In mezz’ora
Mi capita spesso di pensare al tempo, soprattutto perché non sono mai stato bravo a gestire il mio. Diciamo pure che in questo periodo di esami più che pensarci ne sono ossessionato ma, aldilà di questo, mi ha sempre affascinato la percezione che abbiamo del tempo. Chi non ha presente quella sensazione che si prova quando il tempo vola senza quasi che ce ne accorgiamo, o quando sembra non passare mai? Prendi mezz’ora:
Mezz’ora è una dignitosa pausa studio caffè-sigaretta (tempo percepito: 10 minuti); mezz’ora è il tempo che passi sotto casa della tua amica ritardataria/lenta/dillochemiodi (tempo percepito: ti prego scendi); mezz’ora la passa il professore di statistica a ripetere la stessa cosa senza che io capisca nulla (tempo percepito: qualcuno ha messo i pesi sulle lancette); mezz’ora di fila alla posta -e ti è andata bene! – (tempo percepito: 1 ora e manie omicide verso gli anziani); mezz’ora nel traffico, e non aggiungo altro; mezz’ora è il ritardo standard dei treni a Napoli, però su questo va spezzata una lancia a favore delle ferrovie: una mattina dovevo prendere il treno alle 8.30 per andare a seguire i corsi all’università. Già prendendo quel treno sarei arrivato a lezione in ritardo, ma poi il suddetto treno era ovviamente in ritardo di venti minuti (che state tranquilli sarebbero diventati trenta, quindi mezz’ora). Mentre mi ripetevo in testa il solito sermone di invettive contro le ferrovie, un’improvvisa soluzione mi ha fatto addirittura arrivare puntuale. Come? Semplice, è bastato prendere il treno delle 7.20 in ritardo di un’ora (perché come dice la Insardà a Napoli ci piace strafare)! Mezz’ora è anche il tempo che ci metto per arrivare all’università, ma di solito sono in stato di coma quindi non saprei dire che percezione ne ho. In mezz’ora ci si può innamorare, ma non si può conoscere una persona; si può fare una passeggiata o guardare un telefilm.
Ma allora cos’è che cambia? Noi? Il tempo? nessuna delle due?
Prima di tutto, sarebbe buona norma assumere che il tempo non subisca dilatazioni/restringimenti a proprio piacimento. Pure perché sarebbe spiacevole, ad esempio, che mentre la tua squadra è sotto e deve recuperare, improvvisamente trenta minuti diventano dieci secondi, l’arbitro fischia e tutti a casa! Inoltre se fossimo noi a cambiare, la questione dell’invecchiamento diventerebbe comicamente complessa: immaginate questo corpo che quotidianamente e anche più volte al giorno rallenta e velocizza l’invecchiamento delle sue cellule, che per stabilire quanti anni ha altro che un’anamnesi! Escludiamo quindi questa ipotesi. Quindi? Quindi boh. “Ma come boh? Che l’hai scritto a fa ‘st articolo?” Non lo so… ma poi scusa, scrivere non vuol dire condividere una parte di sé stessi? Mica volevo dare risposte!
Forse l’ho scritto perché parlare delle cose è anche un modo, infantile, di cercare di controllarle, di volerle racchiudere nelle proprie parole, come a voler trovare un linguaggio comune. La verità è che sul tempo non possiamo agire, ma possiamo cercare di viverlo al meglio.
La verità è che sul tempo non possiamo agire, ma possiamo cercare di viverlo al meglio.
È una mezz’ora in cui il tempo diventa fluido, morbido. È come se le lancette dei secondi diventassero delle piume e iniziassero a danzare tra loro; i minuti sono piccole gocce d’oro che colano nel mare più azzurro mai visto, donandogli meravigliosi riflessi dorati. Non esistono cose, non esistono persone. Esiste solo il battito del cuore che si accompagna lento a quest’orizzonte splendente, a questo spazio infinito.
È quella mezz’ora di sonno in più che vorrei tanto fare ogni volta che devo svegliarmi per andare a lavoro.
E suona più o meno così: