Boston chiama Lisbona, rispondete!
Sigla in stile Beautiful: il nuovo episodio è in onda. Pop-corn caramellati pronti. Tè freddo, c’è. Ok, si può cominciare.
E’ il freddo Febbraio in Massachusetts, non smette di nevicare e Lora, tra una lezione e l’altra di psicanalisi, disegno e pittura, incontra mondi e orizzonti che per poco la disorientano. La vediamo in questa scena mentre, al termine di una lezione con la Professoressa Hornstein, ripone il tomo su Freud dopo una lunga lezione sulla simbologia dei sogni. Torna in camera e accende la musica. A volte è giornata Foo Fighters, altre mette in loop i pezzi di altri artisti rock, altre ancora i The Cure, e via via passando in rassegna musicale tutti gli artisti, più vecchi che nuovi, della scena musicale anglo-americana.
Oggi la tele-racconto-camera allunga e avvicina sull’espressione perplessa della protagonista, che dopo aver passato un paio d’ore a cercare voli on line e noleggio auto per l’imminente trasferta in Arizona, Nevada e Southern California per lo spring break, in road trip con Emily, una delle sue studentesse, si addormenta con gli occhi rossi, esausta, e sinapsi sovraccariche con il computer ancora aperto sul cuscino. Non sappiamo se i campi elettromagnetici abbiano dato del loro, ma Lora si ritrova a Lisbona, Portogallo, Europa. Della serie Sogno o son desto? Non lo sapremo mai, la vediamo solo ripercorrere le strade della città portoghese come quando, due anni prima, si era persa negli ultimi mesi di giugno con una vecchia amica, godendo del regalo di Laurea degli amici: un pacchetto viaggio in una città europea a scelta. La scelta ovviamente: Lisbona.
Lora è in aeroporto. La vediamo con Chip, o forse era Chop, la valigia rosa, mentre cerca, con l’amica a seguito, di fermare un taxi. A Lisbona fa caldo. Erano partite da Venezia con la pioggerellina di maggio. Qui, Oh sole mio, sta’n fronte a mme!
La scena si sposta nell’albergo dove lasceranno le valigie per il giorno a seguire perché in realtà la prenotazione che fa parte del pacchetto viaggio inizia dal giorno successivo. Poco male, troveranno una sistemazione per la sera; l’avventura, a Lora, non ha mai fatto paura. Lisbona la affascina almeno quanto New York, ma ovviamente con prerogative diverse. Il calore dell’estate in arrivo rende tutto più ammaliante e fascinoso, e Lora non può che sentirsi grata per il dono ricevuto. Pianifica con la compagna di viaggio una visita senza momenti morti; cammineranno in lungo e in largo per tre giorni e tre notti; arriveranno, il giorno del ritorno a casa, stracariche di informazioni, immagini, emozioni e stanchezza repressa, e delusione alla vista del grigiore e dell’umidità che permane in quel di Venezia, nonostante si stia avvicinando la cosiddetta bella stagione.
Non dimenticherà mai l’incontro con l’Oceano Atlantico nella spiaggia di Cascais ad un’oretta di treno dalla city, la sabbia a grana grossa e lucente, bianca, come se fosse ricoperta di micro pietrine colorate, e la caipirinha assassina del locale vicino alla torre di Belem. Ne è bastata una per sfornare una lunga digressione letteraria annotata sul diario di bordo, onnipresente in borsa. Roba forte la cachaça!
Da buone turiste visitano i maggiori luoghi di interesse e – sorpresa delle sorprese – al Castello di San Giorgio si imbattono nei preparativi di un festival musicale con artisti che provano i loro pezzi, banchetti di mercatini artigianali in allestimento e colori di festoni che riempiono ogni angolo di questa suggestiva costruzione in muratura sopra il colle dal quale si vede tutta la città. Per muoversi non hanno potuto fare a meno di avvalersi dei famosi Tram, ma solo un paio di volte. Tutto il resto, a piedi.
La Baixa di Lisbona è il cuore della città che permette a viaggiatori a piedi, come Lora e amica, di spostarsi senza problemi per le zone dedicate ai pedoni, i bar, i ristoranti, le piazze dette Praca e il mitico Elevador, ascensore di ferro, un portento, che ti porta al Barrio Alto, il preferito da Lora, indoviniamo perché? Beh, la vediamo mentre si perde in questo quartiere, una volta dedicato ai ricconi, invece ora caratterizzato dagli artisti, i creativi, gli hippy portoghesi, i luoghi di cultura e arte, e perché no, anche i ristoranti. Anche il Chiado, nonostante i negozi di moda per altolocati, ha emozionato la nostra T.A. che in questa scena osserviamo mentre, quasi commossa, saluta la statua di Pessoa, lo scrittore, seduta al tavolino del bar “A Brasileira” e mentre ritrae, in fotografia, la scritta a lui dedicata e da lui creata, sulla pavimentazione della Praca. Un salto veloce anche nel quartiere Alfama. Lora pensa “è un po’ come essere in Italia, con i vicoli stretti, i muri antichi, la biancheria stesa fuori dalle finestre e i su e giù delle viuzze lunghe e confuse” ma l’atmosfera è diversa, sarà l’aria del Portogallo.
A proposito di aria, Lora respira un profumo di cibo, di pietanze fritte, un po’ speziate ma non acri e – all’improvviso – passa da Lisbona a South Hadley, in un letterale batter d’occhi. Si sveglia e ritorna tra noi, rianimata dai profumi della cena che risalgono dalla mensa al piano di sotto. Si sente come quella mattina in cui, intontita con i capelli scompigliati, si trovava in una camera affittata in una casa di Lisbona ma non le veniva in mente perché si sentisse così. “Ah sì ecco, stavo sognando Lisbona”, riferisce a Madhu che l’aveva accompagnata nella Dining Hall per la cena in compagnia. “Bella Lisbona?” chiede Madhu mentre la tele-racconto-camera si focalizza dal suo volto a quello di Lora: “Bellissima, ci tornerei domani!”
Fine episodio.