Lo stupidario niù generescion
“Il nostro piatto tipico è spaghetti alla vongole”.
“No grazie, non mangio il pesce”.
“Ok allora glieli faccio con i frutti di mare?”… devo non aver capito molto bene: ma da queste parti i frutti di mare sono forse il pero, il melo e il banano da spiaggia? Ma io non lo so… E poi dicono che li prendi e ne fai un articolo per facciunsalto!
Che poi, in realtà (a parte questo cameriere sfuso che è la solita eccezione che incontri quando meno te l’aspetti e che quindi ti trova impreparato), tutti gli altri soggettoni di questo calibro vivono in gruppo, cresciuti in cattività, tutti concentrati in un ufficio a me noto e che frequento per necessità professionali. Tutta gente che pare sia stata segnalata dalla redazione del Grande Fratello che, non avendo potuto selezionarla in massa per il programma TV, l’ha premiata raccomandandola per ruoli di prim’ordine a capo di scrivanie che dovrebbero dare risposte ad un popolo che invece moltiplica le già innumerevoli domande. Gente apparentemente normale ma subdolamente volta a crearti disequilibri cosmici. Gente apparentemente comune ma geneticamente alterata per farti sentire un disadattato irreversibile. Gente apparentemente semplice ma invece dotata di raffinati e avveniristici programmi involutivi per inibirti l’accesso remoto al tuo sistema cognitivo.
Gente, insomma, che se non la conosci… mo te la presento io. E dopo diversi anni di esperienza sul campo è chiaro che faccio solo una striminzita sintesi delle perle raccolte o mi toccherà creare un’enciclopedia informativa da distribuire a pagamento, in perpetuo vivere, solo nei migliori negozi e in fascicoli settimanali. Feste comprese. La prima uscita a solo un euro.
E dunque c’è il tipo riflessivo che prende tempo: “Insardà abbia pazienza, le cose non si fanno mica seduta stampa”.
E c’è quello ligio e timoroso della norma: “Non dipende da me, è la legge sulla prais”.
E c’è il tutore della sicurezza informatica: “Ho protetto tutto il sistema con una serie infinita di passuer”.
E c’è il mal comune mezzo gaudio: “Il problema non è solo in questo ufficio ma anche in tutti quelli delle zone dimitriche”.
E c’è il nostalgico vecchio buontempone: “Non ho più l’età. La moto ormai è finita su un piede di stallo”.
E c’è il maratoneta evangelico: “È da stamattina che corro. Mi hanno mandando da Ponzio a Pilato”.
E c’è l’ottimista che la buona notizia te la dice sempre dopo: “Ci hanno massacrati ma… dolce in fundus… Ce l’abbiamo fatta!”.
E c’è quello che ama sperimentare i nuovi sapori: “Ho bevuto una specie di sugo di frutta all’assenza di nocciola”.
E c’è quello che lascia le cose in sospeso in attesa dell’intervento del fato: “Questa pratica, per il momento, la mettiamo in stenbaich”.
E c’è quello di ultima generazione “Mi sono collegato con l’aifons”.
E c’è quello dalla diagnostica celere: “Sicuramente gli sarà venuto un ics cerebrale”.
E c’è il coniatore di neologismi onomatopeici: “Non è razzismo, è solo che noi siamo cristiani e loro dissulmani”.
E c’è quello che manifesta pessimismo biologico-esistenziale: “Devo accompagnare mia moglie a fare il disagio ormonale”.
E c’è il super tecnologico padrone della comunicazione d’assalto: “Io ho sia la Tim che la Wincs”.
E c’è l’indefesso e sempreverde intenditore di pallone e filosofo del lunedì: “Non è perché sono dell’Inter, ma il giocatore più forte è il nostro portiere: Andiamovic”.
E c’è il tutore dei diritti umani: “L’ho difesa a spada trac”.
E c’è il tenero sostegno agli analfabeti: “Firmi qui dove le ho messo la icchese”.
E c’è chi tenta in ogni modo di pararsi il freddo: “Ho un diavolo per cappello”.
E c’è l’apocalittico: “È stata la goccia che ha fatto traboccare il vano”.
E c’è il critico musicale anni ottanta: “Una coppia vincente fu certamente Minghietta e Minghi”.
E c’è l’esterofilo poliglotta: “Carlo non lo sopporto, invece il principe Williver mi piace molto”.
E c’è l’immancabile latinista tollerante che rende la misera quotidianità colta e aulica: “Mi piace come la pensa Vladimir Luxuriam”.
E poi c’è anche chi deve scrivere “perché” e scrive “xké”, che deve scrivere “solo” e scrive “sl”, che deve scrivere “tutto bene” e scrive “tt bn” perché, almeno così dicono, risparmiano del tempo… e noi tutti qui invidiosi e ossessionati a chiederci cosa mai faranno con tutto quel tempo libero!
Gente che, a questo punto, fa risultare il linguaggio dell’amico mio Maccaus nientemeno che comprensibile e raffinato, manco fosse l’ispirato paroliere del più ricercato dolce stil novo.
(Maccaus che, per intenderci, è il mio fido santone, esperto in frode postale e alchimia dell’appropriazione indebita, noto per le mistiche frasi estatiche, di senso totalmente incompiuto e astruso, citate esclusivamente per tentare – invano – di impressionare. Frasi del tipo: “Mi stai infristulando con questa storia del panperlinci brillu gnevole del cerripetuncolo!” – storia che, tra l’altro, giuro di non conoscere minimamente… Ma quando non capisci quello che una persona dice, non è che puoi opporti. Cosa vuoi replicare? Cosa puoi contestargli? Avete mai visto qualcuno, in tanti anni, contestare Di Pietro?)