Eppur si muove, Marco Paolini racconta Galileo
Ieri a Napoli è stata una giornata di primavera. Leggera, solare, deliziosa. Passeggiare di sera per il centro, con quell’atmosfera, è stata una piacevole sensazione. Il Teatro Nuovo si trova a due passi dallo spritzarolo Cammarota e dalla famosissima Nanninella, l’autrice della celeberrima pasta e patate “azzeccosa azzeccosa”. Tutto perfetto insomma. Ciò che non ti aspetti è quello che ti verrà riservato durante i centrotrenta minuti di spettacolo, retto da un abile cantastorie, Marco Paolini. Ma ditemi un po’: a scuola, la filosofia, non era noiosa anche per voi?? E la fisica, la meccanica?? Per carità, se ci ripenso mi vengono i brividi. Non si può evitare di fare un tuffo nel passato, e m’immagino lì, tra i banchi del liceo, ragazzina, a scarabocchiare sul diario o guardare fuori la finestra, invece di seguire la lezione. Di cosa si parla oggi prof? Ah sì, di Galileo. Quello della mela. Ah no, quello era Newton…ma vabbè, più o meno siamo lì…
Eppure, ieri, a teatro, ho avuto la dimostrazione che la storia, o la filosofia, sono tutt’altro che palle al piede. In realtà una palla sul palco c’era, ed era pure ben vistosa. Una mina vagante. Sulla quale l’abile Paolini costruisce il suo monologo. Quant’è efficace Paolini, quanto intenso! Vedi in lui la professione, l’amore, la passione per il teatro. Ha una memoria incredibile; due ore di monologo, durante il quale non perdi mai il filo del discorso e sei sempre coinvolto.
Benché la storia di Galileo a grandi linee la si conosca, ci sono dei particolari della sua vita , talvolta macabri, altre bizzarri, altre divertenti e altre miseri, che tengono incollati gli occhi e le orecchie al proscenio. E’ strano pensare che a quasi quattrocento anni dalla sua morte Galileo faccia parlare ancora di sè. E’ strano pensare che a quasi quattrocento anni dalla sua morte Galileo faccia parlare ancora di sè.
Lo spettacolo diverte e fa riflettere; soprattutto, fa realizzare quanto quella storia così lontana, sia tuttavia ancora attuale. La scienza, la Chiesa, l’innovazione, la superstizione, la politica, l’amore, la passione, le malattie, l’astrologia. Argomenti attualissimi, ancora e decisamente oggi come quattrocento anni fa.
Quanti di voi prima di uscire danno uno sguardo all’oroscopo?? Quelle sono le stesse stelle fisse che utilizzava Tolomeo molti e molti anni fa.
“Non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace“.
Se l’obiettivo di Paolini era avere un’interazione con un pubblico coinvolto nel ragionamento, ecco, può ben dirsi che la sua missione è ampiamente compiuta.
ITIS Galileo in scena al Teatro Nuovo fino al 23 febbraio,
Spettacoli inizieranno alle 21, domenica alle 18,30.