Al Bistrot – Pisa, una ricarica di sapori
Pisa è una città strana. Se ne chiedete un parere a qualcuno che l’ha visitata in giornata, molto probabilmente vi dirà che è una città bellissima. Chi invece ci abita da tempo, vi elencherà tutta una serie di difetti. Una città con due facce insomma, come un Giano bifronte. Perché questa differenza di giudizio?
Pisa è una città di contrasti. La bellezza disarmante di Campo dei Miracoli si scontra con il degrado del centro storico, abbandonato in molte zone alla sporcizia, ai muri imbrattati e alla fatiscenza delle abitazioni. La città si riempie sempre più di giovani studenti e si svuota dei vecchi abitanti, lo scontro generazionale è più che mai evidente. Sembra che Pisa oscilli tra le coccole ai turisti, con i suoi splendidi monumenti tirati a lucido e i ceffoni tirati agli abitanti, costretti a convivere con disagi e sporcizia. Diamanti misti a grafite, splendore misto a polveroso grigiume.
La bellezza si trova solo in Campo dei Miracoli, quindi, o c’è altro da scoprire? Direi che deve essere scoperto! D’altronde, come diamante e grafite non sono altro che due stati allotropici dello stesso elemento, il carbonio, anche Pisa sotto sotto è costituita dalla stessa materia; è facile meravigliarsi di fronte ai diamanti, ben più ardua (e soddisfacente!) è però la ricerca della bellezza dove non è evidente al primo sguardo.
Spesso ci si lascia andare a giudizi affrettati perché la pigrizia prende il sopravvento e ostacola la ricerca. Ed è un vero peccato. Siate curiosi, cercate il bello perché molto probabilmente c’è. E forse il fatto che necessiti di una ricerca, ne fa una cosa ancora più bella e preziosa.
Appena trasferiti a Pisa non siamo andati oltre Corso Italia, Lungarni, Piazza Garibaldi, Campo dei Miracoli e Borgo Stretto, i classici siti turistici. La prima volta ti piace, la seconda la sopporti, la terza inizi proprio a stancarti. E allora devi iniziare a guardare più a fondo nella città. Prima o poi troverai un posto tuo, che ti rievoca un ricordo o che ti fa sentire proprio a casa. Questa sensazione l’ho provata la prima volta che sono entrata in Piazza della Pera. “Ma Pisa è anche questo?“.
Improvvisamente mi ritrovo in una piazza a Strasburgo dov’ero arrivata quasi per caso bighellonando in bicicletta, tre anni fa. Da allora, ogni volta che sono nelle vicinanze, attraverso la piazza, mi fermo a guardare i bambini che giocano a palla come facevo da piccina, mi siedo a chiacchierare sul marmo bianco e osservo.
Il ristorante che ci ospita a cena affaccia su questa piazza e ha proprio una mezza pera come logo.
L’altra metà sei tu. Sono le tue esperienze, i tuoi ricordi, le tue ricerche.
Entriamo nel Bistrot e veniamo subito avvolti da un’atmosfera calda e intima. L’occhio cade come una pera matura sulla particolarità dell’arredamento. Ogni tavolo è a sé, con sedie tappezzate con i tessuti più vari e occupate da persone di ogni età e stile, ma si percepisce un senso di armonia e rilassamento, complice la musica dolce in sottofondo.
Dopo una breve sosta al banco dell’aperitivo, ci accomodiamo accanto al pianoforte. Dal nostro tavolo si ha una visione d’insieme del locale, delle sue luci soffuse unite alle candele. Non immaginavo cosa potesse nascondere questo bijoux.
Una leggenda narra che, al tempo dell’occupazione russa di Parigi, i soldati russi, non potendo bere alcolici, erano soliti dire ‘bouistro’ (rapidamente) sperando di non farsi sorprendere dagli ufficiali. E’ interessante notare come, con il passare degli anni, questo tipo di locale sia piuttosto diventato simbolo di slow. Non avvertiamo nessuna rapidità infatti e ci dimentichiamo dell’orologio. A volte quando si esce a cena si vogliono provare pietanze del tutto nuove o che sono difficili da realizzare a casa, mentre altre volte si vuole proprio ricercare quel qualcosa che dia una sensazione di familarità.
A volte quando si esce a cena si vogliono provare pietanze del tutto nuove o che sono difficili da realizzare a casa, mentre altre volte si vuole proprio ricercare quel qualcosa che dia una sensazione di familarità
Questa sera dentro al nostro cuore c’è un po’ (tanta) tristezza e mai come questa volta tuffiamo lo sguardo nel menù alla ricerca di un contatto. Ordiniamo i gamberoni come antipasto e con sorpresa ci vengono serviti con il riso Venere con quel suo gusto particolare di pane tostato. Il suo abbinamento con il pesce è sempre stato il mio preferito. Anche quando me lo portavo come pranzo al sacco in università e tutti mi chiedevano “ma cos’è quella cosa nera?”
Continuiamo ancora con il nero dei tagliolini ai gamberi, che si rivela un’esplosione di colori grazie al lime. Quando li ho ordinati non ero convinta al cento per cento ma volevo continuare con il pesce.
Al primo boccone il ricordo va alla pasta al pesce che mangio a casa, con associato quel leggero senso di nausea che ho sempre avuto mangiandola, dato forse dal sapore dolciastro del pesce.
Questa volta però una sorpresa: appena le papille gustative recepiscono ciò che sto per inghiottire, gli occhi si sbarrano in segno di scoperta e incredulità.
E’ la volta del merluzzo impanato e tre cipolle. Tre cipolle mi immaginavo io. Tre delle stesso genere, ma tre. E invece a far da contraltare a quel merluzzo impanato, che mi accompagna tutte le volte che voglio qualcosa di sfizioso e al contempo salutare, c’era una julienne di cipolla dorata, cipolla di Tropea e porro. Un trio che dà nuova luce ad un piatto ormai troppo inflazionato per destare sorpresa.
Per finire ci lasciamo coccolare dal crumble, un dolce che non ho mai voluto fare perché me lo faccio sempre preparare quando la giornata è uggiosa, e lo spirito di conseguenza. Al bistrot lo servono con lo yogurt. Appena il cucchiaio attraversa lo strato croccante, si immerge nelle mele e intinge il boccone nello yogurt, ti rendi conto che ne potresti mangiare una teglia intera.Chiudiamo con una cassatina al miele con frutta secca e uva. L’aspetto è semplice, frugale ma, al primo assaggio, una ventata di freschezza ci inebria e spinge il pensiero alla primavera e fino alla prossima estate e al viaggio che faremo in Sicilia col camper.
Usciamo e in Piazza della Pera piove ancora. La pioggia autunnale e pesante si è però trasformata in una leggera pioggia primaverile. Ci incamminiamo verso casa, percorriamo Corso Italia, Borgo Stretto, arriviamo in Campo dei Miracoli.
Che peccato se ci fossimo fermati solo a questo.
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