La vita è un sogno,ma poi ci si sveglia
Gli avvenimenti degli ultimi tempi, gli scritti di amici e colleghi, i pensieri, le preoccupazioni e le disillusioni di un periodo abbastanza pesante in ambito emozionale, sono sfociate oggi in un processo personale alla vita dove accusa e difesa si confrontano davanti ad un giudice che, definirlo pretenzioso, sarebbe un eufemismo. Il giudice ovviamente sono io, la data dell’udienza è oggi, e l’aula è sempre la stessa, da qualche paio di mesi a questa parte: a place to call home in Australia, letteralmente, un posto da chiamare casa.
A rincarare la dose, la visione di film che anni or sono avevo forse guardato sotto un’altra ottica e che, adesso, diventano motivo di argomentazione e lunghi scambi di opinione. Allorché, mi viene in mente di riferire su OzzieNotes gli ultimi pensieri della settimana in quel di Sydney, così da rendere partecipi anche voi, aprendovi le porte per ulteriori punti di vista. Giochiamo?
L’accusa chiama a testimoniare Waking Life, film americano di qualche lustro fa, diretto e sceneggiato da Richard Linklater e che io ho scoperto solo durante la mia trasferta statunitense qualche anno or sono. Non potendo parlare di sé stesso, conferirò ad esso la parola attraverso le citazioni di alcuni dialoghi dello script, che altro non sono delle citazioni di personaggi illustri di questo secolo e di quelli precedenti, per di più filosofi e pensatori. La versione italiana, come al solito, non rende come la versione originale, di conseguenza anche le quotes suoneranno stonate, ma come sempre è il succo del discorso che assume importanza, e ci baseremo su quello.
Il sogno è destino (Waking Life, 2001)
E la prima munizione è sparata. Ad una persona che si definisce sognatrice, l’affermazione suona assurda ma veritiera allo stesso tempo. Il tutto è giustificabile attraverso motivazioni derivate dalle diverse prospettive con cui la si osserva: tutti dormiamo quindi tutti sogniamo. Tutti sogniamo sebbene molti non ricordino le immagini sfornate dal nostro caro cervello durante la fase Rem, nel momento in cui si svegliano.
Il sogno è destino (Waking Life, 2001)
Proseguo con:
Il regno del vero spirito, del vero artista, del santo, del filosofo, sono in pochi a raggiungerlo. Perché così pochi? Perché la storia del mondo e l’evoluzione non sono esempi di progresso ma piuttosto un’infinita e futile addizione di zeri? Non si sono sviluppati i valori più importanti. Diamine, i Greci 3mila anni fa non erano certo meno progrediti di noi. Allora quali sono le barriere che impediscono all’essere umano di arrivare per lo meno vicino al suo vero potenziale? La risposta a questa domanda la si può trovare in un’altra domanda. Qual è la caratteristica umana più universale? La paura. O la pigrizia.
(Waking Life, 2001)
Concordo pienamente con la presa di coscienza riguardo la sempre crescente sovrabbondanza di pigrizia associata alla paura dell’essere umano dei nostri giorni. Ne sono esempio la politica a catafascio, l’economia in declino e l’incalzante distruzione dell’essere umano. No, non sono catastrofica, ma quando c’è troppo caos nel mondo,quando i lati negativi di ogni cosa sovrastano quelli positivi, prima o poi arriva qualcosa a sconvolgere maggiormente la situazione per poter calmare le acque. Cosa giungerà non è dato sapere.
L’arringa finisce con:
Il viaggio non richiede una spiegazione, ma solo dei passeggeri. (Waking Life, 2001)
Silenzio in aula, nella mia testa, non so nella vostra, e da buon giudice non mi esprimo e attendo le altre testimonianze.
La difesa non tarda a farsi sentire e chiama al banco Batman Begins, lo so, un cliché, ma in campo di prospettive, punti di vista, opinioni personali discordi e simili, non poteva tacere.
Riporta parte di un dialogo, come segue:
Ho perso molta della supponenza legata al semplicistico concetto di giusto o sbagliato. E viaggiando, ho imparato a conoscere la paura, prima di un colpo. Il brivido del successo. Ma non sono mai diventato uno di loro (Riferito ai criminali, ndA).
Il viaggio non richiede una spiegazione, ma solo dei passeggeri. (Waking Life, 2001)
Shakespeare metteva in bocca ad Amleto la famosa “essere o non essere” che proseguiva con
Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.(Amleto, 1600)
Arringa. Quindi, fatemi capire; sognare è sempre in mezzo come il prezzemolo, con la differenza che una scuola di pensiero vede la vita come un sogno, con accezione positiva del termine, e l’altra invece la vede come puro atto dell’attività cerebrale durante il sonno e che potrebbe essere paragonato alla morte. Non essendo tornato nessuno dall’oltretomba, non possiamo chiedergli come sia sognare senza avere la possibilità di riaprire gli occhi, indi per cui ci teniamo la curiosità e semplicemente cerchiamo di immaginare come sia. Un momento, immaginiamo? Quindi sogniamo ad occhi aperti? Ahhh, ecco, visto? Mica facile disilludersi quando tutto quello che ti rimane, dopo giornate mentalmente ed emotivamente estenuanti, è solamente il sogno. Eh sì, la vita è un sogno, di che tipo di sogno si tratti però, sta a noi deciderlo o, altrimenti, provarlo.
Io mi ritiro per deliberare; voi, giuria popolare, avete le carte che vi servono per giocare il vostro gioco.
TOC!
IN PIEDI!!!
Cheers!