Il giorni dei morti – L’autunno del commissario Ricciardi
Ieri sera, al botteghino del Pozzo e il Pendolo, c’era una fila lunghissima. Ieri sera, benché fosse già il terzo week end di replica, c’era il sold out (per il secondo sabato consecutivo). E’ splendido constatare come il lavoro duro un prodotto di qualità ripaghino degli sforzi. L’atmosfera è piacevole, i divanetti, le luci soffuse. Questo teatro è una coccola. Mentre fuori, in piazza, c’è rumore, festa, passeggio, lì dentro è un mondo ovattato ed è sempre piacevole ritornarci.
Tutta questa gente è accorsa per assistere alla rappresentazione de “Il giorno dei morti”, trasposizione letteraria del famoso libro di De Giovanni, per la regia di Annamaria Russo. E ha fatto bene. Il passaparola, quando vale la pena, va veloce come il vento.
Per chi è appassionato del genere, e in particolare del Commissario Ricciardi, è un appuntamento che non si può in alcun modo perdere. Il libro viene scucito con delicatezza e viene ricostruito pian piano come un puzzle, per dare vita a questa piece teatrale. Spesso si resta delusi quando un libro viene “adattato” alla scena, ma non qui, nonostante si debba riconoscere che non è affatto semplice portare la letteratura in teatro, e che il rischio di disattendere le aspettative è alto.
Quando finisce, ti dispiace che sia finita. Anche se hai un po’ di magone e un nodo in gola, ti dispiace andare via.
Sul palco un fantastico Nico Ciliberti conferma la sua bravura mentre interpreta il commissario Ricciardi, e con lui Ramona Tripodi e Valentina Vacca, da spalle diventano pilastri fondamentali della sceneggiatura.
Nico, modulando via via la voce, diventa ispettore, sacrestano, “femminiello”, tata, amante e amata e tanti e tanti altri personaggi. Pur restando se stesso dà la sensazione tangibile del cambiamento, anche se in uno stesso discorso ci sono tre, quattro personaggi che si alternano: li si riconosce tutti, uno ad uno, senza perdere mai il filo del discorso, e avendo una chiara mappa di ciò che sta accadendo. E di cose ne accadono eccome.
Perché non vuole credere che un bambino, orfano e denutrito, “cacaglio infame” è morto semplicemente di stenti sullo scalone della Chiesa di Capodimonte?
Quando finisce, ti dispiace che sia finita. Anche se hai un po’ di magone e un po’ di nodo in gola, ti dispiace andare via.
Fateci un salto, ne vale davvero la pena.
Repliche stasera, ma anche il prossimo week end.
Teatro Il pozzo e il pendolo
Piazza San Domenico Maggiore, 3-Napoli
Tel: 081 542 20 88
info@ilpozzoeilpendolo.it
Orari: sabato ore 21.00, domenica ore 18.30