Psicologia applicata: dimmi cosa vedi e ti dirò…
Ascoltiamo la sigla di questa puntata di C’erO una volta, e vediamo scorrere le immagini di Lora mentre, tornata dalla sessione invernale di “babysitteraggio”, si ritrova in un campus ancora vuoto perché la maggior parte delle studentesse è tornata a casa per le feste natalizie, con solo qualcuna delle “internazionali” alle prese con mense mezze vuote e servizi spesso chiusi come l’ufficio postale del college o il piccolo campus store, con una dispensa di svariati prodotti di prima utilità sistemati su scaffali di una stanza di qualche metro quadrato all’interno del Blanchard Campus Center. L’essenziale, indispensabile in casi di necessità impellente, come notiamo dalla “tele-racconto-foto”.
Finisce la sigla che, in entrata dal nero, aveva introdotto il psico-episodio di oggi. Per Lora sono finiti i corsi di psicologia del primo semestre, incorniciati dalle lezioni di italiano da impartire alle giovani collegiali americane e il corso di inglese avanzato che invece di saltare, come le era stato proposto data la laurea precedentemente acquisita in Italia e le evidenti conoscenze linguistiche, lei ha preferito seguirlo per approfondire la conoscenza sulla struttura dei tipici assignment accademici americani, correlati da stili, temi, tracce, punti, appunti, svolgimenti e ripetizioni che, a detta sua, non si sa mai, meglio impararli bene.
Il formato MLA, ladies and gentlemen che masticate qualche nozione di “stile e formattazione per carte e documenti accademici”, non è più la Bibbia dei nostri elaborati scritti, qui vigono mille regole. Fortunatamente, la docente lo preferisce al resto e per tutta la durata del corso, ti fa mangiare, respirare e bere i modi per scrivere bibliografie, citare testi, impaginare documenti a seconda dei temi, delle strutture, e degli scopi ultimi delle dissertazioni e via discorrendo. Zoom della tele-racconto-camera sull’espressione di Lora al termine dell’ultimo compito-composizione del corso, che vale la percentuale più alta del voto, corredato di esposizione orale della tesina.
Giusto per non smentirsi quando le viene suggerito di scegliere un tema semplice da esporre, in modo da non perdere troppo tempo, Lora decide di optare per il titolo “Perché ho scelto di studiare Psicologia a Mount Holyoke. Psicologia applicata all’arte e ai comportamenti umani“…in inglese. Lo sguardo della docente di origine russa, ergo alquanto profondo, assomiglia a questo:
Giustamente, la docente sceglie di rincarare la dose con un “Ok, esporrai il tutto in tre minuti“. “Ma… ho scritto venti pagine di tesina!” “Brava, stupiscimi” Macchecca’?! (Tipico intercalare in lingua sconosciuta, ndr.)
Guanto raccolto. Sfida accettata. Lora entra in aula, non è la prima a presentare, così ha il tempo di ritagliare le fotocopie appena uscite dal fascicolatore. La tele-racconto-camera inquadra velocemente le altre esposizioni, prima una, poi l’altra, mancano cinque minuti al termine della lezione, tocca a lei. Si alza, inizia a parlare raccontando lo svolgimento dell’elaborato e facendo partire i tre minuti solo quando consegna alcune immagini a Prof. e compagne chiedendo loro: What do you think about this image? What happened? – Cosa pensate di questa immagine? Cosa è successo?
A seconda delle risposte che vengono date, Lora prende appunti sulla lavagna bianca, cambiando pennarello quando necessario. L’esposizione in realtà durerà qualche minuto in più solo perché le compagne di classe e la professoressa stessa, prese dal gioco psicologico offerto dalla parte orale dell’elaborato, non si sono accorte che si sta sforando dal tempo concesso. Lora comincia a spiegare in poche parole, come, grazie alle risposte di ognuna, si possa tracciare una linea sugli stati d’animo e sul potenziale background delle persone che hanno partecipato al gioco-test, il tutto concludendo con
ecco!Visto? Ho attirato la vostra attenzione, ho suscitato interesse e siete entrate nella mia ottica che espone, a grandi linee, tutto ciò che vi avrei raccontato in pochi minuti se avessi iniziato tre minuti fa a spiegarvi la mia relazione a parole, con la differenza che ho reso l’idea concreta dell’utilità dello studio che ho svolto per arrivare a comporre la mia tesina finale. La risposta alla domanda che intitola la mia dissertazione, è stata espressa con i fatti e non con le parole. Ora il tempo è scaduto, se siete ancora interessate alla parte scritta del mio studio sul tema, siete libere di leggere la mia tesina!”
La tele-racconto-camera può “instillare” nella nostra testa la musica in stile Rocky Balboa al termine dello scontro, o We are the Champions dei Queen a seconda dei gusti, eventualmente se proprio proprio servisse, anche la versione di Seven Nation Army (Pooo, Po, Po, Po, PPo, Ppooo, ppooo) riproposta dai tifosi quando l’Italia ha vinto i mondiali “Cammmmpioni del Mondoooo” (la avete immaginata eh?), ma bastano gli applausi delle compagne e il sorriso di intesa della docente… tutto il resto è noia.
La puntata sta finendo. Facciamo un gioco. Guardate quest’immagine.
Cosa vedete? Cos’è successo? Scriveteci!
Dimmi cosa vedi e ti dirò…
Fine episodio.