La signora senza il cagnolino e i nuovi occhi
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel vedere nuove terre ma nell’avere nuovi occhi, M. Proust
E questa volta gli occhi nuovi son arrivati davvero, la signora è andata fuori dall’Europa ed erano diversi anni che non lo faceva, perché c’è un momento per ogni cosa ed ogni cosa nella vita ha un suo momento. Non è un frase fatta o per lo meno non è una frase banale, la vita pare avere delle fasi ben precise, come se contenesse tante vite in una vita sola, e ciò è una gran fortuna, se ci pensi un attimo. Chi fa l’attore, chi lo scrittore, chi il medico o il professore, comunque siamo tutti impigliati nelle storie. Quelle nostre e quelle degli altri incrociati nel cammino, è sufficiente prestare attenzione, basta uscire dalla presunzione di sapere già.
Dunque anche se la signora in Africa è stata tantissime volte, ha valigie piene di ricordi e il salotto come il Museo Egizio, questa volta ritiene che sia stato diverso. Perché noi non siamo fotografie – diceva lei una volta alla sua amica più cara – fermi patinati ed inermi. Il nostro incedere sul filo della vita è un barcollare che punta avanti, e lo sguardo sui panorami che cambiano attorno a noi inevitabilmente ci cambia. Ha visto villaggi berberi, bevuto tè alla menta, dormito in case di fango e paglia, ammirato i mandorli in fiore e tremato su tortuose strade di montagna senza parapetto. Guardato il sole che tramontava dietro la duna più alta, chiuso gli occhi al suono della voce del muezzin, assaporato tajine con le prugne e le albicocche, e si è stretta nella luce dell’alba più chiara.
Tutto già fatto, già visto e già vissuto, allora perché ogni volta è differente? Da ragazza amava parlare e fare fotografie, ora preferisce ascoltare e lasciarsi andare al suono di lingue sconosciute, cercare qualcosa che le parli di sé in un altro modo, in un modo che ancora non sa. Si sofferma sui volti e sulle mani che tanto sanno dirci di ciò che ci assomiglia e ci separa, coglie un guizzo di luce negli occhi di pece e una commozione che scioglie le distanze fisiche e mentali.
E’ l’umano che oggi l’affascina, l’elemento che ogni maglia unisce, così la cosa più bella vista in viaggio è stato il volto di un amico nuovo. Lui le ha raccontato della sua vita nel villaggio di trecento anime, ai confini col niente, dove la dignità delle persone è legata a ciò che sono e non a ciò che posseggono e le ha aperto la sua casa. Hanno mangiato insieme uno accanto all’altra, la famiglia del suo amico con il padre dalla barba bianca che serviva il tè sollevando la teiera con eleganza e rispetto, e i suoi figli le hanno baciato le guance come i figli della signora hanno baciato le guance della madre del suo amico. Il suo amico ha aperto le porte della sua vita, la sua intimità è stata condivisa come il pane che ha spezzato un pomeriggio per dividerlo con la famiglia della signora. Hanno scherzato sugli amori degli adolescenti, e confidato le paure e le speranze per il futuro; torneranno a casa con qualche parola nuova ognuno nella lingua dell’altro, e con la certezza nel cuore che un viaggio è straordinario se al momento di partire ne senti già nostalgia. La signora rientra con la valigia un po’ più vuota e lo spirito più pieno, perché la conoscenza del mondo parte dalle lacrime negli occhi dei suoi figli quella mattina all’aeroporto di Marrakech. “Murrra kush” dicevano nel passato “passa veloce” perché la città incastonata fra le montagne dell’Atlante poteva diventare un pericolo sotto l’attacco dei predoni nascosti. Passa veloce perché il tuo cuore potrebbe avere voglia di restare lì con la semplicità che oggi potresti aver dimenticato.