“Zio Vanja” – Capolavoro senza tempo
Teatro Bellini, Napoli 14 gennaio 2014.
Piove a dirotto e il traffico è causato dal lento attraversare di tutti quei signori con gli ombrelli che cercano disperatamente rifugio al coperto. Ho impiegato circa venti minuti per trovare un parcheggio, di cui non sono ancora del tutto certa della legalità. Finalmente alle 20.55 riesco ad arrivare in teatro e mentre cerco di trovare mia cugina con i biglietti noto che tra la folla ci sono tanti volti famosi, Riccardo Polizzy Carbonelli, Giulia Poggi, Patrizio Rispo ed altri noti attori del teatro napoletano. Insomma una platea di tutto rispetto prendeva posto tra i saluti e le foto con i fans.
“Mi soffoca il pensiero che la mia vita sia perduta senza rimedio.”
“Zio Vanja” è uno dei capolavori della drammaturgia di Cechov, autore russo del tardo ottocento, e il cast che lo porta in scena è d’eccezione: un intenso Sergio Rubini nelle vesti del “povero zio”, un favoloso Michele Placido nel ruolo del Professor Serebrjakov e un affascinante Pier Giorgio Bellocchio che interpreta il dottor Astrov, tutti sotto l’attenta regia di Marco Bellocchio.
Praticamente lo spettacolo si presenta da solo. Conoscevo già il testo dell’opera, a cui il regista rimane molto fedele, ed ero quindi preparata a cosa mi aspettava. Mi sbagliavo. Il teatro riesce ogni volta a sorprenderti e a stupirti. Sono, infatti, dell’idea che la musica, la letteratura e tutte le forme di arte in generale, vengono percepite in modo sempre diverso in base al nostro essere. Cambia in base all’umore, ai sentimenti provati, all’esperienze vissute. L’arte è eccezionale anche per questo, così soggettiva, così diversa, a volte così sconvolgente. Ed è proprio come mi sono sentita oggi, sconvolta da un’opera che conoscevo già e che al tempo non aveva procurato in me nessun particolare tipo di sentimento. Invece stasera questo spettacolo ha scosso la mia coscienza. Era da un po’ che riflettevo su di me. Come i personaggi del dramma passavo i miei giorni sentendomi bloccata in una situazione di stallo generale a cui non riuscivo a dare una scossa. E poi stasera Zio Vanja. Una spinta. Lo schiaffo che stavo aspettando di ricevere da tempo. Circa centoventi anni fa un uomo, un medico nato nella fredda Russia, scrisse un’opera che rappresentata oggi nel 2014 riesce a scuotere e toccare ognuno di noi. Tematiche vive e purtroppo mai andate fuori moda. Cechov ci parla di uomini disperati per la piattezza della loro esistenza, che prendono coscienza di sè e del proprio fallimento, ma sono troppo pigri per avere la forza di cambiare.
“Rammarico di essermi lasciato scappare il tempo in cui avrei potuto avere tutto ciò che adesso mi rifiuta la mia vecchiaia.”
Tutti sanno e dicono di dover agire, ma nessuno lo fa, rimangono solo parole di una noiosa quotidianetà. Personaggi che si trascinano senza vivere, impauriti dal cambiamento, rimanendo fermi in una esistenza senza scopo, consapevoli dei loro fallimenti e distrutti del rimorso di tutte le cose non fatte. “Non siamo mai davvero in fondo protagonisti della nostra vita” commenta Sergio Rubini “abbiamo spesso anche la sensazione di essere agiti. È questo il dramma di questo personaggio, di questo racconto in cui non ci sono né vincitori né vinti, in cui c’è questa inadeguatezza e questa sensazione di essere sempre stati lontani dalla nostra storia”.
“Che fare? Bisogna vivere e noi vivremo… sopporteremo pazientemente… quando verrà la nostra ora moriremo con rassegnazione e riposeremo. La nostra vita diventerà deliziosa, soave come una carezza”
Il solco di Cechov nella sua ricerca di verità umana ispira grandi attori e registi, ed oggi a Teatro c’è uno spettacolo che non deve essere assolutamente perso!
——————————————————-
Teatro Bellini, Via Conte di Ruvo, 14 Napoli
Dal 14 al 19 gennaio
Zio Vanja di Anton Cechov
Regia Marco Bellocchio
Con Sergio Rubini, Michele Placido e Pier Giorgio Bellocchio
Orari spettacoli: feriali ore 21:00, mercoledì e domenica ore 17,30 e ore 21:00
Tel 0815491266