Lo sapevate che…
Il nuovo episodio è pronto. E voi?
Eccolo che si apre con un video creato da Lora per un progetto individuale per il corso di Psicologia delle Donne che non poteva mancare in un college di sole ragazze e che, complicato – direi quasi subdolo – come le sopracitate in questione, con la psicologia femminile aveva poco a che fare. La voce esterna sul tono di quella del doppiatore di Ridge Forrester di Beautiful (quella dei documentari di Quark e Geo&Geo per capirci) ci accompagna durante la ripresa:
“celato dietro il titolo del corso, il mondo della psicologia veniva applicato ad argomenti scottanti dell’attualità scientifica; quei temi che non avresti potuto affrontare in paesi dove addirittura la parola gay o, ermafrodita, suscitavano disgusto e paura, qui erano all’ordine del giorno. A Mount Holyoke le menti delle giovani studentesse provenienti non solo dagli Stati Uniti, ma da tutto il mondo, erano libere di essere plasmate secondo i loro concetti, e non quelli della società odierna, non i preconcetti di coloro che, dall’alto della loro conoscenza, ti instillano nozioni da imparare a memoria e da ripetere durante il giorno dell’esame orale. Qui gli insegnamenti sono altri. Le pratiche sono diverse, e ci si mette in gioco, si rischia il voto, si alza la voce. A MHC si impara a crescere”
Sappiamo tutti come il tono alla Ridge risulti già alquanto romanzato per deformazione genetica, o professionale, quindi non meravigliamoci del tono solenne con cui la vostra coscienza ha pronunciato le frasi qui sopra, nella vostra scatola cranica, e proseguiamo con la puntata.
Lora è in biblioteca. Sta creando un video on line tramite un’applicazione che fa parlare dei pupazzetti secondo ciò che tu scrivi nei loro fumetti. Invece delle solite slide, il computer da collegare al proiettore, o l’imbarazzo da “oratore davanti al grande pubblico da immaginare in mutande” (di cui, a dire la verità, Lora non soffre affatto), lei ha preferito usare la tecnologia. Il risultato è simpatico, e il giorno dell’esposizione la docente apre la casella di posta per proiettare il video in aula.
Lora fa riferimento a due articoli studiati durante il corso che si prefiggeva, al termine del semestre, di arrivare a capire se fosse possibile o meno, nella nostra società, distruggere il concetto di genere.
La vediamo, o meglio ascoltiamo, mentre illustra il suo studio:
“E se non si dovesse distinguere più tra maschile e femminile? Anne Fausto-Sterling con il suo “The Five Sexes: why Male and Female are not enough”– letteralmente “I cinque sessi: perché Maschio e Femmina non bastano” – ha suscitato non solo interesse ma anche riflessione, stupore, voglia di saperne di più. Ciò che propone questa docente della Brown è un esperimento mentale che presuppone l’esistenza di un genere unico che contenga cinque sessi: maschi, femmine, ermafroditi herms, ermafroditi maschili merms, ermafroditi femminili ferms. In tono provocatorio, la Fausto-Sterling lancia una sfida alle convenzioni, collegandosi alle molteplici – sì: non sono solo casi sporadici – operazioni chirurgiche che, nel paesi del mondo cosiddetto sviluppato, vengono praticate a bambini appena nati e che presentano la convivenza di organi maschili e femminili, facendo prevalere quello che dei due sembra più adattarsi alla conformazione esterna del neonato. E il suo cervello? La mentalità che svilupperà una volta cresciuto? E’ stato evidenziato come molti dei suicidi (ma non solo) dell’ultimo secolo, avessero subito queste “mutilazioni legalizzate” quando ancora in fasce, portando squilibri psicologici ed emozionali che sfoceranno nelle conseguenze letali sopracitate”.
La voce fuori campo prosegue il suo racconto, mentre Lora chiede di attivare il video del progetto, (vedi il video cliccando sull’immagine)
“Non è difficile comprendere come al giorno d’oggi, un argomento così strano tale da risultare assurdo venga intrappolato dalla curiosità di una giovane donna sempre in cerca di nozioni nuove per ampliare la sua conoscenza”.
La tele-racconto camera ritorna per poco indietro nel tempo, a prima del giorno dell’esposizione in aula, focalizzandosi su una Lora basita, sgomenta, mentre si informa, legge di esperimenti e studi sul campo- tema della sua ricerca. Trova l’articolo della sua docente, la Professoressa Deutsch, che parla già agli anni del suo periodo da studentessa universitaria, di come il disfacimento del concetto di genere possa aprire orizzonti per una società migliore. Lora legge a voce alta, seduta in camera, ansiosa di trovare altro materiale con cui riempire la sua ricerca:
“In risposta ad un altro articolo che giunge alla conclusione di come l’ineguaglianza sia inevitabile, la Deutsch discute di come dovremmo in realtà riformulare le domande che ci porterebbero a distruggere il concetto di genere: quando e come le interazioni sociali diventino meno legate al genere, se quest’ultimo possa diventare irrilevante tanto da non generare ineguaglianza in alcun campo sociale, e soprattutto far sì che le interazioni in questo ambito siano il punto di inizio per effettuare il vero cambiamento, ossia lo strappo che ci vuole per riformulare tutta un’umanità, nella sua interezza.”
(Undoing Gender, F.M.Deutsch in Gender and Society, February 2007 vol. 21 no. 1 106-127)
Zoom sugli occhi sgranati della nostra TA, il suo sguardo stuzzicato, come preso da un imminente bisogno di scoprirne di più.
La scena ritorna in classe. Continua a parlare:
“Lo sapevate che al termine di un colloquio di lavoro, se a pari merito risultassero un uomo e una donna, valutati con lo stesso metodo, il datore di lavoro opterebbe comunque per l’uomo? No? E invece è così! Perché c’è molto di più nella mentalità umana di quello che si vede. Perché ci sono delle abitudini arrivate a noi attraverso la memoria del genere umano. Ecco appunto, genere umano. Non genere maschile. Non genere femminile. Genere umano. Nonostante le bocche aperte dallo stupore, c’è ancora una lunga strada da fare…”
Nella sua mezz’ora espositiva, Lora menziona esempi riportati anche dai suoi studi linguistici, parlando di come le lingue che per natura sono fondate sul concetto di genere tendano a scolpire una mentalità che differenzia tra uno, l’altro, e chissà poi ancora cosa, alza il tono di voce per farsi sentire fino all’ultima fila di sedie e finisce:
“Ci sarebbero mille e altre cose da dire su argomenti come questo, spunti per altri episodi su temi di questo tipo e suggerimenti per infinite discussioni. Quello che manca alla stragrande maggioranza del genere umano è la voglia di cominciare a parlare.
La pensate diversamente? Ditemi perché”
Fine episodio.