Renzi e i Disturbi della Personalità
Devo essere sincero: Matteo Renzi è un uomo che innesca in me un profondo e debilitante disturbo della personalità. Ogni volta che lo sento parlare, che lo vedo mostrarsi in pubblico, il mio cervello va subito in confusione e non sono più in grado di fare pensieri lucidi e coerenti.
Una parte di me è sempre stata convinta che Renzi potesse rappresentare il vento del cambiamento e una possibilità di riscatto per l’Italia, e ne è tutt’ora convinta. Malgrado molti vedano il suo ultimo atto verso Palazzo Chigi come una prepotente marcia su Roma, io sento che lui sia all’altezza del compito semplicemente perché è un decisionista. E’ ora di finirla che per ogni minima cosa sia necessario discutere per anni senza ottenere alcun risultato (vedi legge elettorale ad esempio), e questo il sindaco fiorentino lo sa molto bene; talmente bene che è disposto a giocarsi il tutto per tutto nell’impresa titanica di risolvere i molti problemi in seno al paese in appena pochi mesi. Questo più che spaventarmi mi rassicura. Finalmente vedo una persona che sembra avere la determinazione e la tenacia necessaria per avere successo là dove gli altri hanno fallito. Da questo punto di vista la mia personalità protende per Renzi, e resta con il fiato in sospeso per vedere che cosa sarà in grado di fare non appena assunta la guida dell’esecutivo.
Ad un’altra parte di me tuttavia, Renzi sta profondamente sui nervi, e non perché abbia cercato l’appoggio di Berlusconi e neanche perché si è rimangiato la parola di non insediarsi a palazzo senza prima aver vinto le elezioni (il mestiere del politico è quello di fare promesse e far credere alla gente che sarà in grado di fare cose straordinarie. Chi crede in un politico leale, corretto e miracolato dalla divina provvidenza vive nel paese dei balocchi). Renzi mi innervosisce perché diventerà capo di un governo non appoggiato in alcun modo dalla volontà popolare, e non del primo, bensì del terzo. Lasciando stare il fatto che ha detto una cosa e ne ha fatta un’altra, l’atto è fastidioso di per sé, senza ulteriori discussioni. E’ vero che il popolo elegge il Parlamento che poi a sua volta elegge il capo del governo (quindi in ogni modo l’elezione diretta non ci sarebbe), ma è altrettanto vero che queste trame ed intrighi nelle stanze del potere, con la gente fuori in condizioni sempre più disperate, non giovano di certo al clima di tensione che si respira in Italia oggi. Da quest’altro punto di vista la mia personalità si sente dunque minacciata dal Renzi, e dal fatto che potrà disporre delle teste degli italiani senza aver passato il vaglio del loro giudizio, tramite il voto democratico.
A questo stato delle cose, il mio disturbo non è purtroppo risolvibile. La diagnosi è fatta, ma la cura tarda ad arrivare, e sono convinto che non verrà in forma di pillola o di clistere. L’unico che può mettere ordine in questo campo minato di sentimenti e pensieri contrastanti e contraddittori è proprio colui che li ha generati, il prode Renzi. Lunedì è salito al Colle per assumere l’incarico. Dalla prossima settimana vedremo come sceglierà di condurre le danze, e io scoprirò quale delle mie due personalità opposte avrà la meglio sull’altra.