Una questione di principio
Non è insolito trovare che in una sola strada vi siano due comitati sullo stesso tema. Il comitato è un tipico caso di conflitto di interesse, non con se stessi, ma con gli altri. La tecnica, non l’unica ma la più diffusa, è quella di sostenere i fatti propri disegnandoli come collettivi, e dipingendo quelli altrui come nocivi e settari.
Così si svolgeva la lite tra due tratti contigui di una piccola strada. Motivo: la sistemazione del mercato rionale. Ciascuna fazione non negava l’utilità del medesimo, a patto che fosse posto nella zona confinante. Finché l’amministrazione, sentiti tutti, fatte tutte le assemblee serali, letti tutti i comunicati stampa, prese dopo mesi la decisione. Gli scontenti non si dettero ovviamente pace e, quando arrivarono i vigili a sistemare le protezioni del mercato rispetto al traffico, scesero per strada per bloccare i lavori. Scene già viste ma caratteristiche di un sistema democratico: volantini, capannelli, discussioni, toni sovraeccitati.
Subito fu inviato un dirigente, tal Franco Colomba, a vedere di comporre l’ennesima controversia. Che si ritrovò nel tipico marasma di gente concitata, che parla in contemporanea, che rifila ogni colpa agli altri e definisce irrinunciabili le proprie pretese. A guidare la protesta una signora, distinta, professoressa Sandra Arduini, agguerritissima. Che subito mise in chiaro con il dirigente tutti gli errori che l’amministrazione avrebbe commesso procedendo per quella strada: più traffico, più inquinamento, più rumore. Un insieme che avrebbe gravato su un’area afflitta già da un altro male: “Perché c’è anche il treno…”. E in effetti, pochissimo più in là lungo la ferrovia che tagliava la città, sostava un treno, di quelli veloci. E che c’entrava il treno? Alle ore più diverse, ma soprattutto la notte, sostenevano i protestanti, si metteva in moto e tormentava il sonno delle persone perbene.
Tornato in ufficio il dirigente decise di capire meglio. Chiamò le ferrovie si fece spiegare il mistero del treno fermo ma rumoroso. Scoprì così che quello era il treno veloce di riserva, quello che parte quando un altro si rompe. E la messa in moto periodica era per tenerlo pronto sempre. Un bel fastidio. Chiese perciò, forte dell’avallo politico, che il treno fosse spostato altrove, anche se questo avrebbe comportato un maggior esborso per le ferrovie. Tutto felice per il risultato chiamò il comitato. Ma la professoressa non parve contenta, farfugliò un grazie poco sentito e riattaccò.
se il treno viene tolto loro non possono fare più causa per danno biologico
Il dirigente non ha parole, ringrazia della lettera e congeda la signora. Chiama le ferrovie e annulla ogni richiesta. Che mondo. Ovviamente il mercato è rimasto proprio lì, dove l’agguerrito comitato non lo voleva.