Bocconi amari o solo questione di fortuna?
Una volta si diceva “nascere con la camicia“, per riferirsi alle persone che dimostravano di avere un’ingente quantità di fortuna dalla loro parte… che poi sia legato al fatto concreto e raro del nascere avvolti dalla membrana amniotica non lo consideriamo. Valutavo questo detto e mille altre pillole di saggezza mentre, dopo l’ennesima “fregatura” scoperta da me e il mio team al rileggere il contratto di locazione, tentavo di non strapparmi le dite delle mani a morsi, dal nervoso.
Le elucubrazioni mentali si sa, quando sono alimentate dalle emozioni del momento, diventano film interminabili che hanno il potere di gestire lo stato d’animo della giornata, se non dell’intera settimana, e quando per lo più sono guidate da delusione, rabbia e preoccupazione, quello che ne risulta non è proprio un cocktail alla fragole e panna, dolce e succoso allo stesso tempo. No, direi che assomiglia di più ad un pasticcio di lime e aceto di vino, con punta di tartufo e olio essenziale dell’albero del tè, che, per i non esperti del settore spiego, sa di canfora.
Ovviamente quando i bocconi amari da ingoiare si susseguono a nastro, anche il corpo ne risente, e ti ritrovi con un attacco di gastrite acuta, quello che viene chiamato “il fuoco che ti divora da dentro“, e ti ricordi che, convinta di trovare l’America rilassata e felice in questo altrettanto nuovo mondo, non ti sei portata da casa le vecchie pastiglie che usavi nei momenti neri dell’Italia arida, senza offerte, che ti fa incazzare per come viene gestita e per come non vengono nemmeno presi in considerazione quelli dalla tua generazione in poi! E non ti fanno nemmeno svendite, che so un fuori tutto…proprio niente. E bruci dentro. Lì, e ora qui.
Mentre in posizione fetale aspetto che la mia cura alternativa faccia effetto, la mente viaggia e penso a quante cose non potrò più mangiare perché mi è tornata la maledetta gastrite. Niente più cioccolato, caffè, sostanze irritanti per la mucosa gastrica, e penso al sapore amaro della sconfitta. L’Australia è bella, stupenda, ha paesaggi che ti mozzano il fiato e ci sono alcuni angoli che restano tuttora inesplorati. E’ la società che fa pena, qui o lì, non importa. No no no, non voglio sentir dire “euh, ma che negativa” oppure “ecco la disfattista di turno”, semplicemente esplico una riflessione che, mentre ardevo dentro, ha alimentato il mio povero, sovraccaricato, cervello.
Che sia veramente questione di cu… voglio dire, fortuna? Riformulo: per quanto uno si spacchi la schiena o cerchi disperatamente una via d’uscita, se la dea bendata non ti si fila, non c’è proprio modo per uscire dal tunnel della malasorte? C’è gente che, partita ieri, arriva oggi, e domani ha già un lavoro a portata di mano che le consentirà di condurre una vita serena, affitti pagati senza tirare la cinghia, uscite serali senza pensieri, e filo conduttore in stile Hakuna Matata. Lo potrei ripetere all’infinito anch’io questo refrain se alla fine portasse a qualcosa, “senza pensieri, la tua vita sarà…” ma qui non funziona. Ci sarà qualche interferenza. Maledetta morte invisibile, detta anche wi-fi, mi blocchi le onde della fortuna e mi fai interferire con la sorte. Mannaggia-a-te!
La fortuna! …alla base di tutto? C’è chi ha la fortuna di vivere fino a cent0dieci anni ed arrivare, sano come un pesce con solo gli acciacchi ovvi della vecchiaia, a vedere tre se non quattro generazioni di familiari; gli altri, muoiono prima, altri malati, altri ancora all’età avanzata non ci arriveranno mai. C’è chi ha la fortuna di nascere in una famiglia ricca, vivendo di rendita, senza doversi preoccupare di nulla, se non di “a quale stato vendere la Fiat” o simili. Altri, cominciano da giovani ad aiutare in casa per poter sbarcare il lunario tutti assieme, magari con genitori che si ammalano presto e lasciano la povera prole in bilico, tra il poco poco, il niente, e l’ancora meno. C’è chi ha la fortuna di essere nato in posti dove parole come “diritti umani”, “uguaglianza”, “emancipazione femminile” sono ormai parte della storia e, almeno per certe problematiche, non hanno più di che preoccuparsi. Altri, per una scusa o per quell’altra vengono dati alla luce in paesi inondati di guerre, odio, povertà e quant’altro. Per tutte queste e altre casistiche, di cosa si parla? Di fortuna? E’ questa stramaledetta “divina accecata” la causa di tutti i problemi e di tutti i successi del pianeta? Ma se mai venissi a sapere dove abita, ci scambierei due paroline, così… in “amicizia”. Magari dedicandole la canzone di Masini, quella che fa “Bella str…aaaa”.
c’è chi come Checov, diceva “Che fortuna possedere una grande intelligenza; non ti mancano mai le sciocchezze da dire”!
Saranno tutte frivolezze quelle che dico, ma per fortuna c’è chi come Checov, diceva “Che fortuna possedere una grande intelligenza; non ti mancano mai le sciocchezze da dire”! E allora mi consolo anche con le parole di Epicuro che affermava
“meglio essere senza fortuna ma saggi, che fortunati e stolti”!
mentre mi gusto una buonissima mousse al cioccolato con panna, alla faccia della mia gastrite cronica. Tiè. Sono io il padrone del mio destino, mi ha insegnato Henley; tu, ventura, ripassa pure quando vuoi.
Cheers!