Intervista a Lo Stato Sociale. Tra Italia, emozioni e un concerto con Roberto Maroni
Stato sociale (per quanto riguarda il sistema). E’ un augurio, un’utopia o un’antologia di eventi passati?
E’ un promemoria delle cose da fare. Viviamo in un epoca in cui il mercato ha dettato regole suicide, seminando male e raccogliendo peggio. Creando un modello che non è capace di assorbire le proprie cadute e non sa essere giusto nelle risalite.E’ sempre più stronza, la speranza?No, è giusta e molte volte una cosa da pazzi.Come sta Bologna secondo voi? E il resto dello StivaleIsoleComprese?Bologna da anni non sa che pesci pigliare e nel dubbio si fa prendere in giro. E’ una città che ospita centinaia di migliaia di studenti universitari e non sa sfruttarne le possibilità che questi offrono in termini di vivacità culturale, economia spicciola e futuri formati da investire nel mercato del lavoro. E’ una città specchio delle condizioni della sinistra italiana, che dalle proprie contraddizioni non sa sviluppare un discorso virtuoso ma si inviluppa sulle diatribe piccole e becere, che non guarda al dopodomani ma è retrocessa come tutti al qui ed ora e poi chissà. L’iniziativa personale sotto ogni punto di vista è ostacolata, c’è una feroce esigenza di mantenere lo status quo, senza capire che l’immobilismo è morte.Il resto dello stivale versa in condizioni simili e anche peggiori, perché a Bologna è facile lamentarsi ma guarda altrove come vanno le cose. Non è tutto riconducibile alla classe politica, non è una colpa esclusiva della “kasta”. Dov’erano negli ultimi venti o venticinque anni -mentre una parte di società civile scendeva nelle piazze e cercava di fermare in presa diretta il declino- quelli che ora: “è tutto uno schifo” “mandiamoli a casa” “scie kimike!!1!”? Si godevano i piccoli privilegi che il novecento gli aveva regalato in dote, fottendosene se gli toglievano i diritti da sotto i piedi, se le politiche di sviluppo impoverivano il paese, non c’era una progettualità di crescita vera. Questi ora sono diventati classe politica, occupano il parlamento, si nutrono di un astio generico invocando al complotto, peggiorano l’idea -se possibile- del berlusconismo.Il resto dello stivale versa in condizioni simili e anche peggiori, perché a Bologna è facile lamentarsi ma guarda altrove come vanno le cose.
Mah è difficile parlare di peggiore. I primi tempi -quando eravamo lontani dai “giri giusti”- facevamo cose impensabili, magari terribili magari bellissime. Ricordo (io, Bebo) un concerto più che brutto, difficilissimo, in cui Lodo era parecchio ammalato, giù di voce e con la febbre alta. Eravamo a Brescia. Un’ora e venti di disagio intensissimo. In quella data abbiamo capito per la prima volta come sia necessario imparare ad essere una macchina capace di coprire i problemi di chi sul palco quella sera non riesce a dare il 110%. Poi abbiamo infilato centinaia e centinaia di concerti e più si va avanti e meno da sotto al palco ti accorgi se c’è qualcosa che non va, è una delle lezioni più grandi e difficili che abbia imparato.Il migliore non so stabilirlo, ci sono stati alcuni concerti in cui siamo scesi guardandoci tutti molto soddisfatti. Mi viene in mente il Garrincha Loves Roma per la giornata di merda che si era profilata e il grande successo della serata, o l’apertura di Sherwood Festival 2013 davanti ad una marea di persone. Senza parlare dell’ultimo concerto del tour all’Estragon, o le repliche del teatro-canzone al teatro del Navile. Ma questi sono i miei, se chiedi agli altri ce ne sono tanti e diversi.Quando incontro un musicista chiedo sempre del futuro della musica. Lo chiedo anche a voi.Meraviglioso e di complicatissima lettura. Quando poi smetteremo completamente con la nostalgia del classico e ci dedicheremo solo al domani… BOOM! C’è ancora tanto da fare e tanto da dire, che siano canzonette, chitarroni o la musica delle macchine.Ho fatto ascoltare a degli adolescenti “Abbiamo vinto la guerra”. Loro mi fanno, ascoltando l’inizio: “ci hai messo i suoni dei videogiochi?” Detto questo: che guerra era da vincere?Quella che è ancora da vincere! Il testo è di Lodo ma posso dirti per certo che significa di tutto tranne che “ok, è fatta”, c’è dentro un bisogno di riscossa importante.A quale brano siete più affezionati? Non vale dire robe del tipo: “a tutti siamo affezionati, sono come nostri figli le canzoni”.Aldilà delle singole preferenze ti dico “Abbiamo vinto la guerra” e “Cromosomi”. Anche perchè sono quelle che dal vivo arrivano verso la fine in cui cominci un po’ a mollare, a smarmellare e a gridare come un’aquila.Mondo della musica. Chi buttereste giù dalla torre e perché?La SIAE. Non c’è bisogno di spiegazioni.Fareste mai un concerto in duetto con Roberto Maroni, che si vanta essere un ottimo musicista?Certamente, inizia lui poi noi si sale sul palco e lo si mena forte forte.Il nostro sito si chiama Facciunsalto. E’ mandato avanti da ragazze e ragazzi che scrivono da tutta Italia e dal mondo. Dove vorreste fare un salto, voi?Ovunque, ma soprattutto domani.L’emozione da salvaguardare.Quella da salvaguardare… Farsi sorprendere, in un mondo che ci riempie di informazioni e le cose sono lì a poca distanza. E’ facile appoggiare dentro di sé un senso di pacifica soddisfazione e apatia davanti al mondo. Fuori ci sono miliardi di cose e persone incredibili da conoscere.L’emozione da temere più di tutte.Il senso di disfatta, farsi soggiogare dalla povertà di pensiero, dalla banalizzazione delle cose. Chi ti dice che il mondo ha una dimensione, un colore, un pensiero e così sarà. Vaffanculo.“Lo stato sociale”, per quanto riguarda voi, ora. E’ un augurio, un’utopia o un’antologia di eventi passati. In parole povere: che state preparando?!Cose incredibili!