Cielo monodose da tenere in tasca
Il periodo più bello dell’anno per me è sempre stato la primavera.
Il torpore che ti prende quando il sole è tiepido e i gridolini di gioia volano da una strada all’altra.
I profumi delicati e il vento soffice, i capelli che si sgranchiscono dolcemente.
E le facce che sembrano più sorridenti, i colori dei volti più naturali e sani.
I pomeriggi sonnacchiosi e accesi; nel verde, con gli amici e la felicità sotto braccio, una felpa arrotolata come cuscino.
La primavera possiede questo strano dualismo contrastante. Sa essere dolce, lenta e pacata, e più di tutte le altre, sembra proprio accarezzarti e trattarti con i guanti candidi di tutte le sfumature pastello dei petali che sbucano e svolazzano, o vengono strappati; pare un amante dai modi materni, non ti fa sobbalzare e non vuole turbarti in nessun modo possibile.
Eppure, nonostante faccia socchiudere le palpebre in un’espressione serena, ha una certa forza fiammeggiante, un nucleo luminosamente forte e minaccioso appallottolato in grossi pezzi di carta color giallo chiaro.
Lo stesso cielo ha un colore vibrante, che ti scuote, che ti sveglia la coscienza, che ti rende in grado di ammirarlo e incamerarlo, di prendere le misure cromatiche giuste per odorare tutte le possibilità del domani.
Non esiste un colore più forte dell’azzurro di primavera. Nemmeno il rosso sangue.
Nessun celebre pennello potrà mai cristallizzarlo su tela.
Eppure sarebbe comodo. Azzurro in monodosi, da tenere in tasca o in borsa, a fianco alle bustine di zucchero rubate al bar e al burrocacao stick.
Lo immagino in confezioni molto piccole, in scatolette quadrate dal packaging poco invitante, di un bianco sporco di cartone grezzo, perché il contenuto è di uno splendore troppo sensazionale per essere infangato da un bordino dorato, un design d’autore, o una erre cerchiata.
E nella trama del cartone, ruvida al tatto e alla vista, si insiederebbero i granelli di polvere che si trovano e si abbracciano, stanno insieme e si ammucchiano nell’angolo di ogni tasca che si rispetti.
Sarebbe comodo portarsi dietro un pezzo d’azzurro, trovarsi sconfortati in una giornata no, aprire la scatolina, e lasciarsi invadere dal flusso del colore.
Adoro questa felicità di colori, della natura e della città.
Mancano ancora una decina di giorni alla primavera, ma Barcellona mi sta già regalando cieli soffici e intensi.
Non vedo l’ora di abbracciarla mentre sboccia e rimanere impigliata nei suoi rami pieni di fiori e nastri colorati.