…e Sydney DOC sia!
Un venerdì come tanti altri, una passeggiatina in centro, un po’ di arietta fresca, giusto perché a Sydney dovrebbe essere estate e la temperatura normale si aggirerebbe sui trenta – minimo – gradi, se non ci fossi io a sconvolgere il tempo meteorologico, e BAM! Team! Cos’è quella cosa in lontananza? Sembrerebbe una fiera. Avviciniamoci.
Come nella mia zona di residenza italiana esistono il Vinitaly a Verona, il Sapori Pro Loco a Codroipo, il Friuli Doc a Udine eccetera eccetera eccetera, anche a Sydney abbiamo trovato un angolino di paradiso. In realtà si chiama Sydney Cellar Door. Schifo. Noi lo chiameremo Sydney DOC.
Strutturalmente è come le nostre fiere: gazebo bianchi con esposizioni di aziende vitivinicole che propongono i loro vini a piccole dosi prepagate allo stand centrale, dove ti vengono consegnati due bicchieri e un tot di coupon a seconda della somma che vorrai spendere. Noi siamo poverelli, ci limitiamo al livello uno: cinque assaggi e nessun omaggio.
Alternati ai tendoni bianchi ci sono anche gli spazi con cibo tipico da un po’ ogni angolo del mondo, prevalentemente orientale e, immancabile, il tocco italiano con lo stand “Via Napoli” che offre pizza, pizza fritta, calzoni con Nutella e panzerotti ripieni secondo il gusto dei clienti.
Non sapendo da che parte cominciare, scegliamo uno starter a caso. Dove andiamo? Dove c’è la donna che sembra gentile. Andata. Assaggino di rosso? Ok, Barbera. Leggero, non fastidioso a livello di papille gustative. Secondo il mio team, ottimo a cena.
Il secondo cade sul vino Shiraz, o Syrah. Sempre rosso. Il colore è più acceso e il gusto sembra più corposo. Il team non concorda. Sembra sia più leggero e annacquato. Si vede che siamo esperti. Poco importa il “fruttato”, delicato al palato, lieto alla deglutizione, un’esplosione di gusto. Butta giù, che passiamo ai bianchi.
Eh no! Il terzo lo facciamo rosé. Così non sentiamo troppo lo stacco rosso – bianco. Non è vero? Non importa. A noi piace pensarla così.
Inizio a cambiare tattica di approccio. Le donne versano sempre più bevanda al bicchiere di destra. Io tengo sempre quello a sinistra. Ovviamente. Tentiamo l’ultima volta. Il rosé in realtà ci stava. Dolce, frizzantino. Ci piace. Il prossimo lo chiediamo ad un uomo. Così vediamo se riempiono di più quello di sinistra! E sia!
Cercando un nome di “bianchi” conosciuto, passiamo in mezzo alla zona “cibo riparatore, asciuga liquidi” dove tutti, e dico tutti, hanno il piatto che sembra andare per la maggiore: uno scatolone stile cartone della pizza, ricolmo di pane carasau, mozzarelline, insaccati di ogni genere – soprattutto prosciutto crudo e salame – , formaggi e olive grandi, piccole, medie, piccanti, ripiene, nere o verdi. Il tutto per la modica cifra di quaranta dollaroni. Ovviamente, made in Italy. Per oggi passiamo, domani magari vediamo.
Hello! Possiamo provare uno dei vostri vini più dolci? Il gentil signore ci versa un vino deliziosamente dolce. Assomiglia ai nostri moscati, o al Verduzzo, ma non è frizzante, e lo gustiamo piacevolmente. Brava! E poi a me, ne ha messo di più.
Resta un unico coupon. O la va, o la spacca. Tentiamo con lo stand dove i promoter sembrano sommelier che sanno il fatto loro. Possiamo averne uno dolce? Certo, ci risponde. Vi do il nostro vino migliore che ha vinto tantissimi premi e bla bla bla. Ringraziamo con un sorriso, non proprio del tutto convinti. Sorbiamo.
COOKOOTHAMA DARLINGTON POINT
BOTRYTIS SEMILLON 2008
Bim! Bum! Bam! Altro che esplosione di gusto. Il vino più buono del mondo. E non per scherzo. Il giusto punto di dolcezza, non troppo nauseante, non troppo poco da renderlo secco. Un sapore fruttato, leggeremo nella descrizione poi, che dicono sappia di albicocche e fichi. No, il retrogusto secondo me sa di miele. Buonissimo. Un incanto. Domani torniamo? Ma sì! Una bottiglina, – sì perché essendo un vino di quelli “top” viene imbottigliato in vetri della capacità di un succo di frutta, per fare figura ma che così si finisce subito -, costa sui venti dollari. Ahimè, non posso portarvene a casa un campione, e non posso nemmeno ordinarlo on line e farlo arrivare in Italia: spedizione solo nel territorio australiano. In inglese si direbbe “Sounds Legit” quasi a dire “mi pare ovvio”. In realtà è giusto così. Quando hai qualcosa di speciale meglio tenerlo stretto senza farlo imbarbarire.
Parlavano proprio oggi al telegiornale della truffa del Barolo in polvere, venduto su internet. Ma… perché? Ma quanto tempo ci perde la gente dietro a tali sciocchezze? Ma leggere un bel libro no? Magari sull’enologia, che so.
Ultima, ma non meno importate parte di questa serata in stile “divinazione del Dio Bacco” è il lato positivo di queste feste pubbliche all’australiana. Non è buona cosa vedere barcollare le persone a causa dell’intossicazione alcolica, soprattutto se a causarla potrebbe essere stata una manifestazione cittadina, quindi ad una certa ora si chiude tutto e se non sei contento dell’ebbrezza leggera di qualche assaggino di troppo, sei libero di andartene a casa a spaccarti di qualsiasi altro drink. L’importante è che nei luoghi e locali – bene comune – della città, come il parco e la piazza, non ci siano scene moleste ed inopportune. E bravi Ozzie!