Il prossimo a morire sarà Homer Simpson
Scartabellando sul web per cercare qualcosa che mi rialleggerisca il cervello dallo stress fisiologico della giornata, mi incalza un senso di sollievo quando mi accorgo di non aver mai visto la puntata dei Simpson che incontro in streaming. Un inedito. Ed è meraviglioso considerando che, in media, ogni episodio dei Simpson l’avrò visto tre o quattro volte. Adoro quei pupazzoni gialli inventati da Matt Groening e mi ritrovo – qualche volta – in Homer. La sua svogliatezza, i suoi attacchi spropositati d’ira, l’allegria, l’amore per la birra. Homer è un bel personaggio, ipersensibile quando meno te l’aspetti e mai ipocrita. Non a caso, rappresenta il capo della famiglia più famosa d’America e chi pensa a Springfield pensa prima di tutto a lui.
I Simpson sono entrati a far parte delle certezze della mia vita: se vuoi recuperare un filo di sorriso, sai che sono lì. Certezze che, nella vita, sono sempre meno e sempre più relegate in un piano minore, surclassate dall’incertezza che troppo spesso confondiamo con la flessibilità. Troppo spesso irridiamo la routine, ne siamo quasi schifati. E quindi via ai contratti flessibili al posto di quelli a tempo indeterminato, via alla voglia (che si trasforma in desiderio irrefrenabile) di fuggire dal proprio paesino solamente per il gusto di farlo, via dall’amore perché è una catena, via dal fare un figlio perché, se il matrimonio è la tomba dell’anima, un figlio è un senza dubbio un contratto irrevocabile ed eterno.
Una categorizzazione che in questi giorni ho implementato nella mia testa è la suddivisione tra persone che amano la routine e persone che la odiano del tutto. Le prime la considerano, assieme alle certezze, un peso eccessivo. Le più estremiste vorrebbero anche cambiare madre o squadra del cuore.
Nell’estremità opposta troviamo chi, confinando con modalità di fare proprie dei soggetti autistici, non tollera, o lo accetta con grandissima difficoltà e disagi psicofisici, il minimo cambiamento. Quindi: stesso percorso da anni per arrivare allo stesso lavoro e alla stessa ora; tradizioni da rispettare in perfetto tempismo, eccetera. Ne conoscete anche voi, di sicuro, di tutti e due i tipi (voi, da che parte state, a proposito?).
L’importante è stare nel mezzo. Sapere quali certezze sono fondamentali e quali no, cercare di capire quanto formati siamo nell’affrontare eventuali ed improvvisi cambiamenti, per non ritrovarci di punto in bianco impreparati e in piena bufera. Io, personalmente, non so come la prenderei a sapere che Homer Simpson scompare dalla scena mondiale con una morte assurda. E non so nemmeno se sia ridicola e labile la certezza che, sempre personalmente, lui mi dà. Ecco. Questa settimana valuterò tutte le certezze, cercando di capire di cosa posso fare a meno. Chissà se volerò più leggero.