Un amore di vetro
Lasciamoci adesso che è inverno. Oggi, che è febbraio e fa freddo. Questa sera che è buia, con l’acqua che si condensa sui vetri e poi gocciola, lenta come lacrime. Dimmi addio ora che poi avrò tempo per una nuova primavera. Respiro, mentre osservo noi due, quello che siamo stati. Un amore al passato remoto, non più un verbo all’infinito. Non ce lo siamo mai detti “per sempre”, io e te.
Non ce lo siamo mai detti “per sempre”, io e te.
L’amore va preservato. Curato. Protetto. E’ uno strano sentimento, sai.
Voglio girare le spalle e correre. Dare forza alle gambe, spingere come fanno i velocisti, non fermarmi fino a quando la mia figura non diventerà un puntino nero all’orizzonte. Non voglio voltarmi, rischierei di tornare indietro come troppe volte ho fatto. Ho vissuto una vita con la testa rivolta al passato. Sarà per questo che il futuro non sono mai riuscita a vederlo nitido, a comprenderne le forme. Con te credevo di averlo fatto. Forse per un po’. O forse no. Chiederselo oggi non so se abbia un senso. Provo a ricordare la tua voce. I tuoi occhi che brillavano più del solito quando eravamo insieme. Le ore passate sui treni, ad alta velocità. Il domani, che non abbiamo colto. L’abbiamo lasciato marcire, anche se non se lo meritava. Noi, le anime gemelle, siamo solo due stronzi che non hanno avuto coraggio. Questo siamo. Una possibilità zoppa, un amore di vetro.
Una possibilità zoppa, un amore di vetro.