Chi vive sperando…
…non si sa che fine farà! Va! Completiamola così questa frasuccia che, come sappiamo, finirebbe con altre parole. Nonostante qui sia uno dei continenti più interessanti da un punto di vista di esplorazione dei luoghi, della flora e della fauna, e aggiungendoci pure che non manca un giorno in cui ci si senta dire “Ah, che invidia!” “Ah beati voi che siete in Australia” eccetera, a volte anche il nostro entusiasmo …crolla.
Sydney, prime settimane di Gennaio 2014.
Ho perso il conto di quante richieste di lavoro siano state inviate, quante risposte ricevute con la solita solfa
“grazie per esserti interessata a questa posizione lavorativa. Anche se il tuo curriculum è interessante, questa volta non sei tra le persone scelte per l’occupazione, ma terremo le tue informazioni nei nostri database per aperture future”
Scusante il francesismo: mèrd! E avanti con le porte chiuse in faccia.
Ci sono professioni che vengono richieste più di altre, come in tutti i paesi, ma ho come l’impressione che alla fine avere curriculum, avere istruzione e, soprattutto, arrivare ad “una certa età” con esperienze sporadiche, valga ben poco in un luogo dove ci sono ragazzini di vent’anni che fanno i manager o i capi sezione e ti si presentano ai colloqui con fare da uomini o donne di mondo. Mi ricorda molto quella scena del Marchese del Grillo proprio perché ci sta pennello la citazione: “Mi dispiace ma io so’ io, e voi non siete un …”, ecco capito? No? Ma come? E tu non sai distinguere un nobile da un plebeo?
La speranza è l’ultima a morire, questo lo abbiamo capito, altrimenti non continueremmo ad inviare curricula, ad attendere con ansia messaggi ed e-mail da ogni dove e non spenderemmo energie a cercare la prossima sistemazione visto che fra due settimane dovremo anche cambiare “casa”. Ne vediamo di tutti i colori, ma per quanto ci si sforzi di decidere in fretta e fare due calcoli, c’è sempre un asiatico che arriva prima. Cash in hand e chiavi in mano. Forte! Sì come no! E non è per essere razzisti o che so io… è proprio ciò che succede! Mah!
La sconsolatezza e la stanchezza mentale si fanno sentire, tanto che anche le mie allergie decidono di tornare a farmi compagnia, come non bastassero tutti gli altri fastidi. Alzarsi di notte e trovarsi con un occhio gonfio quasi traslucido fa decisamente venire voglia di arrivare a mattina e cominciare di gran lena a camminare per le strade della città, con il sole che ti batte sul viso e il vento sempre e comunque attorno ai trenta nodi, in direzione centro alla ricerca dell’occupazione che ti permetterà di andare avanti in questa avventura. No, questo week-end facciamo che saltiamo turno, tanto ormai seppur la benedetta speranza permanga, è la voglia che, piano piano, scema.
Come anche a casa nei momenti grigi, anche qui mi dedico alla cucina per occupare un po’ la testa e non sbroccare. Fragole al limone e crema pasticcera alla cioccolata sarà la cena. Pizza fatta in casa ieri e muffin alla banana a colazione domani. Almeno dove si svuota l’anima si riempe lo stomaco. È come le quantità inversamente proporzionali: ad ogni richiesta di occupazione persa, mi ritrovo un chilo acquisito. Il resto del team funziona con proporzionalità diretta: più lavori saltano, più chili vengono persi. Che c… di fortuna!
Beh, buona fortuna a noi a questo punto, e al prossimo che ci dice: “uh! che bello siete laggiù”, dedico e auguro la fine della citazione iniziale, ma ripresa dal nostro detto, non dalla mia versione addolcita.
See ya mates. Cheers.