Il tempo è denaro
Mancava solo la firma. Solo la firma. Da due mesi ormai. Da non credere. E gli interessi in banca correvano senza che il geometra Aldo Aretini riuscisse a cominciare i lavori. Senza concessione niente costruzione. Aveva, come si dice, fatto il viottolo all’assessorato. Il dirigente qualche volta si faceva trovare, altre no. Il geometra non capiva. Eppure aveva fatto tutto in regola, seguendo tutte le indicazioni e le prescrizioni, qualcuna anche incomprensibile, dell’amministrazione.
“Se non costruisco queste due villette, sono nei guai” mugugnava mentre premeva il tasto dell’ascensore per andare al piano del dirigente, lo stesso dell’assessore.
Non mancarono i trentacinque minuti di attesa su quelle maledette panche rigide, tipiche delle sale d’aspetto di quando i cittadini erano solo sudditi e non titolari di diritti: non sai mai quale sia la posizione giusta, senti male dappertutto. Forse anche le panche sono state concepite per essere a disagio davanti al Potere o al Burocrate. Magari era solo l’ansia dell’attesa e il nervosismo crescente delle ultime settimane. Alla fine il dirigente, architetto Manlio Involvi, ebbe la bontà di riceverlo: “Geometra, a me fa piacere incontrarla, ma lei è sempre qui. Lei è un costruttore, dovrebbe stare in cantiere…” celiava il dirigente obbligando il geometra al gioco: “Lo so architetto, lo so bene, ma per stare in cantiere mi ci vuole il cantiere. Una firma e mi rintano nel cantiere e non mi vede più per un bel po’ di tempo…”.
L’architetto sorrise: “Geometra, noi siamo un ufficio pubblico, non possiamo liquidare le cose come farebbe un privato guidato dal solo profitto. Si deve pensare bene. Non è una cosa banale. Comprendo la sua ansia, ma lei mi venga incontro con la sua comprensione. Anche l’assessore mi sta con gli occhi addosso, non ha voglia di beccarsi un’altra interrogazione dell’opposizione come tre mesi fa”.
“Sì, ma che cosa c’entro con quella interrogazione? Che cosa devo fare?”
“Deve darmi ancora un po’ di tempo”
“Sì, ma quanto?”
“Inutile mettere fretta, le regole hanno i loro tempi tecnici”.
Il geometra ebbe un sussulto e si ricordò quel che un mese prima aveva detto… “A proposito di tempi, architetto, ma poi sono venuti a sistemarle le aiuole e il muro del giardino?”
“Come? Ah, no, non sono proprio venuti. Ma non importa, non si preoccupi, la prego…”
“Ma certo che mi preoccupo, glielo avevo promesso”. Prese il telefonino e fece un numero: “Pronto Mario, ma non siete andati dall’architetto? Ma cosa vuoi che mi importi, ci andate domani mattina. Alle nove vi voglio lì. C’è qualcuno in casa?” chiese rivolto all’architetto, ricevendone un lievissimo cenno del capo “Ok è fissato”.
“Non doveva disturbarsi”
“Ma no, dovere”
“Va bene geometra. Facciamo così, venga giovedì, e cercherò di consegnarle la concessione”
“Grazie architetto, grazie per la comprensione e la sensibilità”.