All Love Is Equal… Brutti esclusi? Intervista a Branden Summers
Come tante altre, anche le foto della serie “All Love Is Equal” di Branden Summers hanno avuto il loro warholiano quarto d’ora di fama sul web. C’è chi le ha apprezzate e chi le ha criticate perché troppo perfette, idealizzanti, perché i modelli sono troppo belli. Summers ha infatti fotografato ipotesi di amore omosessuale nel mondo – Libano, America, Inghilterra – in maniera ineccepibile, forse fin troppo. Lo abbiamo intervistato per farci spiegare le sue scelte.
Quando chiedo a Branden il perché di questo progetto fotografico, mi spiega che è per dare un altro scorcio sull’immaginario commerciale, diverso da quello eterosessuale.
Gli domando fin dove sogna di andare con questo progetto, mi confessa che in cima c’è l’auspicio di raggiungere lo show di Ellen Degeneres per parlare con lei del suo lavoro, di lavorare in collaborazione con compagnie che si occupano della lotta all’eterocentrismo per diffondere al meglio il messaggio di uguaglianza dell’amore. Di fronte alle grandi aspettative del futuro, chiedo a Branden qualcosa sull’esperienza passata: come è stato girare il mondo? Hai portato i tuoi modelli prescelti o li hai cercati quando sei arrivato sul posto?
Entusiasta del viaggio, Branden si dice comunque abituato ai viaggi, amante dello scambio umano e delle culture straniere. Mi rivela però che i soggetti li ha scelti con il suo produttore, Greg Jaroszewski, con cui ha viaggiato.
È stata difficile la ricerca di modelli interessati al progetto?
Quelli che abbiamo scelto ci supportavano grandemente, ma abbiamo chiesto di collaborare anche ad altri che hanno rifiutato. C’è molta varietà a livello di background culturale, fra questi soggetti: alcuni sono effettivamente gay, altri no, alcune coppie sono addirittura vere coppie anche nella vita reale! Non voglio rivelare chi appartiene ad ogni categoria, perché mi piace che rimanga questo alone fantasioso.
Perché hai deciso di rappresentare l’omosessualità mostrata apertamente anche in paesi dove di fatto questo non si può fare? Penso al Libano, ad esempio.
È questione di fantasia. Il fatto che in India e in Libano sia illegale non significa che non esista omosessualità. Le mie foto rappresentano come un giorno le coppie gay e lesbiche potrebbero vivere esprimendo apertamente il loro amore, che il mondo voglia accettarlo oppure no. Ci sono persone omosessuali ovunque. Le fotografie sono la mia interpretazione di come le storie d’amore potrebbero essere nel futuro: ogni altro artista poi può interpretare questa ipotesi a modo suo, ovviamente, ci tengo a sottolineare.
Avete riscontrato problemi con le autorità nei paesi dove l’omosessualità era illegale?
Forse siamo stati fortunati, o forse abbiamo semplicemente fatto attenzione, ma non abbiamo avuto alcun problema.
C’è chi dice che rappresenti soltanto un certo tipo di omosessualità: quella dei benestanti, dei viaggiatori che si atteggiano a bohémien e non la realtà nuda e cruda.
Ovviamente, migliaia di fotografi riprendono coppie in maniera più realistica. Questo, il mio, è soltanto uno dei progetti e puntava proprio a colmare il vuoto a livello di immaginario commerciale per quanto riguarda l’omosessualità. Non volevo un progetto politico. Ho cominciato fotografando la vita romantica di coppie eterosessuali, ho fatto così il mio portfolio, poi ho cominciato a fare lo stesso con le coppie gay ed il progetto è andato crescendo molto più di quanto immaginassi. Se la gente cerca la realtà può trovarla in qualsiasi blog gay: lì potrà trovare le loro foto nella realtà. È così difficile accettare un altro punto di vista?
Branden si scalda mentre si scaglia in difesa della sua arte. Volente o nolente, ha la sua fetta di ragione. Non ha imposto la bellezza a nessuno, ma ha deciso di rappresentarla in quanto artista.
Il suo progetto finisce qui, in quello che chiama immaginario commerciale, ma sarebbe interessante sapere quanto la bellezza fisica sia collegata all’accettazione sociale dell’omosessualità. L’omosessualità va bene soltanto se è bella? Forse il problema non è tanto l’omofobia quanto la “bruttofobia”, allora? A voi la parola.
Saluto Branden e lo ringrazio per la disponibilità, non prima di farmi raccontare quali siano i suoi obiettivi come fotografo. Ispirare le persone, mi dice, con un po’ di bellezza. Sono un artista ispirato da altri artisti, spero a mia volta di ispirarne altri. Se poi nel percorso posso portare la gente a parlare di amore, uguaglianza e tolleranza, allora diventa fantastico.
Il discusso progetto è quindi un lavoro anzitutto artistico e, solo secondariamente, una rivendicazione dei diritti omosessuali. Ridimensioniamo quindi la questione e guardiamoci le belle foto di Summers. Sognando un po’.