Eleonora
Ho pensato di ritirarmi per un poco. Ed è stato strano. Vedevo i messaggi arrivare, non rispondevo, o rispondevo subito. Via via via tutti. Silenzio per favore. L’unico che mi ha capito al volo è stato mio fratello, che s’è avvicinato e mi ha messo le sue mani sulle labbra, per cercare di costruirmi un sorriso. Poi ho maledetto l’iPhone che non funzionava veloce come volevo io in quel momento. Mi aveva appena telefonato Sonia, poi Corrado. Due volte. Alla terza ho capito che era successo qualcosa. La sapete anche voi la storia dell’istinto, no? “Enrico sai della Eleonora?”. Io ho risposto che no, non sapevo. Ma avevo capito tutto. Un vuoto d’aria, il cuore che ti si ferma. Mayday. “No che non lo so, è successo qualcosa?” ed abbiamo capito tutti e due che tutti e due avevamo capito. Due mesi e qualche giorno dalla diagnosi di un tumore alla. Morte. Sì. L’ho detto. E m’è venuto da piangere, e da gridare. Dove sono i miei occhiali? Devo avvisare qualcuno? Ma come mai questo cazzo di telefono non funziona, devo chiamare qualcuno ché forse Corrado s’è sbagliato, la Sonia s’è sbagliata e io sto qui ad iniziare a sentirmi perso per niente.
Su e giù per la casa. Anche mia mamma s’accorge che qualcosa non va. Ma non le rispondo. L’istinto delle mamme. Ma io non glielo voglio dire che mi hanno detto che una mia amica, una mia compagna di classe, un Ministro della Repubblica dello Spritz è morta. “Una mia compagna di classe, la Eleonora, te la ricordi?, sta molto male”. Mi fermo qui. E ritorno a vedere il telefono. Controllo il suo di lei profilo Facebook. Niente. Nessun messaggio sul profilo che fa pensare al. Peggio. Solo il suo sorriso, che risplende.
Non voglio comunicare un bel niente, voglio solo trovare qualcuno che mi dica: “ma che dici stupido, la Ele sta bevendo un caffè proprio qui davanti a me!”
Mi sono messo a scrivere, e il giorno del funerale ho letto questo pezzettino. Che risuoni, per sempre, perché l’ho letto col mio cuore più puro.
Il vento. Quando ci sarà del vento, penseremo a te. Perché s’è alzato, il vento, quando l’abbiam saputo. Una zaffata gelida, che ci ha fermati. Immobili, come se ad un certo punto tutto si fosse arrugginito. E via a scavare entro i ricordi della nostra Repubblica dello Spritz, dentro i nostri cinque anni passati a studiare, a ridere, a scherzare insieme. Il vento, il vento che porta i ricordi e che ci collega a te, Eleonora. Il vento che è la cosa più invisibile e, allo stesso tempo, che possiede un’energia immensa. Può essere silenzioso, vivace, ballerino, forte, giocondo, fermo.
Il vento.
Il vento sei tu.