Tanto rumore per niente
Pensavo al rumore, controparte del suono notoriamente fastidiosa e praticamente onnipresente nel quotidiano. Ai martelli pneumatici alle sei del mattino (Lavori in corso, quei rumori molesti del vicino di casa) o durante l’esame di statistica. All’aspirapolvere che va avanti e indietro per il pavimento di casa, al suo rumore che diventa ora più forte e vicino ora più debole e lontano, che sembra di mettere la testa nel motore di un aereo e fare avanti e indietro. A mio fratello che inspiegabilmente, in questo momento, ha deciso di fare ciò che non faceva da mesi: suonare la batteria. Al rumore delle bombe in terre lontane.
Al ticchettio delle lancette nelle notti insonni, cancellato solo dalle luci dell’alba. Ai freni dei treni che fanno un rumore illegale, violentando brandelli di sogni ancora fluttuanti nella testa dei viaggiatori, al mattino presto. Al tempo quotidiano scandito dalla frequenza e dall’intensità del rumore dei clacson. All’interferenza delle stazioni radio, quella volta su cento che mandano una canzone decente.
a me il rumore non dispiace, neanche nella musica
Per molto tempo “Robotchant” è stato il mio nickname un po’ ovunque sul web; mi piaceva pensare che l’intenzione di questo pezzo fosse quella di voler in qualche modo umanizzare le macchine, nell’era in cui hanno sostituito l’uomo in molti compiti, concedendogli la facoltà del canto. Eppure il canto che ne viene fuori è tutt’altro che assimilabile a quello di un umano. Per quanto possa essere un pensiero affascinante, difficilmente vedremo mai delle macchine i cui ingranaggi producano suoni armoniosi, e intanto il canto che risuona nella testa di migliaia di lavoratori, ogni giorno, è proprio questo. Se avere un martello pneumatico in testa a me da fastidio, il tizio che ce l’ha in testa tutti i giorni come si sentirà mai?
E poi voglio dirla tutta, io abito in città, per me il rumore è fondamentale. Il rumore della macchine che sfrecciano la notte sulla strada di casa mia, le brusche frenate che spesso ne derivano, per me sono meglio di una ninna nanna. Il rumore del camion della spazzatura che passa inesorabilmente alle cinque del mattino è un qualcosa che mi culla nelle ultime ore di sonno (che a volte in realtà sono le prime). I clacson e le urla della gente in strada, appena sveglio, sono una tenera voce che sussurra: “Buon giorno!”.
Ok, forse sto esagerando, ma la sostanza è che imparando a convivere col rumore si può anche arrivare ad apprezzarlo, e perfino a non poterne fare a meno. Sono pronte a giurarlo le persone che su www.simplynoise.com vanno a far scorta proprio di puro rumore. Sostengono che avere un rumore bianco di sottofondo aiuti a concentrarsi, e c’è chi addirittura afferma di non riuscire più a studiare senza. Io sono sincero, l’ho messo su mentre scrivevo, ma dopo un quarto d’ora ho preferito sostituirlo con una sana e normalissima canzone. Non sono ancora arrivato, fortunatamente, ad amare i rumori più dei suoni.
A pensarci, proprio come suono e rumore, ci sono un’infinità di cose che hanno una controparte, e chissà che sapere di poter arrivare addirittura ad apprezzarne qualcuna, imparando a conviverci, renda più leggeri nel viverle.