nanetto di sesso maschile.
“Troppo più bello” giocare con le bambine.
Lo so. Detta così assomiglia molto alla storiella della volpe e dell’uva. E magari è pure vero. Chi se ne frega.
E’ la mia verità e mi basta. Certo, fare i conti con le battute sessiste degli amici che ti ricordano cose sulle quali anche tu un tempo ridevi, è un dazio pesante da pagare, ma occorre convenire che c’è di peggio nella vita.
“Troppo più bello” giocare con le bambine. Lo so. Detta così assomiglia molto alla storiella della volpe e dell’uva. E magari è pure vero. Chi se ne frega
Certo, quando ci si vede con amiche che hanno solo figli maschi e mi raccontano le loro gioie e le angosce, che sono molto diverse dalle mie, mi viene da sorridere. Comprendo alcune difficoltà a cui accennano ma molte altre invece mi sembrano provengano da pianeti molto lontani. Alle battute caustiche dei loro mariti so rispondere come si deve, soprattutto a quelli di donne che sognano ancora una bambina: “Tranquilli. Non c’è problema. Via Romana. Citofonare Marcacci”.
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