Lo studio in rosso a “Il Pozzo e il Pendolo”
Questo spettacolo mi incuriosiva parecchio. Avendo già letto più volte la storia, in quanto fan accanita e sfegatata di Sir Conan Doyle, non sapevo cosa aspettarmi. Ma il teatro Il Pozzo e il Pendolo, mi riserva sempre qualche sorpresa. E’ come un mago che tira fuori dal cilindro il suo coniglio bianco. Sa sempre come creare interesse e curiosità in chi ha deciso di abbandonarsi sulle poltroncine di bianco vestite. Piena di entusiasmo ed eccitazione ho fatto la rampa di scale che porta al teatro. Fuori la piazza è gremita di ragazzi, per lo più studenti universitari. Il teatro infatti si trova nel centro storico di Napoli, a pochi passi da parecchie facoltà. Quando il portone si chiude alle spalle, tutto ciò che è al di fuori viene dimenticato e si viene proiettati in una dimensione diversa, difficile da spiegare. Ecco che sull’uscio della porta estraggono il coniglio di cui vi parlavo prima: una mascherina nera.
Si avete capito bene. Avete presente quelle mascherine che si usano in aereo per schiacciare un pisolino? Esatto, proprio quelle.
Mentre sorseggi un cicchetto di acquavite e mangi un pezzetto di torta, offerta dalla padrona di casa, ti chiedi a cosa servirà mai! Ti accomodi e ti viene consigliato di indossarla, benché sul balconcino della sala adibito a palco, ci fossero già gli attori in carne ed ossa e una scenografia in bella mostra di tutto rispetto. Fatto sta che obbedisci e ti lasci condurre per mano dalla storia che inizia. E capisci finalmente. Chiudendo gli occhi, acuisci il senso dell’udito, che capta ogni piccolo rumore riprodotto dalla storia. L’acqua versata, passi, fogli di giornali, monetine, non sono collaterali al meccanismo della storia, ma sono la storia stessa. Senza di esse, avremmo sì visto dei bravissimi attori (Stefano Ferraro, Bruno Minotti e Marco Palumbo) interpretare magistralmente una storia scritta centoventisei anni fa, ma avremmo perso qualcosa, poiché la vista avrebbe avuto la precedenza sugli altri sensi. Ed è così che mi è venuto in mente di quand’ero piccina e la mamma mi comprava le “fiabe sonore”: infilavo la cassetta, ascoltavo la voce narrante e giravo le pagine ad ogni “dlin”… La sensazione che si prova è proprio quella…una casa, una radio e delle voci, tante voci, che narrano una storia che se pur così vecchia, lascia sempre stupefatti per l’arguzia e la brillantezza.
Chi di voi volesse provare un’esperienza, può farlo “ad occhi chiusi”. Il caso è risolto.
UNO STUDIO IN ROSSO
dal 18 gennaio 2014 al 26 gennaio 2014
orari: sabato ore 21,00
domenica ore 18,30
prenotazioni: 081 5422088 | info@ilpozzoeilpendolo.it