Errori “fondamentali”
Siamo in strada, c’è una bella giornata di sole, una di quelle in cui si vedono tante famigliole a spasso. Mentre gustiamo una meravigliosa sigaretta post-caffè (perchè ho deciso che siamo tutti fumatori e caffeinomani), la nostra attenzione viene attirata dalla voce di un padre che sgrida il proprio figlio. Accantonando ciò che riguarda le fantasie sui rimproveri e sui ricordi del proprio rapporto padre-figlio evocati dalla scena, la prima cosa che un essere umano solitamente fa è cercare di darsi una spiegazione di ciò che sta avvenendo.
È un papà cattivo che non sa educare il proprio figlio? Il bambino avrà disobbedito in qualche modo, magari allontanandosi troppo da solo, e quindi ha fatto bene a rimproverarlo?
Se avete scelto la prima opzione, complimenti! Avete fatto una attribuzione interna; se avete scelto la seconda invece, complimentissimi! Avete fatto una attribuzione esterna.Nel primo caso avete dato una causa disposizionale a ciò che avete visto, vale a dire che i motivi di quel comportamento sono ascrivibili a caratteristiche di personalità della persona; nel secondo invece avete dato una causa situazionale, legata cioè a tutta una serie di fattori che non riguardano il modo di essere in sé della persona. Appare evidente come cambierà la nostra impressione sulla situazione – e soprattutto sul papà – in un caso o in un altro!
Essendo padre e figlio solo personaggi del mio esempio non sapremo mai chi ha ragione, ma neanche nella vita di tutti i giorni disponiamo di tutte le informazioni necessarie per capire le cose come stanno davvero. Che poi in molti si lancino lo stesso in minuziose ricostruzioni del perchè e percome basate su congetture, presunti indizi e teorie personali che tagliano spavaldamente fuori interi pezzi di realtà, beh, è un male che temo sopporteremo a lungo.Proprio questa mancanza di informazioni, ad ogni modo, ci porta con frequenza a commettere quello che è stato definito da molti l’errore fondamentale di attribuzione; la tendenza, cioè, a spiegare il comportamento delle persone come diretta conseguenza del loro modo di essere, trascurando i fattori situazionali (che, ricordo, difficilmente riusciamo a conoscere).
Mica una roba da niente. Mi pare che tra “è proprio uno stronzo” e “deve essere parecchio stressato”ci sia una sostanziale differenza. Chissà quante volte sbagliamo, e chissà quanto questi errori ci portano ad avere una percezione distorta delle persone, oltre che delle situazioni. Fortunatamente le persone che ci interessano sono solo un numero limitato, e avendo a che fare con loro impariamo più o meno a capire quanto un determinato comportamento dipenda dal loro modo di essere e quanto invece no, se la nostra amica è una pazza isterica oppure devono averle ammazzato il gatto, rubato lo stereo, sequestrato la macchina e averla presa per i capelli per farla reagire in un certo modo… oppure una via di mezzo.
Al di là di questo “errore” trovo molto divertente notare le differenze nel modo di fare attribuzioni delle persone, soprattutto quando queste differenze sono estremizzate. Secondo me ce li abbiamo tutti due amici comparabili sotto questo punto di vista: quello che tende a giustificare qualsiasi cosa e a sparare “vabbè capita” a raffica e quello che si impunta, che non concede mai il beneficio del dubbio, sempre in mala fede manco fosse San Tommaso. Il primo ti fa passare la voglia di discutere, cominci solo ad immaginarlo vestito da Eraclito, seduto su una pietra sulle sponde di un fiume a dire continuamente “panta rei” (che tra parentesi, e veramente tra parentesi, non l’ha mai detto), e tu, logicamente, gli tiri le pietre con la fionda. Il secondo è semplicemente odioso e non c’è altro da aggiungere.
E voi? Siete sicuri che i vostri giudizi siano accurati? O forse qualche volta – o forse di più – cadete anche voi in giudizi affrettati, che non tengono conto delle possibili spiegazioni alternative? Beh, spero che da oggi ci farete più caso!