Il prezzo della carne
Nei racconti di coloro che, prima del settembre del 1958, hanno conosciuto la vita dei bordelli autorizzati dallo Stato, vi è sempre un’aura quasi mitica di un luogo non solo di piacere, ancorché prezzolato, ma di paradiso: solo allegria, solo bellezza, solo quiete. Un luogo dove dimenticare tutti gli affanni. Una specie di prostituzione irreale, un ritorno immaginario alla prostituzione sacra dove l’egoismo sessuale acquisiva il senso di onore alla dea Ishtar, con matrone sante e felici di poterla praticare.
Un paradiso perduto ancora una volta a causa di una donna, dopo Eva la senatrice socialista Merlin. Ma come si sa, tutte le cose perdute, spesso anche le peggiori, producono nostalgia. In realtà si rimpiange l’epoca più che ciò che vi accadde, ciò che eravamo più che ciò che facevamo.
Comunque tutte queste elucubrazioni superflue non sfiorano la mente di Iolanda. A essere onesti il suo nome è Tamara Innocenti, il padre un operaio un tempo comunistissimo, morto prima di vedere il suo adorato partito cambiare più volte sigla e obiettivi, la madre una santa donna che aveva patito tanto prima di andare in paradiso (lei aveva sempre votato Dc, quindi le spettava).
L’unico fratello non ne vuole sapere di lei. La considera una vergogna: una sorella che batte, per lui geometra in un piccolo comune, non è proprio motivo di orgoglio. Questo la rattrista, perché gli vuole bene e vorrebbe vedere e stringere il nipotino. Ogni tanto qualcuno, un prete o un cliente, cerca di riportarla sulla retta via (che espressione antica…) e tra le prime domande c’è sempre: perché? Iolanda (il nome di battaglia l’aveva preso da un romanzo che avevano in casa e che parlava di corsari, letto quando aveva una dozzina d’anni) non sa mai cosa rispondere. No, in realtà sa farlo, ma non sa se sia la verità: non può accampare una storia lacrimevole di povertà e degrado, né la grande delusione d’amore, né la pochezza degli studi, è ragioniera con un voto decente al diploma. E’ qualcosa di diverso.
A un certo punto ha compreso, ma forse il verbo non è quello giusto, che senza l’anima, senza la passione e senza la mente, la materia è tutta quasi inanimata. Magari è solo una scusa a posteriori e non un premessa ideologica. Guarda la lunga teoria di uomini che si intrufolano tra le sue carni con un occhio di compatimento e anche con un briciolo di superiorità: li vede spendere ricevendo niente in cambio. Passi per i ragazzi, ma tutti quei padri di famiglia, qualche religioso, professionisti, tutta quella fauna alla ricerca di qualcosa che comunque non troverà, il che garantisce il ritorno: gli uomini sono bravissimi nel cercare quel che vogliono nel luogo sbagliato. Prostituzione filosofica? No, solo un occhio disincantato, forse per sopravvivere in un mestiere solo apparentemente facile.
Anche ora guarda quel cliente che le sta addosso, come un volto noto, simile a tanti altri. Certamente un padre di famiglia, un buon mestiere, all’apparenza un carattere forte con personalità. Eppure sta lì a comprare quel che dovrebbe avere senza scambi monetari. Finita la breve relazione (per fortuna un po’ tutti si sbrigano) il cliente comincia a risistemarsi. Lei lo guarda meglio. Ma sì, è il commissario che qualche mese prima l’ha condotta in questura per l’identificazione. “Questa volta” – dice sorridente Iolanda – “è omaggio”. Il commissario restituisce un sorriso soddisfatto, forse per il risparmio forse per essere stato riconosciuto, e ringrazia prima di andare via.