Rimedio post sbronza
Aprite un occhio mentre la vostra faccia è ancora spiaccicata sul cuscino, allungate una mano incerta verso il vostro smarfonz, cercando di capire che ore sono. No, non guardate fuori dalla finestra per vedere se è giorno, notte, mattina o pomeriggio, bensì cercate di acquisire una cognizione temporale attraverso il vostro telefonino…
La testa è pesante, lo stomaco è sottosopra, la bocca pastosa, sulla lingua il sapore di un marciapiede.
Ti alzi, stai male, ti stendi di nuovo. Ti alzi. Ti alzi? Colazione. Meglio di no, vomito sicuro. Magari un caffè. Voglio morì. Non berrò mai, mai, mai più!
L’avete riconosciuto, ci siamo passati tutti, è il “day after”, il risveglio dopo una serata alcolica, una di quelle in cui hai perso il conto dei bicchieri di vino bevuti, o delle lattine di birra, o quel che è. E la domanda è sempre la stessa, per tutti, da sempre: come rimediare?
Ho sentito le teorie più assurde riguardo all’hangover, ho chiesto a più persone possibili, compreso Google, e, a quanto pare, c’è molta confusione al riguardo e ognuno ha il suo personale rimedio.
Bere succo d’arancia, mangiare una banana, farsi un piatto di pasta, ingerire zollette di zucchero, litri di tè verde, pancetta a fette, cicchetti di rum (magari non tutti insieme), passeggiare, fare una doccia fredda, camminare a testa in giù, fare una capriola sotto la doccia fredda mentre mangiate una banana. Tutte opzioni valide, se per voi funzionano.
Diciamo che hanno un senso, chi più e chi meno, a livello chimico e biologico. E qualcuno, da qualche parte del mondo, potrebbe addirittura aver trovato la panacea definitiva, ma prima di parlarvene vorrei fare un po’ di chiarezza.
Vediamo innanzitutto che strada percorre l’alcol, da quando lo ingeriamo al momento in cui ci pentiamo amaramente di averlo anche solo guardato da lontano.
Mal di testa, nausea e malessere generale sono infatti causati dai tentativi del nostro corpo di fronteggiarlo.
Lascerò ora la parola al caro amico Pinot che è qui con me e che potrà spiegarvi semplicemente il meccanismo alla base:
“Salve a tutti, io sono Pinot, sono rosso e sono nato nel 2001. Per chi non mi conoscesse, sono un vino. So un po’ di tappo, ma nessuno è perfetto. Come i miei colleghi superalcolici o le mie colleghe birre, contengo etanolo.
Il mio lavoro consiste principalmente nel passare dalla bottiglia, al bicchiere, al vostro esofago e via nel vostro sistema digerente.
Nello stomaco vengo filtrato dai capillari della parete gastrica. Se avete mangiato un panettone prima di bermi, avete reso il processo più complesso. Sarò comunque filtrato, ma in maniera più graduale e più sostenibile. Bene, ora sono in circolo nel vostro sangue, tra qualche minuto sarò arrivato al fegato.
Questo è il mio ufficio e qui si concentra la maggior parte del mio lavoro, più è efficace il fegato più in fretta posso fare quello che devo fare. È un ufficio in condivisione con un altro gruppo di persone: i medicinali. Bisogna organizzarsi con le giornate, non possiamo starci entrambi, lo spazio è poco, a me quelli stanno pure sulle palle e qui dentro non possiamo lavorarci in due.
Quando arrivo, nel fegato, appendo la mia giacca e controllo le mail, in attesa di ADH e MEOS, due enzimi che servono a ossidarmi e scompormi in una sostanza chimica chiamata Acetaldeide.
Il MEOS è lo stesso enzima che viene utilizzato da quei spocchiosi medicinali, capite ora perché non si può lavorare con loro?
Ora quindi sono un Acetaldeide, ed è qui che volevo arrivare. Più a lungo resto un Acetaldeide più voi state da cani il giorno dopo. Devo riuscire a trasformarmi in Acetato il più velocemente possibile. Purtroppo non dipende da me, è un processo di cui si occupa l’enzima ALDH e una volta che sarò un Acetato, diventerò innocuo. Come velocizzare questo enzima? Quale magico intruglio può farlo lavorare meglio? La doccia fredda a testa in giù mentre mangi un kiwi? Non credo proprio.
Comunque, qui la mia giornata finisce e posso lasciare il fegato, da Acetato quale sono… prendo il cappotto, spengo tutto ed esco. C’è però un problema. Ok, ho staccato, sto uscendo dal fegato e sto tornando nel sangue da buon Acetato, ma se mi avete bevuto in grosse quantità non sarò riuscito a finire tutto il lavoro in una sola sessione e quindi devo portarmi dietro anche le parti di Acetaldeide che non siamo riusciti a scomporre, e questo è un problema, perché vuol dire che vado a spasso nel vostro sangue, in tutti i tessuti, portandomi dietro una molecola tossica.
Comunque, concludo la mia estenuante giornata lavorativa in giro per l’organismo smistato a destra e a manca. Quello che faccio dopo sono fatti miei, non sto qui a parlarvi di corpi chetonici e cicli di Krebs”.
Grazie Pinot per la tua spiegazione, sei stato molto esaustivo.
Quindi, Acetaldeide eh? Vediamo che dice Mr. G. E quello che trovo fa impallidire Alfred, la mia scimmia.
Sembra che, alla fine, la cura uguale per tutti, esista e sia stata scoperta dai ricercatori della Sun Yat-Sen University di Guangzhou. Dopo aver esaminato 57 bevande diverse, che vanno dalle tisane alle bibite frizzanti, hanno scoperto che l’unica in grado di accelerare con estrema efficienza questo processo di trasformazione dell’Acetaldeide in Acetato pare sia la Sprite o un equivalente bevanda analcolica gassosa al limone.
Il professor Edzard Ernst, dell’Università di Exeter (UK), spiega che saranno comunque necessarie altre ricerche che confermino questi risultati.
Da quando ho letto questo articolo Alfred continua a farmi questa domanda: “E se provassimo a bere Vodka e Sprite, insieme?”
Non so darvi una risposta… per ora.