Road tripping Australia: la prima volta che…
Il tempo passa e qui sembra non essere il nostro momento: sentiamo di ragazzi che giungono spauriti e nel giro di qualche giorno trovano impiego, altri che vogliono solo farsi la tipica avventura delle farm, ossia vivere la parte rurale dell’Australia, e poi ci siamo noi che decidiamo di punto in bianco di prendere tutto e partire all’avventura invece di continuare a sprecare denaro utile pagando affitti di case di città che per il momento non ci offrono grandi cose e soprattutto non ci aiutano nella ricerca professionale.
Io e il mio team ci organizziamo e partiamo per un road trip e mal che vada o troveremo qualcosa lungo la strada o ci fermeremo in qualche punto a cercare, nuovamente, fortuna. Forse questa volta toccherà a Brisbane, o forse torneremo a Melbourne… Qualcosa ci inventeremo.
Il road trip australiano ha inizio. Qualche anno fa, proprio nello stesso periodo facevo la stessa cosa percorrendo però le strade statunitensi: viaggi intensi, pieni di emozioni, buone o cattive che siano, ti scolpiscono. Per questo adoro i road trip e sarebbe un sogno poter passare la vita viaggiando.
L’itinerario non ve lo posso spiegare al dettaglio perché si va un po’ a caso seguendo il flusso, ma posso sicuramente stilare un elenco di tutto ciò che ho sperimentato da quando siamo partiti, e potrei definirlo il viaggio de “la prima volta che…” completando la frase più e più volte.
…ho avuto il terrore di guidare al buio per paura di investire animali selvaggi (leggi canguri e simili) che non sono visibili di giorno se non come carcasse ai lati della strada, cibo per altri animali. Gn!
…ho visto canguri selvaggi e non allo zoo, finalmente!
…ho rischiato di investire un lucertolone stile drago di Komodo, per fortuna non è successo, ma ho avuto la conferma che i rettili pensano perché mi si è stretto il cuore a vederlo nel panico, indeciso più e più volte se scappare a destra o a sinistra, incapace di prendere una decisione e sopraffatto dalla scelta oltre l’istinto.
…ho camminato lungo le coste australiane con i piedi affondati nell’acqua dell’oceano Pacifico e ho osservato come le onde si infrangono sugli scogli dopo ampi cavalloni… Quanti pensieri, quante cose da voler dire tenendole taciute, quanta contemplazione, per cosa poi? Chissà!
…ho accompagnato con lo sguardo un’aquila sollevarsi in volo dal ciglio della strada con movimenti talmente aggraziati da sembrare finta. Un vorticoso sbattere d’ali che sembrava danzasse classico.
…ho contato falchi su falchi volteggiare in perlustrazione sopra di noi e poi giù a caduta libera fino a sembrare che tocchino l’asfalto per poi planare fino alla postazione preferita senza timore di essere investiti.
…ho attraversato il tropico del capricorno e perso il conto della differenza di fuso orario in un Paese dove anche le mezze ore fanno la differenza.
…ho attraversato paeselli sperduti di qualche decina di anime se non meno, altre città fantasma che però al centro ergono simboli come “l’albero della conoscenza” in memoria di un eucalipto sotto le cui fronde sono stati illuminati personaggi che hanno dato vita al partito dei lavoratori australiano.
…ho tremato al passaggio per la Roswell australiana ossia la “città degli UFO”, perché mi fa sempre un certo non so che pensare agli avvistamenti, alle verità nascoste o bugie inventate, ai complotti, ai governi, ai segreti, ai misteri… Mah
…ho sorretto le palle del Diavolo -licenza dell’autrice – dette Devil’s Marbles in realtà, che sono quelle straordinarie rocce sferiche messe lì, nel mezzo del nulla, scolpite e modificate dagli agenti atmosferici facendole apparire maestosamente impressionanti nella loro magica essenza di fenomeno naturale (E se le avessero portate gli alieni? Scherziamoci un po’ sopra, suvvia!).
…ho perso lo sguardo ad ammirare il nulla, le distese di niente per centinaia di chilometri e la linea dell’orizzonte, un filo scuro fino a dove non riesci più a guardare e il cielo che la tocca schiarendosi a tal punto da sembrare solo luce bianca che ti abbaglia, ma per poco.
…ho pensato, meditato e sperato mentre, per la prima volta, alzando il naso al cielo di notte ho “visto cose che voi umani non potete neanche immaginare“: un velo blu scuro colmo zeppo florido e infinitamente ricoperto di stelle. Tante, mai troppe, tanto da poter visualizzare la Via Lattea che devo aver visto ancora solo da piccola, tanto tempo fa, quando l’inquinamento luminoso ancora non aveva la meglio sul buio della notte. E ti senti piccola…
La lista proseguirebbe ancora, ma devo lasciare qualcosa in sospeso,altrimenti svelo tutto subito. Domani si prosegue nella corsa e al momento siamo dovuti scappare da una delle cosiddette “città dell’outback” perché una signora che portava a spasso il suo meticcio di Dingo ci ha avvisati del fatto che vengono bruciate le macchine e non conviene sostare per la notte in questo posto. Evviva… Mmm.
Cheers mates!
Foto di Alessandro Covre.