Viaggi di nozze
Quando, ahimè, una decina d’anni fa, sono andata in agenzia di viaggio, con quello che sarebbe diventato poi il mio futuro marito, il titolare dell’agenzia voleva spedirci per forza in America. Ma a me, l’America, non m’attira per niente. Vedrai, diceva, è un posto esagerato, pieno di gente, di vita, di cultura… si. Ma a me non m’attira. Volevo andare in Sry Lanka. Ma lo Sry Lanka era da poco stato devastato dallo Tsunami. “Guarda” mi disse il titolare “A New York, ti posso aggiungere Disneyland. Ci vanno un sacco di sposi”.
“Ascolta, Lello, io ti ringrazio, ma a me l’America proprio non m’attira”. Dopo un botta e risposta degno del miglior De Filippo che chiede al figlio Lucariello “te piace o presepe”, ho bigliettato per Bangkok. All’aeroporto di Roma ho trovato un barbiere da uomo, mi sono rasata i capelli a zero. Lui, il barbiere, non voleva: avevo i capelli lunghi fin sotto le spalle. Io si. Ne avevo bisogno. Lo volevo fare da un sacco di tempo. Fatto sta che ho fatto le dieci ore di volo di andata, piena di capellini che mi davano un fastidio incredibile. Credo che i capelli che ti restano sul collo quando li tagli siano una delle cose più fastidiose al mondo.
Quando esci dall’aeroporto di Bangkok hai voglia di ritornare subito dentro. Ti assale una ondata di aria appiccicaticcia, doppia e puzzolente. E la prima cosa che ti chiedi è: come respiro? Perché respirare a Bangkok e come respirare su una pentola che bolle, che cuoce le peggio cose. Devi farci l’abitudine. Ma una volta che hai imparato ad aprire e chiudere i polmoni il tempo necessario, ti si stende ai piedi una città straordinaria. Straordinaria come Napoli. Pazzesca come Napoli. Ero a casa. A milllemila chilometri di distanza ma ero a Napoli. Povertà e ricchezza si fondono. Dove finisce una catapecchia, stile rigattiere/meccanico/barbiere anni 70, inizia il Palazzo Reale, pieno di oro, pietre preziose e religione. Ti gira la testa, vuoi per il caldo umido, vuoi per il traffico. Può capitarti di svenire, ma poi ti riprendi perché per 10 centesimi puoi bere una bibita al mango fantastica che ti rimette in piedi in un secondo, altro che Red Bull (che ti avrebbero dato di sicuro in America)! Bangkok è un caleidoscopio. Si fondono specchietti e luci e odori e suoni. La leggenda che vuole il popolo thailandese come uno dei più gentili al mondo è assolutamente vera.
Non ho visto nessuno di loro chiedere l’elemosina. Sono poverissimi, ma hanno dignità da vendere. Ti fanno gruppo intorno quando chiami un tuk tuk e fanno a gara per chi ti deve portare a spasso, ma nessuno di loro è invadente o oltrepassa la linea dell’insistenza. A Bangkok tutto è vero e tutto è falso. Vedi con gli occhi tuoi, le vere Vuitton, le vere Nike le vere Ralph Lauren. Che costano la centesima parte che nel resto del mondo. E chiedi se si tratta di un mercato del falso, e ti viene spiegato che quelle sono originali al cento per cento, poiché i vari signori Vuitton, Nike e Ralph Lauren hanno lì le fabbriche. E tu in quel momento capisci che non comprerai mai più nei negozi griffati. Fanculo. L’unica cosa brutta di questa città è vedere gente che mangia le peggiori porcherie a qualsiasi ora del giorno e della notte. Quando tu avresti bisogno di un caffè doppio che tramortirebbe anche un cavallo e un cornetto a crema trovi agli angoli della strada gente con la testa affondata in ciotoline fumanti di zuppa non ben identificata. Città indimenticabile, viaggio indimenticabile. Vedi Bangkok e poi muori. Fatto sta che i gusti so gusti e c’è chi va pazzo per l’America! Mi hanno chiesto una torta a forma di bocca con la bandiera americana. Vi insegno a farla:
Sagomate una torta a a forma di bocca farcitela a piacere e ricopritela di panna. Stendete una sfoglia di pasta di zucchero bianca, e fate una fessura, sulla quale applicherete una foglia nera. Giratela alla rovescia e adagiatela sulla torta e aiutandovi con le mani fatela aderire bene.
Sul lato in alto a sinistra, applicate un rettangolo blu, sul quale applicate delle stelline bianche distanziandole ed alternandole su file diverse. Con un coltellino incidete, senza fare troppa forza i segni verticali delle labbra.
Potete completare il tutto facendo una bandiera americana su cui, come ho fatto io, potete scrivere il nome del festeggiato. Provateci!
ps: se qualcuno vuole portarmi in America e a Disneyland, io sarò contenta di cambiare la mia opinione. Solo gli sciocchi non la cambiano mai. Alla prossima.