La gioia sta più in alto
L ’aveva incontrata sull’autobus. Facevano insieme lo stesso percorso almeno fino alla fermata in centro. Lei saliva prima, la trovava quasi sempre a sedere vicino alla macchinetta per obliterare (un giorno verrà fuori lo sciagurato che ha usato per primo questo termine per la timbratura dei biglietti).
Accurata nel vestire, mai originale, colori un po’ spenti, ma molto ordinata. Capelli sempre a posto, corti, con un po’ di frangia. Un viso pulito, sguardo intelligente ma timido. Una figura complessiva niente male, anche le gambe sembravano di buona fattura, sebbene i tacchi bassi non le valorizzassero molto. Non le mancava niente, magari un po’ di verve. Quanti anni? Forse ventitré o ventiquattro, o anche di più, ma portati benissimo.
Non sapeva che fare, avrebbe voluto fermarla, ma non amava fare l’imbroccatore da strada. Poi con quella timidezza, sarebbe scappata via al primo accenno di interesse. La storia andava avanti da oltre un mese, da quando Carlo Beneforti, 30 anni, dottore in economia alla Cattolica, aveva cominciato a lavorare alla divisione finanza di una grossa compagnia di assicurazioni. E lei che faceva? Segretaria? Commessa? Impiegata in banca? Non aveva l’aria di essere laureata.. Ma perché, che faccia hanno le laureate?
cominciò a arrancare lentamente lungo il tragitto della trama di nylon, finché questa non si trasformò in un pizzo consistente e poco dopo in caldo tessuto umano
Il sabato sera erano insieme, e della timidezza non c’era molta traccia, gli occhi erano penetranti e le mani avevano un che di languido. Una bella serata, rilassata e allegra. Finita con lungo bacio in macchina. Un bacio che durava. E così Carlo decise, sebbene fosse la prima sera, di capire meglio e le pose la mano sul ginocchio. Poi, seguendo il versetto che dice “la gioia sta più in alto”, cominciò a arrancare lentamente lungo il tragitto della trama di nylon, finché questa non si trasformò in un pizzo consistente e poco dopo in caldo tessuto umano. Un attimo, e poi su ancora. Capì allora che l’ultima frontiera era un tanga al massimo di venti centimetri quadrati. Si preparò all’assalto finale, ma un microscopico rovello assalì lui: era la biancheria di sempre o l’aveva indossata per lui, già dalla prima sera? Il desiderio e l’orgoglio virile lo fecero proseguire, ma un retro pensiero si era ormai insinuato, più in fretta e più in fondo di quanto lui si fosse insinuato in lei..