Morti nel 2013, ma non sepolti
L’anno in cui Jiroemon Kimura Kamiukawa e Koto Okubo nacquero, Palermo inaugurava il maestoso Teatro Massimo, Oscar Wilde veniva rilasciato dalla sua prolifica prigionia e Marconi brevettava la sua radio. Era il 1897, rispettivamente il 19 aprile e il 24 dicembre. I due giapponesi non avrebbero mai immaginato che la loro vita avrebbe attraversato ben tre secoli, per fermarsi il 12 giugno e il 12 gennaio 2013. Nessuno finora ha vissuto tanto quanto loro e, alla fine, l’anno che sta per concludere se li è portati via. E come ogni fine d’anno, le televisioni e i giornali alternano ricordi a previsioni future, con l’immancabile astrologo a ricordarci che nel 2014 troveremo denaro, amore e felicità.
Ecco, ma chi si è portato via il 2013, oltre ai due giapponesi ultracentenari?
Il 2014 non avrà più le musiche di Armando Trovajoli, autore delle colonne sonore di film mitici come La Ciociara o I Mostri o Matrimonio all’Italiana. E quando muore un compositore, è come se la musica perdesse una nota, un accento. Era anche musica, stonata, quella che si sentiva nelle strade della Milano anni settanta, quando le bande si affrontavano a colpi di pistola. Un uomo che forse sapeva più di quanto non abbia detto e che di quelle strade conosceva i vicoli dove nascondersi era Prospero Gallinari. Quello che aveva rapito Aldo Moro, lo aveva tenuto segregato in uno sgabuzzino e gli aveva parlato a lungo nelle notti prima del suo assassinio. Finito in carcere, rifiutò fieramente qualsiasi forma di collaborazione, rimanendo fedele alle sue idee fino all’ultimo secondo di vita. Fedeltà opposta, ma di uguale intensità, è stata quella di Mafalda Codan: maestra elementare che seppe sfuggire all’eccidio delle foibe, ci scrisse un libro e in silenzio si ritirò tra i grembiuli neri dei suoi bambini scolari, che quando non cantano non la smettono mai di correre. Correre non potè, per ben 26 anni di lunga prigionia. Dal momento del suo rilascio, fu la sua nazione a dovere correre verso la storia, e consegnare Nelson Mandela nella leggenda. E forse anche il tempo nel 2014 scorrerà più lento, perché non avrà più uno di quegli uomini che ha dedicato gran parte della sua vita a limarlo, quel tempo, centesimo su centesimo, fino al magnifico crono di 19,72 di Città del Messico 1979, ottenuto a pane e acqua e sudore. Pietro Paolo Mennea da Barletta, scarpette sulle spalle e quattro lauree in testa: bambino al limite del rachitismo con problemi di deambulazione che per 17 anni nessuno seppe superare.
Invece, chi i muscoli li voleva belli grossi e tonici a prezzo di set infiniti e ripetizioni snervanti era Josef Edwin Weider, padre di Mr Olimpia: storica manifestazione che mette in mostra la cultura fisica. Il canadese Weider è il body building. Senza Weider non ci sarebbe mai stato Schwarzenegger e forse Stallone si sarebbe fermato a Rocky II.
Altro duello, ma combattuto a colpi di frasette nonsense e provocazioni sintattiche, quello tra due cantanti italiani atipici e discussi che, anche loro, se ne sono andati, quest’anno, e nel giro di una sola notte. Enzo Jannacci e Franco Califano. Vengo anch’io, ha detto il primo, perché tutto questo è noia, ha risposto il secondo, e in un baleno la musica italiana ha perso due dei suoi autori più indecifrabili. All’opposto, perché con la schiena dritta, preciso e completamente fuori dal jet set, tra quelli che agitano la bacchetta e impongono il loro ritmo all’orchestra, sulla soglia degli ottanta, ha inchinato il capo alla vita il maestro Bruno Bartoletti: una istituzione al Teatro Regio di Parma, dove la musica lirica è patrimonio non solo di uno sparuto gruppo di esperti, ma te la puoi trovare nelle fette di salame casereccio di Baganzola o nei gelati al limone del parco Ducale. Non era limone, ma Vodka lemon, l’ultima bevanda alcolica che Margaret Thatcher – istituzione politica almeno per gli inglesi – deve avere bevuto la sua ultima sera tra i mortali. La Lady di Ferro, ormai arrugginita da una vita spesa a servizio della Corona, suo malgrado è stata un esempio di femminismo. Al tempo in cui stringeva le mani sudicie dei potenti del mondo – lei, unica donna – il Commonwealth riceveva i suoi colonizzatori ancora con tutti gli onori. Finita l’era Thatcher, per l’Inghilterra è terminato anche lo splendido isolamento.
Come splendide erano le lezioni del grande sociologo francese Raymond Boudon, il quale spiegava come l’uomo fosse mosso tanto da razionalità quanto da passioni e sensazioni ed emozioni che tutte assieme contribuiscono alla definizione di quello che chiamò l’Homo sociologicus. Di lui rimangono gli scritti e il pensiero, forse l’unica ragione per la quale la morte non si porta mai via tutto, del tutto!
Sicuramente è stato uno scherzo l’annuncio del decesso di Giulio Andreotti, talmente presente nelle vicende dell’Italia del dopoguerra, nella cultura politica di un popolo terra di conquiste e razzie, che non par vero pensare a una tomba con sopra scritto il suo nome. Il potere logora chi non ce l’ha, avrebbe detto. Forse è questo il segreto dei suoi ben 7 Governi e 19 incarichi da Ministro. Nessuno seppe veramente fargli le scarpe e, a proposito di vestiti, un’altra perdita illustre è stata quella dell’atleta olimpionico, poi imprenditore del tessile, Ottavio Missoni, che intersecò colori e tonalità come probabilmente facevano gli Aztechi; forse il primo popolo a guardare veramente le stelle e studiarle. E tra le stelle, ma non per distrazione, piuttosto per lavoro, ci è rimasta una vita la toscanaccia amante dei gatti e riluttante verso gli uomini, Margherita Hack. In treno, tratta Trieste-Firenze, se proprio non gli stavi sulle palle, ti capitava pure di sentirla raccontare la storia dell’universo ai bambini incontrati per caso. Forse quello era l’unico treno italiano che non sarebbe mai dovuto arrivare puntuale.
E su una linea ferroviaria, quella che da Istanbul per Baghdad portava fino ad Aqaba in Giordania, Lawrence d’Arabia conquistò con l’amore più di quello che la spada inglese potesse fare. Il 2013 termina proprio così: un treno che al ritmo perfetto sputa fuoco e fumo, mentre il volto di Peter O’ Toole, uno degli ultimi tra i grandi, scompare nelle dune del deserto del Wadi Rum. Buon Anno, ricco di denaro, amore e felicità!