Il cercapersone di papà
Lo Snoopy di oggi è Madhu Giri, studentessa all’ultimo anno del Mount Holyoke College di South Hadley, Massachusetts, negli USA che risponde alla nostra domanda “Quale oggetto del passato ormai in disuso ti manca di più?” – Madhu si descrive così, e poi racconta:
<<Sono nata in Singapore, un’isola nel sud-est dell’ Asia. Anche se si può andare in macchina da un lato all’altro della città-stato in più o meno 45 minuti, ci sono più di cinque milioni di persone che vivono lì e anche se è piccolissimo, è brulicante di gente e di mille attività. Il mio interesse per l’italiano è cominciato con il cibo. Sì! Ogni giorno del mio compleanno da quando ero piccola, i miei genitori mi chiedono dove voglia mangiare, e ogni volta rispondo “pasta!“. E quindi andiamo a cercare un ristorante italiano per festeggiare. Fin da piccola mi affascinano gli incontri “fugaci”, culinari, con l’italiano, pertanto, quando ho cominciato a studiare a Mount Holyoke College, una università degli studi umanistici negli Stati Uniti, sono stata lietissima di fare amicizia con una ragazza di Venezia e di avere l’opportunità di imparare la sua lingua.
Nella primavera del 2011, ho frequentato il mio primo corso di italiano e così è nata la mia passione. Con l’aiuto delle mie professoresse, tutte bravissime, in breve tempo ho cominciato ad esprimermi in questa nuova ed incantevole lingua. Mi piace potere leggere in italiano: il suono delle parole come musica sulle labbra, ascoltare il testo di una canzone e poterlo capire, avere una conversazione con gli italiani che incontro in parti differenti del mondo e poi… ordinare in italiano il cibo che amo! E’ vero che un altro mondo si apre quando si impara una nuova lingua e io vorrei continuare la mia scoperta (di questo mondo) per tutta la vita!>>
Il cercapersone di papà
Ogni oggetto che è stato una parte della mia infanzia viaggia insieme ai miei ricordi; alcuni belli e alcuni non tanti piacevoli. Ma una cosa che porta un sorriso affettuoso sulle labbra è l’immagine del mio papà quando andava al lavoro la mattina. Mi viene in mente la sua pausa davanti all’armadio mentre contemplava quale cravatta indossare; come mi lasciava sceglierne una per lui dal grande mazzo che aveva sulla gruccia; i pantaloni neri e lunghi come le sue gambe; e poi il momento prima di uscire di casa, quando prendeva alcuni oggetti importanti da un piccolo cesto vicino alla televisione: il suo portafoglio, il suo orologio, un fazzoletto piegato con cura e il suo cercapersone – un piccolo congegno nero che fissava ai pantaloni.
Per me questo cercapersone ha molti ricordi di un periodo della mia vita che mi manca molto; un periodo più semplice. Il cercapersone del mio papà era l’unico modo in cui potevo chiamarlo quando era fuori casa. Andava con lui tutte le mattine e ritornava al suo posto nel piccolo cesto la sera. Ricordo i pomeriggi quando tornavo da scuola, felice di chiamare il papà e ascoltare la sua voce dal suo telefono dell’ufficio: “Ciao cara, cosa hai mangiato oggi? Com’è andata a scuola?” Ricordo i tempi quando stavo fuori con lui ed era mia mamma o mio fratello a chiamare. Un bip basso. Due bottoni semplici – uno rosso e l’altro nero. Mi mostrava come appariva il numero di casa nostra nel piccolo schermo del cercapersone. Sette numeri. Cercavamo subito un telefono pubblico. Non c’era bisogno di riguardare lo schermo di nuovo – lui sapeva a memoria tutti i numeri della famiglia e dei suoi amici che lo chiamavano. Era così.
Bip. Due volte, forse tre al giorno. Questo piccolo cercapersone del mio papà era il congegno più grandioso di tutti. Non c’erano né il portatile, né il telefono cellulare, né i PDA, non c’era concorrenza. Adesso non è così.
Adesso il mondo ha quasi dimenticato cos’è un cercapersone. E quello del mio papà si trova abbandonato in un cassetto dimenticato nella sua stanza. In inglese il cercapersone si chiama “pager”, ma penso che il suo significato sia più adatto in italiano. Perché era davvero l’unico modo per cercare mio papà quando non era in casa. Adesso c’è l’iPhone, c’è WhatsApp, c’è Skype – tante possibilità per cercarlo e stare in contatto con lui; ma perché mi sento più lontana? Mi manca il bip semplice del cercapersone. Adesso ci sono migliaia di suonerie; ma non so mai da dove vengono. Forse dall’iPhone di mio fratello? No, forse dal mio?! Non lo so mai. Potrei chiamare facilmente mio papà sul suo telefono cellulare, ma la linea è sempre occupata perché sta parlando con qualcuno e non so mai chi è.