Astronauti, ingegneri e artisti di strada
Da piccoli ci piaceva immaginarci grandi. Fantasticavamo su cosa avremmo fatto nella vita, vedendoci tutti affermati con successo. Ingegneri, astronauti, calciatori, dottori, rockstars, modelle, ognuno aveva il suo mestiere ideale. Gli ingegneri quand’ero piccolo io erano quelli che andavano più forte. Noi (quelli della mia generazione) siamo nati quando l’uomo sulla luna c’era già stato, in fondo anche i sogni sono contestualizzati nel tempo, così l’ideale del mestiere dell’astronauta apparteneva di più a quelli venuti prima di noi. Il dottore immagino sia un evergreen degli ultimi seicento anni invece.
Anche io, come tanti, sognavo di fare l’ingegnere. Non che avessi una chiara idea di cosa facesse un ingegnere, mi piaceva il nome, anzi, lo status legato a quel nome. L’ingegnere ha studiato, è una persona competente. Lavora con la matematica, quindi è una specie di mago (la mia opinione a riguardo non è cambiata); l’ingegnere è rispettato, l’ingegnere c’ha i soldi, e le due cose sono spesso collegate. Crescendo, poi, ho capito che non era “arte mia”, e che per altro manco mi piaceva. Crescendo si impara a capire cosa ci da più soddisfazioni, cosa sappiamo fare meglio e cosa proprio non ci piace. I sogni si rimodellano, sia perchè si scoprono le proprie attitudini e i propri interessi (o banalmente sei una pippa a giocare a calcio), sia perchè in alcuni sfortunati casi la sorte decide di farti nascere in un contesto povero da tutti i punti di vista e in una situazione disastrata (ciò nonostante c’è chi ce l’ha fatta). Eppure tra i miei sogni ce n’è uno che superficialmente potrebbe sembrare realizzabile da chiunque e in qualunque momento: suonare per strada.
Vagare per il mondo armati di chitarra, senza restare mai tanto tempo nello stesso posto; lasciarsi ispirare dai muri e le vie delle città, dai diversi materiali con cui sono stati costruiti, apprezzandone le diverse logiche ed intenzioni; dagli odori e i colori tipici di ogni luogo, impregnati dei pensieri e degli umori di chi ha calcato quelle terre nei secoli. Assimilare i significati e i simboli delle culture e restituirne la propria interpretazione.
mi piace l’idea di poter dare loro una nota spensierata tra l’uscita dell’ufficio e la fermata dell’autobus
Ve l’immaginate se ad ogni angolo di ogni città ci fosse ora un musicista, ora un giocoliere o un tizio che recita monologhi? Gente proveniente da ogni parte del mondo e pronta a rimettersi in viaggio per far conoscere a Roma il suono di Londra, a New York i colori del cielo norvegese, a Berlino dei vecchi racconti arabi. Non sarebbe più piacevole vivere le città, camminare a piedi, invece di abusare di quelle dannate macchine (che tra parentesi il 99,9% della gente meriterebbe di vedere stracciata la propria patente)? Provate ad immaginare… Non sarebbe più piacevole la vita stessa? Sì, lo sarebbe, ma queste persone farebbero la fame, camperebbero d’elemosina, senza la certezza di avere un pasto caldo ogni giorno e un tetto sulla testa. In questa società è praticamente impensabile dedicarsi solo a questo e al tempo stesso condurre una vita dignitosa. Ecco perchè, in questi termini, considero l’essere artisti di strada un sogno. Un giorno spero di diventare talmente ricco da poterlo realizzare, intanto sono contento di averlo condiviso qui.
E per stavolta la canzone ve la scegliete da soli, ad ognuno la sua. Magari proprio quella che vi piacerebbe sentire così, all’improvviso, mentre camminate per quelle strade di cui conoscete a memoria ogni fosso. Buon ascolto a tutti!