L’arte di arrangiarsi, gli Erasmus son campioni
Arrangiarsi in spagnolo si dice “arreglárselas por su cuenta”, farcela da soli.
Vivere all’estero con pochi soldi di borsa studio, da studente universitario, è una bella occasione per mettersi alla prova. È risaputo che (oltre che dei meridionali) l’arte di arrangiarsi è prerogativa degli Erasmus.
Ed è proprio abbracciando questa filosofia di vita che da circa due settimane io e i miei coinquilini sopravviviamo al febbraio barcellonese senza acqua calda né gas. Inspiegabilmente la maggior parte degli appartamenti da studente di questa città non ha il riscaldamento; sia che si trovino nel quartiere più storico del Gotico, sia che stiano nella squadrata geometria del più nuovo Eixample: le case ne sono sprovviste, come se si volesse convincere gli abitanti stessi che a Barcellona-città-del-sole non ce ne sia bisogno.
E il nostro appartamento, come immaginerete, non fa eccezione.
Quindi niente riscaldamento, ma a questo c’eravamo abituati un po’ come tutti. Senza gas, per un intricatissimo problema burocratico di bollette che stentiamo a sbrigliare.
I primi giorni è stato simpatico passare le mattinate a fare il giro della Sagrera, di Gracia e del Born con l’accappatoio nello zaino per una doccia calda in un appartamento amico. Anche ricevere calorosi inviti a cena per una sorta di empatia studentesca è stato bello. Stasera dove si va a cena? Portiamo vino? Rosso o bianco?
È vero che noi Italiani siamo choosy in fatto di cibo, ma come riflettevo con un’altra studentessa Erasmus: la fame è fame (l’unica eccezione è la pasta burro e ketchup, violenza all’italianità; in quel caso meglio la fame). “Solo da quando son partita ho apprezzato il piatto fumante messomi al tavolo ogni giorno per i passati vent’anni. E dire che mi sembrava scontato; mi permettevo perfino di essere pignola su alcuni cibi. Oggi invece mia madre non ci crede ancora che abbia iniziato a mangiare i fagiolini”. Già, come ti fa cambiare prospettiva l’Erasmus. Io invece ho iniziato a comprare i cavoli alla Boqueria. Pensate un po’!
Ma da quella triste sera nella quale la fiammella sotto la pentola per la pasta si è affievolita fino a spegnersi e abbiamo preso coscienza di non poter mettere a punto quel piatto di spaghetti, sigh, da quella sera che ci hanno staccato il gas, anche i cavoli sono un miraggio.
D’altro canto, come diceva Einstein, la crisi è una benedizione perché porta progressi. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. È nella crisi che impari le proporzioni due carichi d’acqua bollente scaldata nel bollitore elettrico da tè + sei bicchieri d’acqua fredda = una doccia veloce senza shampoo, e sempre nella crisi che inventi nuovi piatti cucinati al microonde che nemmeno Enrico Cortese.
È vero che tutto fa esperienza: prendi, impara e porta a casa. Se non ci avessero staccato il gas mi sarei persa cene divertenti e difficoltà avvincenti. Però ora sento di aver recepito la lezione, vorrei un pasto caldo e una doccia rilassante. Torna a casa, gas!