La strada della morte
Nell’ultimo articolo vi avevamo raccontato del lungo viaggio verso La Paz, oggi vi possiamo confermare che in Bolivia qualsiasi spostamento è lungo e scomodo.
Dopo aver aspettato alcune ore l’apertura della strada della morte finlamente possiamo proseguire, ovviamente con calma. Iniziamo con un cartello che indica una zona pericolosa per circa 23km, mancano solo 9 ore di viaggio, cominciamo ad essere preoccupati.
Pensavamo che il pericolo fosse finito, sempre di una strada si tratta…poco a poco le condizioni del terreno (la strada non è asfaltata) peggiorano, non ci sono cartelli, forse perché non c’è spazio per collocarli. Ora capiamo perché è la strada piú pericolosa al mondo, ogni curva è un colpo al cuore, non esiste una doppia corsia, secondo noi nemmeno una, il bus passa a malapena…
Ogni tanto vediamo dei lavori in corso e pensiamo: ma queste persone come facciano a lavorare in queste situazioni di poca sicurezza (dovranno percorrere la “carretera de la muerte” tutti i giorni?).
Mancano 7 ore e niente cambia, la gente del posto sembra rilassata mentre noi no, sempre con la testa fuori dal finestrino sperando che non passi un camion in senso opposto (in quel caso si sarebbe dovuto fare retromarcia).
Il paesaggio poco a poco cambia. Passiamo dalle alte montagne, con nebbia e nubi basse a un paesaggio di tipo tropicale, verde e umido, diciamo addio al freddo che ci aveva accompagnati questi giorni.
Abbiamo solo un desiderio, riuscire a superare questa strada prima che sia notte, non vogliamo dormire con la paura di cadere in un fosso. Poco a poco il sole ci saluta e ci lascia al nostro destino. Sembra interminabile il viaggio, la natura cambia ma non la nostra strada!
Riusciamo a passare la strada della morte con un po’ di fortuna. E’ notte, la strada piena di buche/crateri, piove ma il peggio è passato e mancano solo 6 ore. Durante la notte la tempesta tropicale aumenta, l’autista deve fermarsi: non può continuare, la strada era in condizioni pietose, era impossibile dormire, sembrava di essere in una giostra stile “tagada”, rimbalzavamo da un sedile all’altro. Pausa di circa 2-3 ore, un bel ritardo ma almeno possiamo dormire. Ci risvegliamo con un mal di collo fortissimo per aver dormito male ma finalmente vediamo l’Amazzonia!
Ormai non sappiamo più l’ora di arrivo, mancavano 2-3-4-5 ore, dipendeva dal tempo. Il ritardo del bus era incalcolabile ma noi non avevamo fretta, il tempo era orribile. Nel tragitto si potevano vedere piccole casette di legno, qualche gallina e qualche maiale, la gente che vive qui probabilmente vive di questo. Non riusciamo ad immaginare come si possa vivere qui, nel bel mezzo dell’Amazzonia, a 10 (o forse 20) ore di bus da un centro abitato.
Siamo arrivati!!! Diluvia, nella stazione dei bus decidiamo di prendere il primo taxi per l’agenzia turistica per partire con il tour… per taxi intendiamo una moto. Sotto la pioggia e con due zaini alle spalle arriviamo davanti all’agenzia, dove avevamo contrattato il tour e abbiamo una bella sorpresa: “Il tour è cancellato, causa pioggia, scordatevi di entrare in Ammazzonia con questa pioggia”... ma che sfigati siamo? Ci toccherà aspettare fino a domani… intanto ci mancava anche un hotel dove dormire e da dove cambiare la data del volo di ritorno. Un hotel che comunque troviamo facilmente – anche economico – per dormire, si, dormire tutte quante le ore che avevamo perso nel viaggio.
Non perdetevi la prossima settimana il nostro tour in Amazzonia, tra natura, coccodrilli e….zanzare.
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